I reperti saccheggiati dall'Isil sono acquistati da collezionisti occidentali

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Di Euronews
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Quello di Palmira è tra gli oltre 900 siti archeologici saccheggiati o distrutti in Siria negli ultimi quattro anni di guerra civile. Di recente, la

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Quello di Palmira è tra gli oltre 900 siti archeologici saccheggiati o distrutti in Siria negli ultimi quattro anni di guerra civile.

Di recente, la Francia ha avvertito che i reperti che si salvano dalla demolizione alimentano il contrabbando di antichità in vari Paesi occidentali, dall’Europa agli Stati Uniti.

Un giro d’affari che riempie le casse dei jhadisti dell’Isil.

Deborah Lehr, co-fondatrice dell’Antiquities Coalition, un’organizzazione con sede a Washington, spiega che durante i controlli doganali è relativamente facile intercettare un traffico di stupefacenti, ma “è molto più difficile capire se un vaso dall’apparenza antica è un souvenir per turisti o un reperto originale”.

Negli Stati Uniti, come in altri Paesi occidentali, sono state redatte liste di reperti che potrebbero essere stati saccheggiati.

Richard Kurin, della Smithsonian Institution, afferma che “alcuni collezionisti sono convinti che il modo migliore di proteggere queste antichità sia di acquistarle. Ma, in questo modo, i jihadisti sono incentivati a compiere nuovi saccheggi per continuare a finanziarsi”.

Parigi sollecita la Commissione europea ad approvare una nuova direttiva contro i canali di finanziameno del terrorismo che tenga conto anche del contrabbando di reperti antichi.

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