Pontefice in Kenya: "Concretizzare il sacro diritto alla terra, alla casa e al lavoro"

A Nairobi un esultante stadio Kasarani gremito di studenti ha accolto il Pontefice al suo ultimo giorno di visita in Kenya. L’ingiustizia della povertà, il cancro della corruzione, la necessità del dialogo contro la violenza: sono questi alcuni messaggi lasciati dal Papa in Kenya, prima tappa del suo viaggio in Africa, l’undicesimo apostolico fuori dall’Italia. “La corruzione non è un cammino di vita, è un cammino di morte”, ha detto ai giovani.
Del rispetto della “dignità umana” Papa Francesco ha parlato a Kangemi, una delle baraccopoli prive di servizi di Nairobi. Una terra di fango simbolo di degrado sociale e ambientale dove, secondo la Caritas, si concentra il 60% della popolazione del Kenya.
“Il debito sociale, il debito ambientale con i poveri delle città si paga concretizzando il sacro diritto alla terra, alla casa e al lavoro. Non è filantropia, è un dovere di tutti” ha detto nella parrocchia cattolica di San Giuseppe Lavoratore, gestita dai gesuiti.
L’inclusione sociale è l’unica garanzia di una “pace giusta, vera e duratura” ha ribadito il Pontefice pronto per partire alla volta dell’Uganda, seconda del suo viaggio in Africa, che lo porterà domenica e lunedì anche nella Repubblica centrafricana.