Critiche planetarie per l'accoglienza di Londra al presidente cinese

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Di Cecilia Cacciotto
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Pochi ma rumorosi. Gli attivisti dei diritti umani hanno manifestato il proprio scontento all’indirizzo di Buckingam Palace e dell’illustrissimo

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Pochi ma rumorosi.

Gli attivisti dei diritti umani hanno manifestato il proprio scontento all’indirizzo di Buckingam Palace e dell’illustrissimo ospite, il presidente cinese Xi Jinping, a Londra da questo lunedì, per una visita ufficiale di 4 giorni.

Le relazioni sempre più strette tra Gran Bretagna e Cina fanno discutere e generano polemiche anche perché il governo conservatore di David Cameron sembra mostrarsi tiepido su rispetto e tutela dei diritti umani in Cina.

Le rassicurazioni del governo di discutere di tutto anche di questo con il presidente cinese non hanno rincuorato l’opposizione britannica.
Il laburista Fabian Hamilton ha dichiarato:

“Questo non è un paese cui dovremmo permettere di farla franca, viste le violazione dei diritti umani che il nostro governo, invece, non prende in considerazione in nome della crescita economica”.

David Mepham, direttore GB di Human Rights Watch ha rincarato la dose delle critiche, ma anche oltre Atlantico la visita e l’accoglienza sontuosa di Londra non è stata vista di buon occhio:

“È piuttosto inquietante che il governo britannico dica che vuole discutere solo di scambi commerciali e investimenti, mettendo da parte le preoccupazioni sulla questione morale e sui diritti umani così come la solidarietà per le persone che soffrono per la repressione dello Stato cinese”.

Tra le vittime più illustri di Pechino, Liu Xiaobo, condannato a 11 anni di carcere per la sua attiva partecipazione alle manifestazioni di piazza Tiananmen nel 1989 e il suo contributo alla Carta 8, manifesto con cui, nel 2008, intellettuali e militanti cinesi chiedevano una riforma politica in Cina.

A fare pressing sul premier David Cameron, anche il gruppo americano Freedom Now, che con una lettera firmata da 12 Nobel per la pace invita il premier britannico a chiedere la liberazione dell’attivista e della moglie.

L’accoglienza di Londra riservata al presidente cinese ha sollevato aspre critiche anche da parte della leader in esilio della comunità uigura dello Xinjiang, regione autonoma della Cina. Regione che reclama l’indipendenza ed è spesso alla ribalta delle cronache internazionali per tensioni e scontri.

Come il Tibet, che insieme allo Xinjiang, resta motivo di grande preoccupazione per gli attivisti dei diritti umani.

Pechino, infatti, giustifica la sua politica di repressione religiosa, etnica e culturale in queste regioni con la necessità di combattere terrorismo e separatismo.

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