I vertici nord e sud coreani sono impegnati in un secondo round di negoziati, dopo il primo incontro di ieri. Strette di mani e aperto dialogo
I vertici nord e sud coreani sono impegnati in un secondo round di negoziati, dopo il primo incontro di ieri. Strette di mani e aperto dialogo nell’apparente tentativo di allontanare uno scontro militare imminente.
Una nuova crisi scatenata dai colpi esplosi dall’artiglieria nordcoreana al confine, in risposta alla propaganda con gli autoparlanti da parte di Seul contro Pyongyang.
La tensione, salita alle stelle, ha fatto temere il peggio. Fino a che i due governi hanno accettato di organizzare dei negoziati nel villaggio di frontiera di Panmunjon.
Ma le trattative sono accompagnate dal suono delle manovre militari. In Sud Corea le forze armate hanno svolto le esercitazioni insieme agli oltre 28 mila soldati statunitensi presenti nel paese.
A Seul si respira inquietudine: “So che non è facile – dice una giovane di 22 anni – ma spero che i colloqui vadano bene e che i cittadini possano vivere in pace, senza ulteriori problemi. La gente qui dice che ci vorrà molto tempo prima di trovare delle soluzioni ma spero davvero che questa situazione finisca e che tutti vivano con maggior sicurezza”.
Al tempo stesso Pyongyang ha schierato “in stato di guerra” le sue truppe alla frontiera con Seul.
A martellare, oltre alle manovre militari c‘è anche la propaganda del regime: “Noi giovani generazioni – afferma una ragazza – stiamo combattendo la Grande guerra per l’unificazione, per spazzare via da questa penisola gli Stati Uniti e i criminali della Corea del Sud”.
Una nuova pagina di tensione tra i due paesi, che sono formalmente ancora belligeranti. Dalla fine del conflitto del 1953 infatti non hanno mai firmato un accordo di pace.