Veleni nell'aria e richieste di risarcimenti, a Tianjin esplode la rabbia

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Di Salvatore Falco
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Il bilancio dell'esplosione sale a 114 vittime e 70 dispersi. 17mila le abitazioni distrutte o inagibili.

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Il deposito di cianuro esploso a Tianjin in Cina era troppo vicino al centro abitato. Le indagini sul disastro che ha provocato 114 vittime, 700 feriti e 70 dispersi avanzano di pari passo al malcontento della popolazione.

Ora il pericolo maggiore è rappresentato dai danni provocati all’ambiente: in tanti hanno paura di rientrare in casa.

“Abbiamo detto a tutti di prendere le dovute precauzioni. Ad esempio, chi decide di rientrare in casa deve indossare maglie a maniche lunghe e pantaloni, scarpe rinforzate e maschere”.

L’ esplosione è avvenuta nel deposito di materiale chimico dell’impresa Ruihai International Logistic che conteneva 700 tonnellate di cianuro, invece delle 10 autorizzate dalla legge.

Le autorità hanno disposto l’evacuazione in un raggio di 3 chilometri, ma il pericolo maggiore, al momento, è rappresentato dalla piogge che trascinano nel sottosuolo il cianuro rimasto in superficie.

“Abbiamo disposto 29 siti di ispezione per il rilevamento del cianuro. Tra questi, otto hanno superato i livelli di sicurezza. In un caso abbiamo registrato una presenza di cianuro 28 volte sopra lo standard di sicurezza”.

Alla critiche per la gestione dell’emergenza si sommano le richieste di migliaia di residenti di un indennizzo per i danni alle loro case. Sono 17mila le abitazioni distrutte o inagibili e 6mila persone sono ancora senza una sistemazione.

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