Per i Palestinesi è il giorno della Nakba, cioè la catastrofe, ma anche il diritto al ritorno: e lo hanno celebrato con una serie di manifestazioni
Per i Palestinesi è il giorno della Nakba, cioè la catastrofe, ma anche il diritto al ritorno: e lo hanno celebrato con una serie di manifestazioni nei principali centri dei Territori, come Betlemme, Nablus, Ramallah e Jenin, oltre a numerosi villaggi come Ni’ilin.
Anche nella Striscia di Gaza si sono tenute delle marce nei pressi della frontiera con Israele, e tre persone sono state ferite alle gambe dalle guardie.
Proteste, e lacrimogeni, anche a Gerusalemme Est, dove la folla entrata dalla Porta di Damasco è stata dispersa dalla polizia israeliana.
In un messaggio registrato prima della partenza per Roma, il Presidente palestinese Mahmoud Abbas ha detto che Israele non deve farsi illusioni sul fatto che i Palestinesi rinuncino al loro diritto al ritorno:
“I piani e i progetti dei vari governi israeliani non sono riusciti a fermare la causa palestinese. Israele pensa che i Palestinesi non esistano più perché pensano che gli anziani sono ormai morti, che i giovani non abbiano la memoria storica e che la sola soluzione sia trasferire i Palestinesi in altri posti”.
Oltre quaranta centri palestinesi furono evacuati di forza dai militari israeliani nel 1948, e da allora decine di migliaia di persone vivono nei campi profughi, nei territori o in Libano, in Giordania, in Siria. La Nakba è simboleggiata dalle chiavi con cui chiusero la casa per l’ultima volta, convinti di poter tornare.