La Giordania ha giustiziato per impiccagione due jihadisti condannati a morte, all’alba in una prigione a sud di Amman. Le esecuzioni sono la
La Giordania ha giustiziato per impiccagione due jihadisti condannati a morte, all’alba in una prigione a sud di Amman.
Le esecuzioni sono la risposta all’uccisione di un pilota giordano da parte del cosiddetto Stato islamico.Tra i due detenuti Saadjida al Richawi, l’estremista di cui l’Isil chiedeva la liberazione in cambio della salvezza del giornalista giapponese Kenji Goto, poi decapitato, e di Muaz Kassasbeh.
Re Abdallah ha interrotto la sua visita negli Stati Uniti per rientrare il Giordania. Contro di lui si erano svolte diverse manifestazioni nelle quali si attribuiva la cattura del pilota
all’impegno della Giordania nella coalizione internazionale anti-Isil.
Contro Muaz Kassasbeh, bruciato vivo, è stata applicata la legge del taglione, ha detto l’Isil, perché i bombardamenti lanciati dal suo aereo provocavano fuoco.
L’esecuzione dei due islamisti non basta, devono seguirne altre, sostiene il padre da Karak, a sud di Amman. “Per me Muaz è un martire di Dio, se Dio vuole è in paradiso con altri martiri, brave persone e profeti. Sono sereno e chiedo aiuto ad Allah, chiedo al governo giordano di vendicare il sangue versato da Muaz”.
La Lega Araba ha condannato “un crimine atroce”, mentre la principale istituzione sunnita, al Azhar, sostiene che gli estremisti debbano essere uccisi e crocifissi.