Cerimonie di commemorazione nei Paesi colpiti, a cominciare dall'Indonesia. Nella provincia di Aceh quasi 170 mila vittime.
Le coste di 12 Paesi devastate da onde alte 17 metri. È lo tsunami rimasto impresso nella memoria collettiva. Quello che dieci anni fa, con tutta la sua violenza, trasformò in tragedia globale il 26 di dicembre.
Nella città Banda Aceh, in Indonesia, e nella provincia circostante, il bilancio più pesante: 168.000 delle 226 mila vittime.
Parenti e sopravvissuti si sono ritrovati a piangerli, in quella moschea tra i pochi edifici risparmiati “perché è la casa di Dio” secondo l’imam Azman ISmail.
La furia delle acque lasciò un’eredità di distruzione capace di porre fine a un conflitto separatista nella regione.
In Thailandia, sede del memoriale Baan Nam Khem, i morti furono oltre 5 mila, 2 mila dei quali tra i turisti che affollavano le spiagge. Anche qui numerose le cerimonie di ricordo, così come in Sri Lanka.
In questi dieci anni sono stati investiti 400 milioni di dollari in 28 Paesi in misure di sicurezza che dovrebbero evitare il ripetersi si un evento simile a quello causato da una scossa di magnitudo 9, ma gli abitanti delle aree costiere restano vulnerabili.
E in tanti nemmeno hanno ancora visto ricostruire ciò che allora andò distrutto. In alcune zone i segni della tragedia sono ancora ben visibili e gli abitanti si lamentano di una normalizzazione troppo lenta.