Priva di gas russo da giugno e a corto di carbone per i combattimenti nell'est, Kiev guarda ora a Mosca per rifornirsi di elettricità.
Piove sul bagnato della crisi energetica ucraina. Con la Russia che ha chiuso i rubinetti del gas a giugno e l’elettricità a singhiozzo che mette in ginocchio vita e produttività del Paese, a scarseggiare è ora anche il carbone.
Abbiamo le centrali termiche, ma manchiamo di combustibile. Così non possiamo utilizzarle a pieno regime
Le importazioni dal Sudafrica, a cui Kiev si era rivolta dopo il blocco delle forniture russe, si sono bruscamente interrotte per un presunto caso di appropriazione indebita e prezzi gonfiati, che ha portato all’arresto del responsabile della compagnia statale che aveva negoziato i contratti.
Proprio lo sblocco delle forniture di carbone è l’intervento considerato più urgente dal Ministro dell’Energia ucraino Volodymyr Demchyshyn: “Soltanto così – ha detto – potremo assicurarci una produzione energetica a basso prezzo. Fino a quel momento non ci resta che utilizzare le centrali termiche. Ne abbiamo diverse, ma la carenza di combustibile ci impedisce di utilizzarle a pieno regime”.
Messa all’angolo, Kiev starebbe già negoziando l’importazione di energ ia elettrica da Mosca. Una mossa a cui paradosso vuole, che sia costretta proprio dall’inaccessibilità del carbone, provocata dai combattimenti con i ribelli pro-russi.
“Nel Consiglio dei ministri di oggi – dice l’inviato di euronews, Dmytro Polonsky – è maturata la promessa che fra due o tre giorni al massimo si procederà a sminare gli accessi alla stazione ferroviaria di Debaltsevo, in modo da recuperare fino a 50.000 tonnellate di carbone ucraino”.