Un’America che sente bruciare la ferita dell’ingiustizia. La rabbia esplosa per le strade di Ferguson dopo la decisione di non incriminare l’agente che ha ucciso Michael Brown era stata preventivata dalle autorità del Missouri.
Un’eccezionale dispiego di forze dell’ordine aveva accompagnato l’attesa del verdetto, dopo il quale le proteste sono degenerate, con disordini in particolare attorno alla locale stazione di polizia.
Il Presidente Barack Obama ha preso la parola subito dopo che il verdetto della giuria popolare è stato reso pubblico e ha fatto eco alla famiglia Brown chiedendo di manifestare pacificamente.
“In primo luogo siamo una nazione fondata sul primato della legge e dobbiamo accettare la decisione che spettava al grand jury” ha detto Obama. “Ci sono americani che la condividono e ce ne sono altri che sono profondamente delusi, se non decisamente arrabbiati. È una reazione comprensibile. Ma mi unisco alla famiglia di Michael nel chiedere a ciascuno di protestare contro questa decisione in maniera pacifica”.
Le proteste contro il verdetto sono esplose anche a New York, Seattle e nello Stato di Washington.
Michael Brown, ragazzo nero di 18 anni, è stato ucciso il 9 agosto scorso dall’agente Darren Wilson con 6 colpi d’arma da fuoco. Quando la polizia ha sparato, Brown era disarmato. La sua uccisione aveva scatenato una serie di violente proteste sia in Missouri che in tutto il Paese.