Le prospettive del Venezuela senza Chavez

Le prospettive del Venezuela senza Chavez
Di Euronews
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Con la morte di Hugo Chavez ci si chiede se la sua ideologia sopravviverà. Il suo decesso ha aperto un periodo di incertezza per il Venezuela, dove entro un mese si dovrebbero svolgere nuove elezioni. La sua scomparsa rappresenta un cambiamento enorme anche per l’America Latina, che Chavez voleva unire sotto un nuovo modello di socialismo.

La malattia non ha lasciato a Chavez il tempo di pronunciare un discorso d’addio, ma il capo dello Stato aveva organizzato la propria successione nel mese di dicembre nominando vice-presidente il suo delfino Nicolas Maduro.

Alle prossime elezioni, Maduro sarà probabilmente contrapposto al governatore dello Stato di Miranda, Henrique Capriles, leader dell’opposizione, sconfitto da Chavez alle presidenziali di ottobre.

Hugo Chavez ha lasciato un’eredità controversa. Riserve di petrolio superiori a quelle dell’Arabia Saudita gli hanno permesso di applicare programmi sociali, costruire alloggi, lottare contro l’analfabetismo e ridurre notevolmente la povertà. Ma c‘è il rovescio della medaglia: un’economia in stagnazione, che dipende molto dalla domanda di paesi importatori di petrolio, una società petrolifera nazionale senza dirigenti, licenziati dai Chavez a causa degli scioperi nel settore, un’inflazione che quest’anno dovrebbe sfiorare il 29 per cento.

Un grande interrogativo per il Venezuela sarà sapere se il successore di Chavez tenterà di difendere la rivoluzione e la sua eredità o proverà a smantellarla, tornando a un modello liberista. E quale sarà il futuro di uno Stato basato finora sulla figura di una persona, se non si creeranno istituzioni stabili.

Con Teodoro Petkoff, direttore del quotidiano Tal Cual, uno dei principali giornali venezuelani, parliamo delle prospettive future che si aprono dopo la morte di Chavez.

Luis Carballo, euronews:
Innanzitutto, nonostante un bilancio economico discutibile, Hugo Chavez era un campione delle elezioni, ne ha vinte 13 su 14 a partire dal 2009 ed è stato rieletto tre volte. Alla fine dei suoi giorni la sua popolarità era enorme, praticamente attorno al 70 per cento. Come spiega questa magia?

Teodoro Petkoff, direttore ‘Tal Cual’:
Se fosse stato un caso unico nella Storia, adesso dovremmo filosofeggiare, ma visto che nella Storia ci sono stati molti casi di leader politici che non creano soltanto vincoli politici, ma anche emozionali e affettivi con la propria popolazione, allora si può capire che queste cose avvengono con alcuni personaggi con determinate caratteristiche: una buona oratoria, simpatia, perfino stravaganza, e inoltre nel caso di Chavez, una borsa piena di dollari che gli ha permesso di creare un vincolo emotivo e affettivo molto solido con una parte del Paese. Perché Chavez era un personaggio che divideva, nel senso che ha diviso il Paese in due parti, una metà che lo ama, che lo ama persino con devozione, e un’altra che lo detesta, fino a odiarlo.

euronews:
Qual è stato il maggior successo del chavismo? E il maggior fallimento?

Petkoff:
Chavez è riuscito a fare della povertà un grande tema nazionale. Però il maggior fallimento sta nel fatto che dopo esattamente 14 anni la povertà è la medesima. E’ riuscito a diminuire un po’ la povertà critica, che rappresentava la metà della povertà totale. Ma la povertà in generale continua a riguardare la vita del 60 per cento dei venezuelani.

euronews:
Il peronismo è sopravvissuto a Peron. Il castrismo, tra virgolette, continua a esistere a Cuba, nonostante Fidel Castro si sia ritirato. Il chavismo vivrà senza Chavez?

Petkoff:
Peron aveva una popolarità più grande rispetto a quella di Chavez. Ma Peron costruì un movimento politico, possiamo definirla una dottrina, un pensiero politico e ideologico. Al contrario nel chavismo c‘è solo Chavez e attorno a Chavez c‘è solo mediocrità e opacità. E non è un caso: Chavez è il tipo di dirigente che non sopporta accanto a sé nessuno che brilli troppo di luce propria. E inoltre ha costruito un partito che non nasce da un pensiero politico.

euronews:
La morte di Chavez lascia vuota l’eredità di Bolivar. Chi vuole o chi può occupare questo posto? Sarà Cristina de Kirschner, Morales o Correa…?

Petkoff:
Non credo che ci sia un altro mandatario dell’America Latina. Non soltanto perché questi altri leader non hanno le risorse economiche di cui disponeva Chavez, che permettano loro di comprarsi delle amicizie, ma perché non possiedono la vocazione di leader continentale. A Chavez il Venezuela stava stretto, visto che si considerava come l’erede di Simon Bolivar. Pensava di dover agire come Bolivar, a livello continentale.

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