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L’Europa accelera sul riarmo: via al piano per formare 600.000 specialisti

Operai di una fabbrica bulgara gestita dalla VMZ Sopot, specializzata in esplosivi e composti pirotecnici.
Operai di una fabbrica bulgara gestita dalla VMZ Sopot, specializzata in esplosivi e composti pirotecnici. Diritti d'autore  European Union
Diritti d'autore European Union
Di Alice Tidey
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L'Europa sta cercando di riarmarsi velocemente. Il problema? Ci sono troppo poche persone qualificate per progettare o produrre il volume di materiale necessario per una strategia di difesa europea sufficiente

L’Unione europea ha annunciato l’obiettivo di formare o riqualificare 600.000 persone entro il 2030 per sostenere la crescente domanda di competenze nell’industria della difesa, impegnata in una corsa contro il tempo per rispondere alle esigenze di sicurezza del blocco.

La Commissione europea ha illustrato le nuove misure all’interno della sua tabella di marcia per la trasformazione del settore, evidenziando come la carenza di personale qualificato rischi di diventare un freno critico alla capacità produttiva e operativa dell’Ue.

Un funzionario della Commissione ha sottolineato come la mancanza di competenze stia diventando un “grosso collo di bottiglia”, con aziende e istituzioni militari che competono per attrarre talenti in grado di sviluppare e integrare tecnologie sempre più avanzate, dall’intelligenza artificiale alla quantistica.

Un settore in espansione ma in difficoltà

Dopo anni di contrazione, il mercato del lavoro nell’industria della difesa europea ha iniziato a risalire dal 2022, complice l’aumento della spesa militare dopo l’invasione russa dell’Ucraina. Nel 2023 il settore ha generato circa 581.000 posti di lavoro e le assunzioni restano del 41 per cento superiori ai livelli del 2021.

Nonostante la ripresa, la Commissione avverte che la carenza di personale rischia di compromettere gli obiettivi del blocco: l’Ue mira infatti a rafforzare la propria capacità di produzione di equipaggiamenti — preferibilmente europei — entro la fine del decennio, nel timore che le minacce esterne possano intensificarsi.

Le nuove misure: formazione, mobilità e talenti

Per colmare il divario di competenze, Bruxelles propone un progetto pilota di garanzia delle competenze dedicato ai lavoratori provenienti da settori in trasformazione, come l’automotive, che potrebbero trasferirsi verso ruoli strategici nella difesa.

Il commissario europeo per la difesa, Andrius Kubilius, ha spiegato che il piano prevede di riqualificare ogni anno circa il 12 per cento della forza lavoro nei settori della difesa e dell’aerospazio, oltre ai 600.000 nuovi professionisti da formare entro il 2030.

Tra le iniziative sul tavolo figura anche una piattaforma europea dei talenti della difesa, con un sistema di voucher per tirocini rivolti a studenti e giovani professionisti. Il progetto pilota prevede l’erogazione di 300 voucher per favorire l’ingresso di nuove competenze nel settore.

Verso una vera accademia europea della difesa

La strategia punta anche a sfruttare i percorsi formativi digitali già esistenti nell’UE, come la Space Academy di Euspa e le Digital Skill Academies, per diffondere competenze tecniche legate alla difesa.

Nel lungo periodo, Bruxelles valuta la creazione di una Accademia indipendente per le competenze dell’industria della difesa, attesa non prima del 2028, in concomitanza con l’avvio del nuovo quadro finanziario europeo.

Con un fabbisogno crescente e una competizione globale sempre più serrata, la Ue scommette dunque sulla formazione come leva fondamentale per rafforzare l’autonomia strategica e garantire la sicurezza del continente nei prossimi anni.

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