Com'è davvero visitare Barcellona nel mezzo del dibattito sul sovraffollamento turistico. Dalla maratona cittadina ai quartieri meno conosciuti, ecco un racconto diretto di viaggio tra accoglienza e tensione
Prima di atterrare a Barcellona per correre la maratona di marzo, avevo letto i titoli allarmanti con un misto di curiosità e preoccupazione. Turisti schizzati con pistole ad acqua. Cartelli che intimano “Turisti a casa!”. E altre proteste in arrivo, secondo i giornali. Era questo il benvenuto che mi aspettava?
Nonostante tutto, ho deciso di partire. La maratona di Barcellona è uno degli eventi sportivi più partecipati della città. Un'occasione per vivere le sue strade in modo diverso, forse più autentico. Mi chiedevo però se la mia partecipazione, per quanto sportiva, potesse essere vista come un'intrusione in una città stanca dell'economia dell'andare e venire.
Barcellona e i grandi eventi: un'accoglienza calorosa
In realtà, le cose si sono rivelate più sfumate. Durante la corsa, lungo i 42 chilometri del percorso, migliaia di persone si sono riversate per le strade. Non per protestare, ma per incitare. “¡Ánimo!”, gridavano in continuazione. L’energia era contagiosa. La città sembrava orgogliosa di ospitare un evento internazionale, nonostante il clima grigio e l’umidità persistente.
La maratona, come altre nel mondo, è un affare economico serio. Non ai livelli della Chicago Marathon, ma anche qui i numeri sono importanti: 27.000 iscritti, molti dei quali stranieri. È l’equivalente di nove navi da crociera cariche di visitatori: arrivo in massa, consumo locale, e poi via.
La differenza è che chi corre si ferma più a lungo. E forse spende in modo diverso. In ogni caso, in quel weekend, Barcellona non mi è sembrata affatto ostile. Ma le crepe, se guardi bene, si vedono.
Il turismo di massa e la stanchezza dei residenti
Barcellona è una delle città più visitate d’Europa. Oltre 12 milioni di turisti ogni anno, con circa cinque milioni solo alla Sagrada Família e al Parc Güell. Quartieri storici come El Born, Gràcia e il Gòtic si ritrovano schiacciati tra la vita quotidiana e il flusso continuo di visitatori.
Il turismo rappresenta quasi il 15 per cento del Pil locale e oltre 125.000 posti di lavoro. Ma per molti, la questione non è "meno turisti", ma "turismo migliore". Un turismo che rispetti il tessuto urbano e non si limiti a selfie e sangria.
"Barcellona è molto più accogliente di quanto si dica, ma alcune aree sono davvero esauste", mi ha detto Jordi Luque Sanz, scrittore gastronomico e barcellonese doc. "Nessun governo ha ancora avuto il coraggio di costruire un modello sostenibile".
Le navi da crociera e Airbnb sotto accusa
Il problema non è solo il numero di turisti, ma il modo in cui visitano la città. Le navi da crociera scaricano migliaia di passeggeri che restano poche ore e consumano poco. Airbnb ha stravolto l’equilibrio abitativo, gonfiando i prezzi e svuotando interi palazzi.
Ann-Marie Brannigan, guida e residente da 20 anni, descrive scene comuni: turisti che urlano dai balconi dopo mezzanotte, convinti di essere in un resort. "Qui non c’è periferia: ogni rumore entra direttamente nelle case".
Il sindaco Collboni ha già parlato apertamente della necessità di porre un limite. E mentre molti residenti lamentano la trasformazione dei negozi di quartiere in boutique di lusso, cresce il senso di disconnessione tra chi vive e chi consuma la città.
Dove andare per vivere una Barcellona più autentica
Ma c’è ancora una Barcellona diversa, fatta di angoli meno conosciuti, mercati locali e silenzi inaspettati. Il Recinte Modernista de Sant Pau, poco lontano dalla Sagrada Família, offre bellezza modernista senza la folla.
Il Mercat del Ninot o il Mercat de Galvany sono alternative locali alla Boqueria, ormai satura. Nei quartieri di Poble Nou e Sants, la vita scorre ancora a ritmi meno turistici.
Luoghi come Montjuïc e Glòries, con i loro cimiteri monumentali e l’architettura moderna, mostrano un volto della città che spesso sfugge alle guide. Le feste di quartiere, due per ogni barrio all’anno, sono forse la cosa più locale che si possa vivere: balli, cibo tradizionale e nessuna fila per entrare.
Viaggiare con rispetto: il nuovo modo di visitare Barcellona
Forse è proprio questo il punto. Non è Barcellona a voler espellere i turisti, ma i turisti a doversi reinventare. Cose da non fareo: evitare di andare in giro a torso nudo, rispettare il silenzio notturno, imparare qualche parola in catalano. Un "gràcies" può fare miracoli.
La città non chiede meno viaggiatori. Chiede viaggiatori diversi. Più consapevoli, più curiosi, meno rumorosi.
Con nuove proteste pan-europee annunciate per il 15 giugno – a Barcellona, Venezia, Lisbona e altre mete turistiche – il dibattito è destinato ad accendersi ancora. Ma la domanda che aleggia è chiara: riusciremo a trasformare il modo in cui viaggiamo prima che le destinazioni smettano di volerci?