Lo Stato danese è stato citato in giudizio da 143 donne della Groenlandia che sostengono di aver subito l'applicazione forzata di dispositivi intrauterini contraccettivi negli anni '60.
Contraccezione forzata, diritti umani violati: sono gli estremi della denuncia, presentata da 143 donne Inuit, nate in Groenlandia, nei confronti dello Stato danese.
Al centro della battaglia legale una campagna organizzata negli anni '60 e '70 durante la quale alle donne è stato applicato un dispositivo intrauterino (IUD) senza il loro consenso.
Alcune di loro - all'epoca adolescenti - non erano consapevoli dell'accaduto o non hanno acconsentito all'intervento. L'avvocato che rappresenta le donne, Mads Pramming, ha dichiarato ai giornalisti che ognuna di loro chiede 300.000 corone (40.000 euro).
Alla fine degli anni '60, la Danimarca aveva avviato una politica di contraccezione per limitare il tasso di natalità in Groenlandia che, sebbene non sia più una colonia dal 1953, è rimasto sotto la sua tutela. All'epoca la popolazione della regione artica era in rapido aumento, grazie alle migliori condizioni di vita e all'assistenza sanitaria.
La campagna è iniziata un anno fa, quando le donne hanno inscenato una protesta durante una visita della prima ministra danese, Mette Frederiksen, nel Paese artico. Non avendo ottenuto alcun risarcimento, hanno deciso di citare in giudizio lo Stato danese.
Uullat Bach è una di loro, compie 63 anni quest'anno: "Molte non sono riuscite ad avere figli - ci dice - noi ne abbiamo uno, per fortuna l'abbiamo avuto. Ma io ne ho persi due e ho abortito perché ho avuto una gravidanza extrauterina".
"Non possiamo più aspettare"
Nel settembre 2022, i governi di Danimarca e Groenlandia hanno avviato un'indagine sul programma di contraccezione. L'esito dell'indagine è previsto per l'anno prossimo. Ma Pramming ha detto che non aspetteranno fino ad allora e che l'unica opzione per le donne è quella di chiedere giustizia attraverso il tribunale.
"Le più anziane di noi hanno più di 80 anni e quindi non possiamo più aspettare", ha dichiarato una delle donne, Naja Lyberth, all'emittente pubblica groenlandese KNR. "Finché siamo in vita, vogliamo riconquistare il rispetto di noi stesse".
Lyberth aveva 14 anni quando le è stata applicata la spirale ed è stata tra le prime a parlarne.
Il governo danese ha offerto consulenza psichiatrica alle persone colpite.
"Il dolore, fisico ed emotivo, che hanno provato è ancora presente", ha dichiarato il ministro della Salute Magnus Heunicke.
L'oscuro passato della Danimarca
Le azioni passate della Danimarca in Groenlandia stanno imbarazzando le autorità danesi negli ultimi anni. Nel 2020 la premier Mette Frederiksen si è scusata con 22 bambini groenlandesi, trasferiti in maniera coatta in Danimarca nel 1951 in un esperimento sociale fallito.
Il piano era di modernizzare la Groenlandia e dare ai bambini una vita migliore, ma dietro il progetto c'era la volontà di rieducare gli Inuit nel tentativo di rinsaldare i legami culturali.
"Ci scusiamo con coloro di cui avremmo dovuto occuparci, ma abbiamo fallito", ha detto Frederiksen, aggiungendo che "i bambini hanno perso i legami con le loro famiglie e la loro stirpe, la loro storia di vita con la Groenlandia e quindi con il loro stesso popolo".