Covid, passaporti vaccinali e privacy: qualcuno è già al lavoro per conciliarli

l'applicazione CommonPass è già stata adottata da cinque delle maggiori compagnie aeree
l'applicazione CommonPass è già stata adottata da cinque delle maggiori compagnie aeree Diritti d'autore Commons Project - Photo: Business Wire via AP
Di David Walsh (traduzione ed editing: Antonio Storto)
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Con le vaccinazioni di massa si comincia a parlare di patenti di immunità: ma questi documenti porrebbero grossi problemi etici. Ecco come qualcuno sta cercando di ovviare

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Con le prime vaccinazioni anti-covid in Europa, appena partite in Inghilterra, per la prima volta in quasi un anno il mondo inizia a coltivare una concreta speranza che il sipario inizi a calare finalmente sulla crisi pandemica.

Ma è importante tenere a mente che nemmeno un vaccino portà attenuarne l'impatto sulle nostre vite da un giorno all'altro; dovremo prima aspettare mesi perché i vaccini approvati raggiungano la maggior parte delle persone che accetteranno di sottoporvisi.

La presa del virus alla fine si allenterà, ma non abbandonerà il mondo per il momento.

Con l'arrivo di un vaccino approvato e di molti altri candidati credibili, l'opinione pubblica inizia ora a discutere di come si trasformerà la nostra vita quotidiana nel periodo di transizione, mentre l'epoca del coronavirus di Wuhan si avvicinerà alla fine e si comincerà a ricostruire un senso di normalità.

In molti paesi, tanto in Europa quanto nel resto del mondo, le restrizioni legate alla pandemia hanno ostacolato drasticamente la possibilità di muoversi liberamente. I passeggeri che attraversano i confini internazionali, ad esempio, hanno dovuto affrontare lunghi periodi di quarantena forzata, sia all'arrivo a destinazione che al ritorno, in molti casi.

Una vaccinazione di massa senza precedenti potrebbe avere l'effetto di rimettere presto in discussione alcune di queste restrizioni, ma nel frattempo la scelta di vaccinarsi o meno offre un biglietto per la libertà o prolunga l'agonia dell'isolamento.

"I passaporti sanitari digitali - spiga Ada Beduschi, docente di Diritto all'Università di Exeter - possono contribuire alla gestione a lungo termine della pandemia. Tuttavia, essi pongono questioni essenziali per la protezione della privacy e dei diritti umani".

Messaggi contrastanti

I "passaporti di immunità" sono stati un concetto emerso all'inizio della pandemia per consentire alle persone che si presumeva fossero immuni al COVID-19 di circolare liberamente in società. Con l'avvento di un vaccino, l'idea si è ulteriormente evoluta per includere l'immunità attraverso la prova della vaccinazione.

Tuttavia, la comunicazione ufficiale sulla validità di questi cosiddetti "passaporti sanitari digitali" - o "passaporti vaccinali", come vengono chiamati - è al momento un po' confusa. La stessa Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) appare contraddire le sue stesse raccomandazioni.

Nel corso di un incontro con la stampa dell'OMS a Copenhagen il 4 dicembre, la dott.ssa Catherine Smallwood, Senior Emergency Officer dell'OMS Europa, ha ribadito le attuali linee guida dell'organismo sui "passaporti per l'immunità".

"Non raccomandiamo i passaporti di immunità né i test come mezzo per prevenire la trasmissione oltre confine", ha affermato. "Ciò che raccomandiamo è che i Paesi guardino i dati sulla trasmissione sia all'interno che all'esterno dei loro confini e adattino di conseguenza le loro linee guida di viaggio alle persone".

John Minchillo/Copyright 2020 The Associated Press. All rights reserved.
L'industria dei trasporti aerei è stata colpita duramente, nonostante le compagnie abbiano incoraggiato i passeggeri a volare in sicurezza con nuove procedure in attoJohn Minchillo/Copyright 2020 The Associated Press. All rights reserved.

L'OMS, paradossalmente, ha firmato un accordo con l'Estonia in ottobre per collaborare allo sviluppo di un certificato di vaccinazione digitale - o di un "cartellino giallo smart" - che ricorda i vecchi certificati cartacei di vaccinazione contro la febbre gialla. L'idea alla base di questo accordo è quella di rafforzare la motivazione a sottoporsi ai vaccini, garantire un accesso equo ad essi e, in ultima analisi, porre fine alle restrizioni pandemiche attraverso l'immunità attiva acquisita.

"Per il passaporto di vaccinazione per i viaggiatori - ha detto la dott.ssa Siddhartha Sankar Datta, collega di Smallwood, nel corso della stessa conferenza stampa - stiamo esaminando molto attentamente l'uso della tecnologia nel contrasto al COVID-19 e uno di questi è come lavorare con gli Stati membri per ottenere un qualcosa chiamato certificato di vaccinazione elettronica".

Euronews si è rivolta all'OMS per avere chiarimenti su quelle che sembrano essere posizioni contraddittorie, ma al momento della pubblicazione di questo articolo (12 dicembre per l'edizione inglese, ndr) l'organizzazione non ha ancora rilasciato commenti.

Ciononostante, i passaporti vaccinali stanno già diventando un'idea diffusa. Alla fine di novembre, la compagnia aerea australiana Qantas, per esempio, è stata una delle prime ad annunciare pubblicamente che in futuro prossimo potrebbe essere permesso soltanto ai passeggeri vaccinati di salire a bordo dei suoi voli.

Per facilitare ciò, oltre ad autenticare le cartelle cliniche, le aziende tecnologiche hanno già iniziato a guardare ai passaporti sanitari digitali come alla risposta. Ma quanto sono sicuri?

"La sfida fondamentale - sottolinea Thomas Crampton, capo ufficio Marketing e comunicazione del Commons Project - è proprio quella dei dati sanitari e di come permettere alle persone di controllare e gestire i propri dati in modo da mantenere la propria privacy"

Questioni etiche

Mentre i passaporti sanitari digitali hanno lo scopo di risolvere molti dei problemi relativi alla libertà di movimento causati dalla pandemia, c'è chi solleva legittime preoccupazioni sul potenziale di abuso delle libertà personali e della privacy.

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L'Università di Exeter nel Regno Unito ha pubblicato il 3 dicembre un rapporto sull'impatto che i passaporti sanitari digitali avrebbero sui diritti umani sanciti dalla legge.

"I passaporti sanitari digitali possono contribuire alla gestione a lungo termine della pandemia COVID-19", ha dichiarato a Euronews Ana Beduschi, professore associato di diritto e tra gli autori del rapporto. "Tuttavia, essi pongono questioni essenziali per la protezione della privacy dei dati e dei diritti umani".

Frank Augstein/Copyright 2020 The Associated Press. All rights reserved
Costo e disponibilità dei vaccini anti-covid sono solo una delle questioni etiche sollevate dai "passaporti vaccinali".Frank Augstein/Copyright 2020 The Associated Press. All rights reserved

"Per fare un esempio, immaginate che le autorità pubbliche richiedano a tutti di mostrare regolarmente il proprio stato di salute - per esempio, i risultati dei test COVID-19 o i registri delle vaccinazioni - per accedere a spazi pubblici e privati, come ristoranti, chiese o trasporti pubblici.

"In base al loro stato di salute - continua - alcune persone potrebbero muoversi liberamente, e sarebbe il caso di coloro che sono risultati negativi al test o che sarebbero già stati vaccinati". "Ma ad altri, al contrario, non sarebbe permesso viaggiare e accedere a luoghi specifici, tra cui chiese, luoghi sportivi e altre aree di riunione".

"Senza dubbio, tali misure potrebbero preservare le libertà di coloro che non hanno la malattia o che sono stati vaccinati", sottolinea Beduschi. "Tuttavia, se alcune persone non possono accedere o permettersi i test o i vaccini COVID-19, non saranno in grado di dimostrare il loro stato di salute, e quindi le loro libertà saranno de facto limitate".

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Quando si tratta di condividere le cartelle cliniche personali con terzi, la questione della protezione dei dati è di enorme importanza anche sul piano etico.

"Anche se gli individui acconsentono a che i loro dati sanitari siano raccolti, memorizzati ed elaborati ai fini dell'utilizzo di un passaporto sanitario digitale, i fornitori dovrebbero comunque integrare, di default, la protezione dei dati nella progettazione di queste tecnologie" ha spiegato Beduschi.

Progressi in corso

Anticipando in un certo senso tali questioni, un progetto digitale innovativo è già ai blocchi di partenza nel fornire una condivisione sicura delle cartelle cliniche: l'applicazione CommonPass.

"Ci sono molti malintesi su ciò che stiamo facendo, in particolare rispetto a ciò che molte persone parlano di fare", ha detto a Euronews Thomas Crampton, capo dell'ufficio Marketing e comunicazione del Commons Project.

Avendo già ottenuto successi con altre applicazioni sanitarie, l'organizzazione non-profit con sede in Svizzera ha creato CommonPass come parte della sua missione "di costruire strumenti digitali per il bene pubblico".

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Mentre l'app, che è gratuita e compatibile con tutte le piattaforme di telefonia mobile, è orientata a facilitare gli spostamenti a livello globale durante la pandemia, la sua ragion d'essere è quella di facilitare la condivisione sicura e la protezione delle informazioni sulla salute pubblica.

copyright Progetto CommonPass
L'applicazione CommonPass consente ai passeggeri di condividere con le autorità le registrazioni dei test COVID e dei vaccini in modo sicuro.copyright Progetto CommonPass

"Noi non vediamo un problema di viaggio. Vediamo un problema di dati sanitari declinato nella dimensione dei viaggi e in particolari degli spostamenti aerei", ha detto Crampton. "La sfida fondamentale è proprio quella dei dati sanitari e di come permettere alle persone di controllare e gestire i propri dati in modo da mantenere la propria privacy".

CommonPass è in fase di lancio da parte di cinque grandi compagnie aeree su rotte selezionate, essendo stato sperimentato con successo sui voli Cathay Pacific tra Singapore e Hong Kong e da United Airlines tra Londra e New York.

"Ciò che CommonPass fa è consentire la trasmissione di informazioni sanitarie personali, in particolare i test COVID e lo stato di vaccinazione, da laboratori certificati e siti di vaccinazione in modo da preservare la privacy", ha aggiunto Crampton.

Una volta inseriti i risultati e le registrazioni pertinenti e soddisfatti tutti i requisiti di ingresso per la destinazione del passeggero, l'applicazione crea un codice QR che può essere scansionato dalle compagnie aeree e dai funzionari di frontiera.

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Suona oggettivamente interessante, ma non ci sarà da preoccuparsi per la privacy e l'uso indebito dei dati?

"Nel caso di CommonPass, in realtà non deteniamo questi dati" assicura Crampton. "Quei dati si trovano presso il fornitore, che è il laboratorio o il sito di vaccinazione, o sul telefono della persona. Non esiste un database centrale. Non c'è un'entità separata che qualcuno possa hackerare".

Mentre il Progetto Commons si occupa principalmente della sicurezza dei dati sanitari personali, le industrie dipendenti dai viaggi che sono state decimate dalla pandemia, in particolare l'aviazione, stanno cercando applicazioni come CommonPass come mezzo per far tornare i passeggeri nei cieli".

Con l'interesse delle principali compagnie aeree, l'app avrà l'effetto desiderato che molti sperano e contribuirà a far ripartire i viaggi internazionali?

"Non sta a noi dire quale sarà l'impatto. Non facciamo il nostro lavoro per sostenere una parte o l'altra, o per abbattere le eventuali misure di sicurezza, che si tratti di una quarantena di tre giorni, sette giorni, dieci giorni, o quali test dovrebbero essere utilizzati, e così via", ha detto Crampton. "Quello che stiamo facendo è fornire una piattaforma che permetta alle persone di raccogliere, gestire e condividere queste informazioni".

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