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Costruire sulla Luna? I primi mattoni cinesi superano il test orbitale

La Cina restituisce i primi "mattoni di suolo lunare" dallo spazio, aprendo la strada alla costruzione di una base sulla Luna
La Cina restituisce i primi "mattoni di suolo lunare" dallo spazio, aprendo la strada alla costruzione di una base sulla Luna Diritti d'autore  Credit: CCTV
Diritti d'autore Credit: CCTV
Di Theo Farrant & AP
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Rientrati sulla Terra i primi “mattoni lunari” cinesi dopo un anno nello spazio: test superato, e la Cina accelera verso basi e infrastrutture sulla Luna

La Cina compie un salto significativo verso il suo ambizioso obiettivo di costruire infrastrutture permanenti sulla Luna. La prima serie di “mattoni di suolo lunare” sperimentali è infatti rientrata sulla Terra dopo un anno trascorso in orbita, nell’ambiente estremo dello spazio, a bordo della stazione spaziale cinese.

I campioni sono atterrati la scorsa settimana con la navicella Shenzhou-21, insieme ai tre astronauti di rientro da una missione di sei mesi. Le ispezioni iniziali sono state sorprendenti: i blocchi hanno resistito senza danni evidenti, fornendo la prova più concreta finora della fattibilità di costruzioni lunari utilizzando materiali locali.

"Aprendo il coperchio, abbiamo scoperto che i campioni erano in ottime condizioni. Nessuna ammaccatura o foro, nonostante un anno esposti a meteoriti e detriti spaziali", ha spiegato Zhou Yan, professore associato della Huazhong University of Science and Technology di Wuhan. "Abbiamo notato anche un leggero schiarimento del colore, un fenomeno che richiede ulteriori analisi".

Mattoni più resistenti di quelli terrestri

I 34 blocchi recuperati - ognuno da circa 100 grammi - sono stati creati utilizzando materiali che imitano la regolite lunare.

Sono stati compattati con tecniche come pressatura a caldo, induzione elettromagnetica e sinterizzazione a microonde, raggiungendo una resistenza alla compressione fino a tre volte superiore a quella dei mattoni comuni. Una caratteristica cruciale per sopravvivere alle condizioni estreme dello spazio: bruschi sbalzi termici, radiazioni intense e impatti di micrometeoriti.

"Abbiamo mandato in orbita diversi tipi di campioni, alcuni integri e altri con giunture simmetriche a 45 gradi, per capire come cambiano le loro proprietà dopo un anno in microgravità", ha spiegato Qin Yiheng, uno degli studenti coinvolti nel progetto.

Oltre alla robustezza meccanica, l’esperimento valuterà anche l’evoluzione termica e la resistenza alle radiazioni grazie a un gruppo di controllo mantenuto sulla Terra.

Verso modelli predittivi per costruire sulla Luna

Secondo Zhou, l’arrivo di ulteriori lotti di campioni permetterà di costruire veri modelli predittivi: "Dopo il terzo set di rientro, potremmo identificare un pattern e arrivare a prevedere come il materiale evolverà dopo cinque, dieci o vent’anni di servizio sulla Luna. E questo ci aiuterà anche a prevedere i cambiamenti dello stesso ambiente lunare".

L’ambizione cinese: far atterrare astronauti entro il 2030 e costruire una base nel 2035

Il programma lunare cinese punta a un obiettivo sempre più concreto: portare gli astronauti sulla superficie lunare entro il 2030 e costruire una versione iniziale della Stazione Internazionale di Ricerca Lunare entro il 2035.

Per ridurre i costi enormi del trasporto di materiali dalla Terra, la strategia è chiara: usare quanto più possibile le risorse locali, come il suolo lunare, l’energia solare e i minerali presenti in superficie.

I “mattoni lunari” rientrati dallo spazio rappresentano, secondo gli scienziati, una delle prime prove tangibili che questa visione potrebbe diventare realtà.

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