Lo sviluppatore polacco Przemysław Dębiak, alias "Psyho", ha sconfitto ChatGPT nella finale AtCoder 2025 di Tokyo, segnando una storica vittoria umana sull'intelligenza artificiale
In un evento che potrebbe passare alla storia della programmazione e dell’intelligenza artificiale, il 42enne polacco Przemysław Dębiak, noto online come "Psyho", ha vinto l’AtCoder World Tour Finals 2025 (Heuristic Division) battendo sul filo di lana un concorrente d’eccezione: un modello AI sviluppato da OpenAI, classificatosi secondo.
Il torneo, che si è tenuto a Tokyo ed è considerato la competizione più elitaria al mondo nella programmazione euristica, ha messo in competizione fra loro dodici dei migliori sviluppatori globali in una sfida di dieci ore su problemi di ottimizzazione complessa. In gioco non c’era solo la gloria, ma anche il confronto diretto tra creatività umana e potenza computazionale dell’intelligenza artificiale.
“L’umanità ha vinto (per ora)!” ha scritto Dębiak su X, esausto ma trionfante, dopo aver accumulato un margine finale del 9,5 per cento sull'AI concorrente.
Un successo contro la macchina… di casa
Non è un dettaglio da poco: Dębiak ha lavorato in passato proprio per OpenAI, la società che ha creato ChatGPT. La sua vittoria ha avuto una risonanza globale, tanto che persino Sam Altman, Ceo di OpenAI, si è congratulato pubblicamente: “Ben fatto, Psyho”, ha scritto su X.
Lo sviluppatore, membro della Mensa (un'associazione internazionale i cui membri hanno i più alti quozienti intellettivi al mondo) e più volte campione polacco di puzzle solving, è stato descritto come “un uomo umile e straordinariamente brillante” da Stanislaw Eysmont, esperto di design dell’innovazione e suo amico personale.
“In un contesto senza scorciatoie, senza documentazione né suggerimenti, Przemek ha dimostrato che la mente umana può ancora battere l’intelligenza artificiale, se posta nella giusta condizione”.
La gara che conta (e chi la guarda)
L’AtCoder Finals non è una competizione aperta: vi si accede solo per invito, basato sul ranking internazionale. I problemi proposti richiedono una combinazione di algoritmi, statistica, AI e creatività. Nessuna soluzione è “giusta” in senso assoluto: conta solo quanto sia migliore delle altre.
Il torneo è seguito da vicino dai colossi tech globali come Google, Meta, Microsoft e DeepMind, che lo considerano un indicatore chiave di chi possiede il vero “pensiero algoritmico di frontiera”.
Il genio irregolare
Dębiak è nato a Gdynia nel 1983 e ha un curriculum fuori dagli schemi: ha abbandonato l’università, non ha mai lavorato full-time e si è descritto in passato come un aspirante dj, attore, giocatore di poker e persino supereroe.
“Non ho mai avuto un piano per la vita, e forse è stato un vantaggio”, ha scritto durante una sessione Ama sulla piattaforma polacca Wykop.
Attualmente vive in Polonia e non intende trasferirsi altrove. La vittoria a Tokyo, però, potrebbe cambiargli la vita: molte aziende stanno già bussando alla sua porta.
Questa storica vittoria sottolinea che, nonostante la potenza delle AI moderne, l’intuizione, la strategia e l’improvvisazione umana rimangono elementi insostituibili nei contesti di massima complessità.
Come ha scritto un osservatore su Hacker News:
“L’intelligenza artificiale è veloce. Ma per ora, l’umano è ancora più furbo.”