Dirigibili high-tech per salvare vite umane in mare

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Di Julian GOMEZ
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Piccoli "zeppelin" sperimentali in grado di migliorare la sorveglianza nei mari d'Europa. Una sfida dell'JRC per salvare vite umane

Un piccolo zeppelin sperimentale è in grado di migliorare la sorveglianza nei mari d’Europa? Le risposte arrivano dal Centro Comune di Ricerca di Ispra nel nord Italia in provincia di Varese. lL CCR collabora con le Direzioni Generali responsabili delle politiche dell’Unione Europea e, al tempo stesso, lavora per stimolare l’innovazione attraverso lo sviluppo di nuovi metodi, strumenti e norme, e mettendo il suo know-how a disposizione di Stati membri, comunità scientifica e partner internazionali.

Julián López Gómez, euronews: “Quello che vedete alle mie spalle è un nuovo prototipo di un piccolo dirigibile sperimentale detto “zeppelin”. Quello che vedrete in questa puntata è stato dotato di sofisticati radar e sensori con un obiettivo preciso: diventare il nuovo strumento per la sorveglianza marittima.”

Dirigibili per salvare vite umane in mare

Una giornata pesante per gli scienziati del Centro Comune di Ricerca europeo di Ispra nel nord Italia. Specialisti nei radar e nei palloni aerostatici ora il gruppo sta testando per la prima volta un nuovo strumento, completamente innovativo. “Questo prototipo è un dirigibile. Sfrutta il principio della spinta idrostatica, quindi la differenza di densità di due gas. E usa del gas elio che è meno denso dell’aria, per generare una spinta verso l’alto. Questo sistema permette in caso di problemi, in caso di foratura, di lacerazioni, o di qualunque altro problema a livello di gestione del volo, di non cadere ma di scendere lentamente senza generare danni”, ci spiega Gregorio Silvestro, AD di Silvertech.Air.

Il dirigibile sperimentale misura 9 metri. E può sollevare pesi fino a 15 kg. Un’apparecchiatura del tutto eccezionale. “Quest’antenna ha una fascia angolare molto stretta. Il radar è incorporato all’interno, con un particolare dispositivo, un generatore di segnale, sensori di movimento, GPS, e un magnetometro e così via”, sottoliena Vladimir Kyovtorov, ricercatore dell’JRC.

La sfida dell’JRC, il Centro Comune di Ricerca di Ispra

Il prototipo è stato sviluppato presso il laboratorio Melissa all’interno dell’Istituto con una missione ben precisa. “Stiamo sperimentando questo tipo di associazione “piattaforme-sensori” per aiutare le nostre capacità di identificazione e andare a salvare le molte barche di immigranti che attraversano il Mediterraneo. Si tratta di un tentativo di combinare una piattaforma relativamente nuova con delle tecnologie già conosciute per ottenere qualcosa che sia efficace, quindi che funzioni bene, che sia a basso costo e che sia operabile con facilità”. , ci fa notare Dario Tarchi, ricercatore dell’JRC.

In questo laboratorio sono stati assemblati sensori e antenne. Una sfida enorme, ci fanno sapere gli specialisti. “I colleghi mi forniscono le piastre elettroniche e io devo trovare un modo per inserire in questa casella. Prima di arrivare al prodotto finale è necessario trovare un buon equilibrio tra il modo di combinare entrambe le parti elettroniche e meccaniche. Il prodotto finale deve essere compatto, ben equilibrato e deve lavorare bene”, prosegue Jorge Manuel Morgado, Responsabile del Dipartimento scientifico dell’JRC.

Ora i ricercatori guardano avanti: prossimo step migliorare ulteriormente l’efficienza del sistema attuale, come sottolinea Tarchi: “Usare palloni aerostatici più piccoli per verificare l’efficacia di un approccio che compensa questa riduzione delle capacità del singolo sensore utilizzando molti sensori”.

Il risultato finale per questo team è fornire ai paesi europei accurate prove scientifiche a sostegno delle loro politiche di immigrazione: obiettivo finale salvare tante altre vite.

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