Mentre le politiche ecologiche dell'Unione europea sono sotto esame, tre intervistati su quattro in un sondaggio condotto da Ipsos in dieci Paesi affermano che è importante che si mantengano le sue normative di tutela ambientale e climatica
Secondo un nuovo sondaggio realizzato da Ipsos, circa tre quarti degli adulti che risiedono in dieci Paesi dell'Unione europea ritengono che le grandi aziende - con 250 o più dipendenti - debbano essere ritenute responsabili dei diritti umani e dei danni ambientali nell'interezza dei loro business. Gli intervistati di Svezia e Spagna sembrano essere particolarmente convinti di questa opinione.
Il sondaggio arriva mentre si discute delle modifiche alla direttiva su sostenibilità e due diligence delle imprese
Il sondaggio, commissionato da Global Witness e Amnesty International e condotto da Ipsos, ha intervistato 10.861 persone in Danimarca, Francia, Germania, Italia, Lituania, Paesi Bassi, Polonia, Romania, Spagna e Svezia. Ciò che si è voluto testare è l'opinione dei cittadini mentre si discute la revisione della direttiva su sostenibilità e due diligence delle imprese (Corporate Sustainability and Due Diligence Directive, Csddd), una normativa storica che rende le aziende responsabili delle violazioni dei diritti umani e dei danni ambientali lungo tutte le loro catene di approvvigionamento.
Nei mesi scorsi si è a lungo discusso però su una modifica, che porterebbe l'obbligo non più in capo alle aziende con almeno mille dipendenti e un fatturato annuo di 450 milioni di euro, ma solo a quelle con più di cinquemila dipendenti e un fatturato di 1,5 miliardi di euro. Il che restringe dunque notevolmente il campo di applicazione.
Il Parlamento dovrà esprimersi in merito durante una sessione plenaria a Strasburgo, probabilmente il 20 ottobre. Una volta che gli eurodeputati avranno espresso il loro voto, inizieranno i negoziati tra il Parlamento, il Consiglio europeo e la Commissione europea.
La gran parte degli europei ritiene che le grandi aziende debbano essere obbligate a ridurre le emissioni di CO2
Tre persone su quattro affermano che è importante che l'Ue faccia rispettare le sue leggi ambientali all'interno dei suoi Stati membri, con gli intervistati in Italia (85 per cento), Lituania (82 per cento) e Danimarca (80 per cento) che appaiono i più d'accordo.
Oltre il 60 per cento dei cittadini sostiene inoltre che le grandi aziende dovrebbero essere obbligate per legge a ridurre le proprie emissioni di gas ad effetto serra: una posizione che gode di un forte sostegno in Italia (69 per cento), Francia (68 per cento) e Svezia (67 per cento).
Gli intervistati ritengono anche che perseguire le grandi aziende in tribunale e chiedere loro di pagare risarcimenti per le perdite o le sofferenze provocate sia il modo più appropriato per costringere a far fronte alle loro responsabilità in caso di violazioni dei diritti umani o danni ambientali.
Il 45 per cento degli intervistati ha dichiarato poi che la divulgazione pubblica dei casi di danni ambientali è il modo migliore per responsabilizzare le grandi aziende. Tuttavia, solo il 23 per cento degli intervistati ha dichiarato di essersi informato sulle discussioni in atto in merito alle possibili modifiche alla normativa ambientale e climatica dell'Unione europea negli ultimi dodici mesi.
L'importanza di sopperire al disimpegno degli Stati Uniti sul clima
Più della metà degli intervistati ha inoltre affermato che è ora ancor più importante che l'Ue sostenga le proprie normative ambientali, visto il disimpegno degli Stati Uniti di Donald Trump sulla questione.
Il presidente degli Stati Uniti si è impegnato infatti a incrementare la produzione americana di combustibili fossili e ha criticato le iniziative per l'energia pulita. Da quando è tornato alla Casa Bianca, ha anche smantellato molte delle politiche energetiche e climatiche dell'ex presidente Joe Biden.