Come ogni estate, rispunta online l'annoso dibattito sulla protezione solare che porta con sé informazioni false o fuorvianti
Sebbene la crema solare sia un elemento essenziale per la protezione della pelle in spiaggia, ogni anno diventano virali i post sui social media che sostengono sia tossica e pericolosa.
Su X un post che è stato visualizzato 1,2 milioni di volte sostiene che i tassi di melanoma "hanno iniziato a salire alle stelle" dopo l'invenzione delle creme solari, affermando che la gente dà la colpa "al sole piuttosto che alle sostanze chimiche tossiche contenute nelle creme solari".
Esistono due tipi principali di cancro della pelle: il cancro della pelle non melanoma e il cancro della pelle melanoma. Sebbene il melanoma sia meno comune, è il più grave a causa del suo potenziale di diffusione rapida.
Il numero di casi di melanoma è in aumento in tutta Europa, ma non per l'uso di creme solari. "Non ci sono dati che dimostrino che le creme solari causino il cancro della pelle, non è affatto vero", ha dichiarato a Euronews la dottoressa Angela Tewari, portavoce della British skin foundation.
"La maggior parte dei melanomi è causata dall'esposizione cronica al sole e dalle scottature. Le persone possono proteggersi dalle scottature solari riducendo la quantità di tempo in cui si espongono al sole, indossando indumenti adeguati e utilizzando una protezione solare appropriata", ha aggiunto la dottoressa Tewari.
Un altro post, che è stato visualizzato quasi 50mila volte su X, condivide un grafico che mostra una presunta correlazione tra il numero crescente di casi di cancro alla pelle nel Connecticut, negli Stati Uniti, e l'introduzione di creme solari contenenti determinati ingredienti.
Un portavoce dell'Ufficio di sanità pubblica del Connecticut ha dichiarato a Euronews che "il grafico attribuisce correttamente i dati di tendenza dell'incidenza del cancro, ma l'aggiunta delle caselle di testo al grafico, che evidenziano quando sono state introdotte le diverse creme solari, non è stata fatta da noi".
Uno studio del 2023 pubblicato dall'organizzazione benefica Melanoma focus ha rilevato che la metà degli adulti del Regno Unito ritiene che la protezione solare sia troppo costosa e che il 67 per cento la userebbe di più se fosse più economica. Ciò ha portato gli esperti a temere che il prezzo delle creme solari possa dissuadere le persone dal proteggersi.
Le creme solari contengono sostanze chimiche pericolose?
Le creme solari contengono diversi ingredienti che agiscono come filtri, tra cui filtri naturali, minerali e chimici.
Alcuni utenti online hanno affermato che la presenza di sostanze chimiche come l'ossibenzone e l'octocrilene nelle creme solari ne rende pericoloso l'uso, sostenendo che possono causare squilibri ormonali.
"Queste affermazioni si basano su dati emersi qualche anno fa, che sollevavano la preoccupazione che l'ossibenzone potesse agire come un perturbatore ormonale", ha dichiarato la dottoressa Tewari a Euronews.
Sebbene alcuni studi abbiano riscontrato alterazioni ormonali nei ratti a cui era stato somministrato l'ossibenzone, un articolo pubblicato nel 2017 dal Journal of the American academy of dermatology ha rilevato che un individuo dovrebbe applicare la protezione solare per 277 anni per sperimentare un effetto simile.
"Le creme solari esistono dagli anni '30 e da allora i filtri all'interno delle creme solari sono cambiati in modo massiccio, grazie alla ricerca e a dati sempre aggiornati. Se si guarda alle grandi marche oggi, molte non usano più filtri come l'ossibenzone", ha aggiunto Tewari.
La protezione solare blocca la vitamina D?
Online gli utenti sostengono che l'applicazione di creme solari impedisca alla pelle di produrre vitamina D.
In un post, che è stato visualizzato 2,4 milioni di volte, un utente sostiene che "la luce del sole aumenta la produzione di vitamina D da parte del corpo, che combatte il cancro. Le creme solari sono piene di sostanze chimiche che causano il cancro".
Tuttavia, la dottoressa Tewari ha dichiarato a Euronews che bastano pochi minuti di esposizione al sole per attivare la produzione di vitamina D.
"Lo spettro d'azione della sintesi della vitamina D è molto più basso dello spettro d'azione dell'arrossamento e delle scottature, il che significa che è necessaria un'esposizione al sole molto minore per ottenere la produzione di vitamina D".
Le app che scansionano i prodotti possono essere fuorvianti
Negli ultimi anni le app come Yuka, che permettono ai consumatori di scansionare prodotti cosmetici e non per determinare se contengono ingredienti tossici, hanno avuto un'impennata di popolarità.
"In generale le persone non prestano abbastanza attenzione alla concentrazione degli ingredienti. Non appena un piccolo ingrediente è potenzialmente tossico, anche se presente in concentrazioni minime, deve essere buttato via perché è considerato dannoso da app come Yuka", ha spiegato il dermatologo Jeremy Lupu.