Al vertice Ue-Cina si cerca un fragile riavvicinamento in un clima di tensione geopolitica e commerciale. Dossier caldi: terre rare, sostegno a Mosca e squilibri economici
Il vertice tra Unione europea e Cina in programma giovedì arriva in un momento di profonda turbolenza globale, tra l’incognita Trump, la guerra in Ucraina e lo spettro di una crisi commerciale. Ufficialmente, l’incontro celebra i 50 anni delle relazioni diplomatiche tra Bruxelles e Pechino. Nella sostanza, è un tentativo – forse disperato – di evitare un deterioramento definitivo dei rapporti bilaterali.
In un contesto segnato dalla crescente assertività cinese e dall’instabilità geopolitica, anche i segnali minimi vengono letti come progressi. "Per noi, già il fatto che il vertice si tenga è un risultato", ha ammesso un alto funzionario europeo.
Geopolitica e terre rare: il gelo diplomatico
Le speranze iniziali di un riavvicinamento si sono rapidamente scontrate con la realtà. Il presidente cinese Xi Jinping aveva parlato a maggio di una “nuova era di cooperazione”, ma l’ottimismo si è scontrato con la decisione di Pechino di limitare l’export di terre rare, elementi fondamentali per l’industria europea.
La presidente della Commissione Ursula von der Leyen, ospite del G7 a giugno, ha definito la mossa cinese una forma di “coercizione economica” e un tentativo di sabotare i concorrenti. Pechino ha bollato le accuse come "di parte" ma ha proposto un dialogo per una “partnership win-win”.
La questione Ucraina: Pechino non molla Mosca
Tra i nodi principali del vertice, il sostegno cinese alla Russia rimane il più divisivo. Bruxelles accusa Pechino di facilitare l’economia di guerra di Putin, fornendo componenti cruciali per la produzione di armi e consentendo l’elusione delle sanzioni.
La recente inserzione nella lista nera di due banche cinesi ha scatenato la dura reazione di Pechino. Ma Xi non ha mostrato segnali di distacco da Mosca, anzi: la sua presenza alla parata del Giorno della Vittoria di Putin è stata letta come un segnale politico inequivocabile.
“Il modo in cui la Cina si comporterà nei confronti della guerra in Ucraina sarà determinante per il futuro delle nostre relazioni”, ha avvertito von der Leyen.
Commercio, dazi e accuse reciproche
Anche sul fronte economico la tensione è palpabile. L’Ue denuncia da tempo squilibri strutturali nel commercio con la Cina, con un disavanzo commerciale che nel 2024 ha superato i 300 miliardi di euro. La maggiore capacità industriale cinese e il ricorso massiccio ai sussidi pubblici alimentano lo scontro.
In ottobre, Bruxelles ha imposto dazi sui veicoli elettrici cinesi, accusando Pechino di dumping. La risposta cinese è arrivata sotto forma di indagini su brandy, carne suina e latticini europei. Le reciproche barriere normative si sono poi estese al settore dei dispositivi medici, esclusi dalle gare pubbliche su entrambi i fronti.
Obiettivo minimo: una dichiarazione sul clima
Con questo quadro, le aspettative sul vertice sono basse. Gli europei puntano almeno a ottenere una dichiarazione congiunta sull’azione climatica in vista della Cop prevista a fine anno. Su tutti gli altri dossier, dal commercio all’Ucraina, non si prevedono svolte.
Secondo Alicja Bachulska dell’Ecfr, Pechino considera l’Ue troppo divisa per rappresentare una minaccia diplomatica reale. “La Cina ritiene che il tempo giochi a suo favore”, ha dichiarato.
L’Ue, dal canto suo, spera ancora che il dialogo eviti la deriva. Ma in un contesto dove le sanzioni incrociano gli interessi strategici e le alleanze globali cambiano pelle, anche mantenere aperto un canale diplomatico appare un obiettivo ambizioso.