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I cittadini dell'Ue vogliono l'aumento delle spese per la difesa? Gli italiani hanno altre priorità

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Europa in movimento Diritti d'autore  Euronews
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Di Alessio Dellanna & Mert Can Yilmaz
Pubblicato il
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Sembra che i leader europei non siano riusciti a far passare il messaggio, visto che i cittadini dell'Ue mettono la difesa solo al settimo posto tra le 10 priorità di investimento

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Gli appelli dell'Unione Europea e della Nato per un aumento delle spese militari non hanno esattamente risonanza tra i cittadini dell'Ue.

Un recente sondaggio di Eurobarometro ha mostrato che i cittadini europei non sono esattamente desiderosi di spendere soldi per la difesa, nonostante i crescenti avvertimenti da Bruxelles sul rischio di futuri conflitti.

Meno di una persona su quattro (23 per cento), infatti, vuole che l'Ue utilizzi i suoi fondi per scopi militari.

Quali sono i Paesi meno entusiasti di spendere per la difesa?

Un recente rapporto congiunto del think tank Bruegel e dell'Istituto di Kiel ha affermato che una nuova aggressione russa è "concepibile", citando le valutazioni della Nato secondo cui Mosca potrebbe essere "pronta ad attaccare entro tre-dieci anni".

Tuttavia, le capacità e le infrastrutture di difesa sono solo al settimo posto su 10 aree di investimento proposte nel sondaggio dell'Eurobarometro.

Inoltre, l'opinione pubblica sembra profondamente frammentata in tutto il blocco.

Non sorprende che il sostegno a maggiori spese per la difesa sia più alto tra i Paesi confinanti con la Russia: 50 per cento in Estonia e 46 per cento in Finlandia e Lituania.

D'altra parte, il sostegno è molto più basso in Paesi come l'Italia (12 per cento), la Bulgaria (13 per cento), la Spagna (17 per cento), l'Irlanda (15 per cento), la Slovenia e l'Ungheria (14 per cento).

Troppi leader usano la tattica dell'allarmismo

Daniel Fiott, responsabile della difesa presso il Centro per la sicurezza, la diplomazia e la strategia (Csds) di Bruxelles, spiega perché i leader non riescono a far passare il messaggio.

"Non si può convincere la gente che vive nell'Europa occidentale e meridionale che le truppe russe arriveranno presto nelle loro capitali", spiega Fiott, "eppure, sappiamo che in molti Stati in prima linea dell'Europa orientale e centrale, è proprio questo il timore dei cittadini".

"Quindi, il messaggio per i singoli Paesi deve essere personalizzato. Al momento, troppi leader stanno giocando a spaventare l'opinione pubblica: non funzionerà", aggiunge l'esperto secondo cui l'attuale turbolenza economica globale non contribuisce ad aumentare il sostegno.

Per Fiott, che si dice a favore di una maggiore spesa per la difesa in Europa, non è chiaro se l'obiettivo di spesa del 5 per cento appena richiesto dalla Nato "possa essere raggiunto in un contesto in cui gli Stati Uniti impongono dazi all'Ue e l'economia globale è in affanno".

"Sebbene sia una visione miope, molti cittadini europei non vorranno spendere di più per la difesa perché temono automaticamente che altri servizi pubblici ne risentano" conclude Fiott.

Difesa dell'ambiente, lavoro, scuole, sanità: le priorità degli europei

Al posto della difesa, gli intervistati indicano come priorità assolute la sanità e l'istruzione (49 per cento), seguite dall'azione per il clima e dalla protezione dell'ambiente (38 per cento).

La Danimarca è il Paese più attento al clima (58 per cento), davanti a Malta (56 per cento) e all'Italia (46 per cento).

La creazione di posti di lavoro è la terza questione più urgente (31 per cento) in tutto il blocco, in particolare in Romania, Grecia e Lituania.

Seguono gli alloggi (27 per cento), che appaiono particolarmente problematici nell'Europa centrale dato che Ungheria, Polonia e Slovenia registrano le percentuali più alte (35 per cento) dopo Cipro (40 per cento) di persone che chiedono all'Ue di stanziare fondi in tal senso.

D'altra parte, tra la crescente pressione dei viaggi di massa, il turismo e il patrimonio culturale hanno ricevuto il minor sostegno per gli investimenti pubblici (12 per cento).

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