I rappresentanti delle popolazioni native temono che l'aumento del commercio con l'Europa comporti lo sfruttamento agricolo dei propri territori
L’accordo commerciale fra Unione europea e Paesi del Mercosur preoccupa i popoli indigeni brasiliani. Due dei loro rappresentanti si sono recati a Bruxelles per esporre i propri timori a europarlamentari e funzionari della Commissione europea.
Il motivo principale di preoccupazione è la probabile espansione di agricoltura e allevamento nelle terre abitate da popolazioni native, antecedenti alla colonizzazione portoghese del XVI secolo.
Se l’accordo verrà ratificato da Parlamento europeo e Stati membri dell'Ue, infatti, molti prodotti agroalimentari verranno esportati dal Sudamerica in Europa a dazi azzerati o ridotti.
Considerando che già ora l'Ue è il secondo partner commerciale dei Paesi del blocco Mercosur (Brasile, Argentina, Paraguay e Uruguay), con uno scambio superiore ai cento miliardi di euro all'anno, questo accordo commerciale favorirà probabilmente un incremento della produzione agricola.
In Brasile, ciò dovrebbe tradursi in un aumento delle coltivazioni di soia, miglio e canna da zucchero e dell'allevamento di bovini.
"L'accordo aumenterà la deforestazione e i conflitti socio-ambientali. Non garantisce i diritti dei popoli indigeni, anzi, crea instabilità e incertezza giuridica per loro, poiché da questo accordo traggono vantaggio gli interessi economici che vogliono sfruttare ulteriormente i territori indigeni", dice a Euronews Dinamam Tuxá, coordinatore dell'Associazione dei popoli indigeni del Brasile (più di trecento le comunità di nativi registrate, quasi tutte con una lingua propria che utilizzano in modo esclusivo).
Secondo lui l'intesa commerciale avvantaggerà i grandi capitali privati e coloro che con metodi criminali stanno sottraendo terre ai nativi per destinarle all'agricoltura, complicando anche l'attuazione di una legge europea: quella sulla deforestazione importata, che entrerà in vigore dal 2026.
"Noi siamo contrari a questo accordo, ma il governo brasiliano è a favore, perché vuole produrre di più. E questa produzione sarà fatta sulle nostre teste, sui nostri corpi, a spese dei nostri fiumi e della foresta", sostiene un'altra leader indigena, Alessandra Korap, portavoce del popolo amazzonico dei munduruku.
La legge invisa agli indigeni
Entrambi i rappresentanti delle popolazioni indigene sottolineano il combinato disposto fra l'entrata in vigore dell'accordo e una tendenza del parlamento brasiliano a favorire lo sfruttamento agricolo dei territori abitati di nativi.
La costituzione brasiliana tutela infatti le cosiddette “terre delimitate”, porzioni di territorio garantite dalla costituzione e assegnate alle popolazioni indigene del Paese, dove sono loro a decidere cosa coltivare.
Nel 2023, tuttavia, è stata approvata una legge molto contestata che limita l’assegnazione di queste terre.
"Le legge 14.701, Legge del quadro temporale, rende più flessibili i diritti dei popoli indigeni a sfruttare l’agroindustria all'interno dei propri territori e che paralizza la demarcazione dei territori indigeni", spiega Dinamam Tuxá.
La legislazione impone il riconoscimento come terre delimitate soltanto a quei territori abitati o rivendicati dalle popolazioni indigene fino al 1988, data di promulgazione della costituzione brasiliana. Una condizione che penalizza le comunità indigene che nel frattempo sono cresciute o si sono spostate, situazione non rara per molti dei popoli che vivono ad esempio nella foresta amazzonica.
"Quando bloccano la demarcazione delle terre indigene, lo fanno con l'obiettivo di privare i popoli indigeni dei propri diritti sul proprio territorio - sostiene Tuxá -. La lobby del settore agroalimentare nel nel parlamento brasiliano ha promosso un pacchetto di misure volte ad allentare i diritti dei popoli indigeni e allargare le aree di produzione agricola ai territori indigeni".
L’accordo Ue-Mercosur prevede un capitolo sulla sostenibilità, ma i rappresentanti dei popoli nativi non credono li tuteli abbastanza. E temono per il proprio futuro, come emerge dalle parole di Alessandra Korap.
"Se visitate la mia regione, non vi sembrerà nemmeno di essere in Amazzonia. Vedrete magazzini pieni di tonnellate di soia. Il governo ne sta favorendo la produzione, che si sta diffondendo dappertutto negli Stati di Pará e Mato Grosso".