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Fact-checking: quali i piani della coalizione tedesca per limitare la disinformazione?

Il leader dei cristiano-democratici Friedrich Merz si congratula con il cancelliere uscente Olaf Scholz dopo l'elezione a nuovo cancelliere al parlamento federale tedesco
Il leader dei cristiano-democratici Friedrich Merz si congratula con il cancelliere uscente Olaf Scholz dopo l'elezione a nuovo cancelliere al parlamento federale tedesco Diritti d'autore  Ebrahim Noroozi/Copyright 2025 The AP. All rights reserved
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Di Mared Gwyn Jones
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In rete circolano affermazioni fuorvianti secondo cui il governo di coalizione "rosso-nero" guidato da Friedrich Merz sarebbe intenzionato a introdurre "leggi di censura" nell'ambito di un fantomatico "ministero della Verità"

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Berlino ha ufficialmente inserito nel proprio programma politico un impegno concreto contro la disinformazione.

Il nuovo accordo di coalizione da 144 pagine firmato tra i cristiano-democratici della Cdu/Csu e i socialdemocratici della Spd prevede misure specifiche per contrastare la manipolazione elettorale e l’influenza esterna mirata, citando apertamente le “gravi minacce alla nostra democrazia”. Un’iniziativa che nasce in un clima europeo sempre più attento all’integrità dei processi democratici, in particolare dopo casi di disinformazione legati a elezioni e campagne online.

Le tensioni tra Berlino e Washington su questi temi si sono acuite, specie in seguito ad accuse da parte di rappresentanti conservatori statunitensi, che parlano apertamente di una deriva autoritaria dell’Europa.

Elon Musk, sostenitore dell’ultradestra tedesca AfD, è intervenuto nel dibattito, mentre il senatore Marco Rubio ha accusato la Germania di nascondere una “tirannia mascherata”. La polemica si è intensificata dopo che i servizi segreti tedeschi hanno classificato l’AfD come partito estremista di destra, etichetta poi temporaneamente sospesa.

La frase sull’“affermazione deliberatamente falsa” scatena il dibattito

Tra i passaggi più controversi dell’accordo, uno in particolare ha attirato l’attenzione di media e commentatori conservatori, sia in Germania che all’estero:

“La diffusione deliberata di affermazioni di fatto false non rientra nella libertà di espressione”.

Secondo alcuni, questo sarebbe l’inizio di una “legge contro le menzogne”, se non addirittura la base giuridica per la creazione di un presunto “ministero della Verità”.

Tuttavia, esperti tedeschi di diritto costituzionale hanno smentito categoricamente queste letture allarmistiche. Matthias Bäcker, docente all’Università di Magonza, spiega che tale principio non è affatto una novità, ma riflette fedelmente la giurisprudenza della Corte costituzionale tedesca.

Anche il collega Ralf Müller-Terpitz dell’Università di Mannheim conferma: la Legge fondamentale tedesca garantisce la libertà di espressione, ma ciò non include affermazioni che siano provate false e diffuse in modo deliberato, in particolare se usate per diffamare o incitare all’odio.

Libertà di parola intatta: “Le eccezioni sono rare”

Nonostante le polemiche, il principio rimane saldo: la libertà di parola in Germania resta fortemente tutelata. Gli studiosi chiariscono che solo in casi eccezionali una dichiarazione viene esclusa dalla protezione costituzionale.

“Ogni volta che c'è un dubbio, si ricade nella libertà di espressione”, precisa Bäcker. Anche le affermazioni errate sono spesso tutelate, se sono parte di un’opinione o di una valutazione soggettiva.

L’esperienza tedesca dimostra che i limiti sono tracciati con estrema cautela, come nel caso della condanna a 7 mesi con pena sospesa inflitta al direttore di un media vicino all’AfD, per aver diffuso un meme falsificato contro l’ex ministra dell’Interno Nancy Faeser. Sebbene il caso abbia suscitato critiche e allarmi sul fronte della libertà di parola, il quadro legale rimane orientato al principio di proporzionalità e tutela dei diritti fondamentali.

Il ministro Liminski: “Libertà significa anche responsabilità”

A difendere la linea del governo è intervenuto anche Nathanael Liminski, ministro dei media della Renania Settentrionale-Vestfalia e membro del gruppo che ha redatto la sezione sull’informazione.

“La libertà ha dei confini”, ha dichiarato a Euroverify, richiamando esempi concreti come la negazione dell’Olocausto e l’antisemitismo. Secondo Liminski, l’approccio europeo alla libertà di parola è sempre collegato alla responsabilità.

L’accordo prevede anche un rafforzamento dell’azione delle autorità indipendenti per i media, come le 14 Landesmedienanstalten, che regolano la comunicazione pubblica su base federale, ma non dipendono dal governo centrale. Tobias Schmid, commissario per gli affari europei del DLM, chiarisce:

“Questo documento non è una legge, ma una dichiarazione politica. Le leggi restano vincolanti, non i programmi di coalizione”.

Il vero obiettivo: contrastare i bot e l’odio online

Tra le misure più operative previste dall’accordo figura il divieto di “tecniche di diffusione manipolative”, in particolare attraverso bot e account falsi usati in modo coordinato per influenzare il dibattito pubblico. Il professor Bäcker ritiene questa misura possibile e giustificata, purché rispettosa della proporzionalità e trasparenza. Tuttavia, Müller-Terpitz solleva un dubbio: non è detto che la Federazione tedesca abbia la competenza giuridica per una tale regolamentazione autonoma.

In questo contesto, il ministro Liminski ha indicato che il governo federale potrebbe promuovere tali misure a livello europeo, integrandole nel Digital Services Act dell’Unione europea.

“Dobbiamo combattere l’uso distorto dei social media. L’uso massiccio di bot manipola l’opinione pubblica e minaccia la qualità del dibattito democratico”, ha dichiarato Liminski.

Berlino rassicura: nessuna censura, solo regole per proteggere la democrazia

Nonostante le polemiche internazionali e le reazioni allarmistiche di alcuni ambienti politici, l’accordo di coalizione tedesco non introduce nuove leggi restrittive sulla libertà di parola, ma punta a rafforzare la resilienza democratica contro fenomeni come la disinformazione, la manipolazione online e l’odio digitale. I commenti degli esperti legali e dei responsabili politici sembrano convergere su un punto: non si tratta di censura, ma di trasparenza e responsabilità.

La Germania si muove così su un crinale delicato, cercando di conciliare libertà individuali e protezione del processo democratico, in un contesto internazionale sempre più complesso, dove il confine tra libertà d’espressione e abuso della stessa rischia di diventare ogni giorno più sottile.

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