Nell'altalena della guerra commerciale, Donald Trump ha rilanciato l'idea che l'Europa possa colmare il proprio deficit commerciale con gli Stati Uniti aumentando fortemente le importazioni di energia americana
Dopo la rinnovata richiesta di Donald Trump all'Ue di acquistare più petrolio e gas statunitensi, il commissario per l'Energia Dan Jørgensen ha fatto sapere che i Paesi membri sono pronti ad aumentare le importazioni, ma a patto che ciò non implichi l'abbandono degli obiettivi climatici e ambientali. Il che ha permesso di toccare, di fatto, il cuore del problema.
Trump: "Per evitare i dazi, comprino la nostra energia"
Lunedì Trump si è espresso contro l'idea di dazi a zero, da ambo le parti, ribadendo che gli Stati Uniti hanno un deficit di 350 miliardi di dollari con l'Unione europea. Riferendosi alla guerra commerciale, il presidente americano ha spiegato a un gruppo di giornalisti a Washington che "uno dei modi più semplici e rapidi per superarla è che comprino la nostra energia". Si tratta d'altra parte di una posizione assunta dal capo di Stato anche quando era ancora presidente eletto: in un messaggio sui social network aveva infatti parlato di "dazi a oltranza" se l'Europa non avesse accettato di aumentare le importazioni di materie prime energetiche made in Usa.
Secondo il Bureau of Economic Analysis del governo statunitense, il deficit nel 2024 è stato di 235,6 miliardi di dollari, ma anche questo sembra essere un ordine di grandezza superiore al potenziale mercato europeo per il gas naturale americano. Secondo l'ufficio statistico Eurostat, infatti, l'anno scorso il valore totale di tutte le importazioni energetiche europee - gas, petrolio e carbone, oltre al Gnl - è stato di 375,9 miliardi di euro. Il gas naturale liquefatto ha rappresentato solo 41,4 miliardi di euro, di cui la quota americana è stata pari a poco meno della metà, con volumi complessivi delle importazioni che sono diminuiti del 15 per cento rispetto all'anno precedente.
D'altra parte, l'Europa sta aumentando la presenza di infrastrutture per le energie rinnovabili, soprattutto eoliche e solari, e la domanda di combustibili fossili in generale - soprattutto se l'Ue si atterrà al suo programma di decarbonizzazione - è su una traiettoria discendente. Risulta però "scomodo" il fatto che la quota di mercato del Cremlino in termine di vendite di Gnl nell'Ue sia ancora del 17,5%, benché l'obiettivo dell'Ue sia di porre fine a tutte le importazioni di energia russa entro il 2027. Ciò significa che potrebbe esserci ancora un notevole margine per aumentare le importazioni di gas dagli Stati Uniti nel breve termine.
L'Ue vuole evitare una dipendenza dagli Stati Uniti
Ma i funzionari europei hanno già espresso riserve a più riprese sull'idea di un aumento permanente delle importazioni, per lo meno nella misura che Trump sembra voler imporre. "Vogliamo evitare un'eccessiva dipendenza da un singolo fornitore", ha dichiarato un portavoce della Commissione all'indomani della vaga offerta di Trump di una contropartita. "Abbiamo imparato troppo bene la lezione".
Inoltre, ha osservato lo stesso funzionario, la Commissione non è un attore del mercato e il suo margine di manovra è limitato a misure come la revisione delle procedure di autorizzazione per le infrastrutture di Gnl - di cui l'Ue presenta già un'eccedenza - o l'esplorazione di metodi per rendere comune la domanda. Per quanto riguarda la cifra di 350 miliardi di dollari indicata da Trump, il portavoce ha osservato che sarebbe "molto, molto difficile commentare un numero che è stato dato da parte statunitense".
Il commissario Jørgensen conferma la volontà di mantenere gli obiettivi climatici europei
Il commissario per l'energia Jørgensen è stato altrettanto tiepido in un'intervista rilasciata al Financial Times giovedì (10 aprile). Esiste un "potenziale" per l'Ue di acquistare più gas naturale liquefatto dagli Stati Uniti, ma dovrebbe avvenire "a condizioni che siano anche in linea" con le normative ambientali europee, ha ribadito. Un elemento legislativo di fondamentale importanza è il regolamento sul metano, che dovrebbe imporre agli esportatori verso l'Ue gli stessi obblighi di monitoraggio, rendicontazione e verifica degli operatori nazionali.
Inoltre, bloccherebbe ciò i contratti di fornitura per i combustibili la cui impronta di CO2 "a monte" è superiore a una soglia ancora da definire, che probabilmente comprenderà ad esempio il gas estratto tramite fratturazione idraulica, o fracking, che rappresenta lamaggior parte della produzione statunitense.
Il nodo del metano e i metodi di estrazione del gas americano
Ciò detto, i funzionari europei che si occupano di energia hanno mantenuto un "dialogo continuo" a "livello tecnico" con le loro controparti statunitensi in merito al regolamento sul metano, ha dichiarato un portavoce a Euronews: "Ovviamente ci sono state discussioni su quali saranno le implicazioni del regolamento sul metano, ma non si tratta di qualcosa che si sta svolgendo ora, nelle circostanze attuali".
Allo stesso tempo, rimane il promesso piano di abbandono della importazioni di energia dalla Russia, che avrebbe dovuto essere presentato entro la fine di marzo. Nell'intervista al FT, Jorgensen ha riconosciuto che dal 2022 l'Ue ha speso più per l'energia russa di quanto abbia dato all'Ucraina in aiuti. Ma l'ultima agenda provvisoria della Commissione suggerisce che Bruxelles non ha intenzione di presentare il piano prima dell'estate, il che significa che, nella migliore delle ipotesi, i Paesi membri avranno un paio d'anni per attuarlo. "Naturalmente seguiamo con attenzione gli eventi che si susseguono mentre stiamo mettendo a punto il nostro piano, in modo che sia adatto allo scopo", ha concluso il funzionario.