Gli operatori dell'industria farmaceutica e cosmetica si sono rivolti ai tribunali europei per contestare una direttiva che impone loro di finanziare almeno l'80 per cento dei trattamenti volti a eliminare i microinquinanti dalle acque reflue urbane
Gli operatori dell'industria farmaceutica e cosmetica hanno presentato un ricorso alla Corte di giustizia dell'Unione europea contro la direttiva sul trattamento delle acque reflue urbane.
La direttiva europea, entrata in vigore il primo gennaio 2025, impone ai produttori di farmaci e cosmetici di finanziare almeno l'80 per cento del trattamento per eliminare i microinquinanti dalle acque reflue urbane, secondo il principio "chi inquina paga".
Oltre il 90 per cento dei "microinquinanti che lasciano l'effluente degli impianti di trattamento delle acque reflue proviene da prodotti farmaceutici e cosmetici", ha dichiarato a Euronews Hans Goossens, presidente di Water Europe. Secondo Goossens è quindi "giusto" che "l'80 per cento dei costi per l'eliminazione di questi rifiuti sia a carico di coloro che li generano". Il principio "chi inquina paga" è la pietra miliare della politica ambientale europea", ha aggiunto.
Chi deve pagare
I settori farmaceutico e cosmetico ritengono che l'onere debba essere ripartito in modo più equo.
"Siamo tutti favorevoli a pagare la nostra parte di inquinamento che generiamo, ma deve essere una parte equa", ha dichiarato a Euronews Nathalie Moll, direttrice generale della Federazione europea delle industrie e delle associazioni farmaceutiche (Efpia).
"Stiamo cercando di capire chi sono i diversi inquinatori e di assicurarci che questa direttiva sia stabilita secondo i giusti principi e che tutti gli attori siano coinvolti. Non solo per pagare la loro giusta quota, ma anche per garantire che siano incentivati a produrre prodotti più sostenibili in futuro", ha aggiunto Moll.
Oltre 1 miliardo di euro all'anno per il trattamento aggiuntivo delle acque reflue
La Commissione stima in 1,2 miliardi di euro all'anno il costo aggiuntivo negli impianti di trattamento delle acque reflue.
Mentre alcuni sostengono che si tratta di una goccia nel mare rispetto al fatturato del settore farmaceutico, Medicines for Europe ritiene che questa direttiva sia "sproporzionata" e metta a rischio l'accessibilità e l'economicità dei farmaci.
"Poiché in Europa non possiamo aumentare legalmente il prezzo dei farmaci, questa direttiva li renderebbe indisponibili per i pazienti, creando uno tsunami di carenze", ha dichiarato a Euronews Adrian van den Hoven, direttore generale di Medicines for Europe. Sostiene, ad esempio, che il costo del farmaco per il diabete metformina potrebbe aumentare del 900 per cento e che l'antibiotico amoxicillina potrebbe aumentare del 350 per cento.
In totale gli operatori dell'industria farmaceutica e cosmetica, tra cui Accord Healthcare France, Dermapharm, Efpia, Adamed Pharma, Hexal e Cosmetics Europe, hanno presentato 16 ricorsi alla Corte di Giustizia dell'Unione europea. Anche la Polonia ha sottoposto la questione alla Corte di giustizia dell'Ue.
La risposta della Commissione Ue
Contattata da Euronews, la Commissione assicura che i potenziali effetti dell'estensione della responsabilità del produttore sull'industria farmaceutica sono stati attentamente valutati nella valutazione d'impatto.
Le ripercussioni "sui prezzi dei prodotti farmaceutici" e "la riduzione dei margini di profitto dell'industria dovrebbero essere marginali", assicura un portavoce della Commissione.
Bruxelles ha aggiunto che "la direttiva offre agli Stati membri una notevole flessibilità nel calcolare le tasse e nel garantire che siano proporzionate e non incidano sull'accessibilità e sul prezzo dei medicinali".