Il nuovo termine, "Readiness 2030", è una risposta diretta alle critiche espresse da Giorgia Meloni e Pedro Sánchez nei giorni scorsi
La Commissione europea ha confermato che eliminerà gradualmente il termine "Rearm Europe" per descrivere la sua iniziativa multimiliardaria per il riarmo dell'Europa, dopo la reazione dei leader di Italia e Spagna, che sostengono che il nome sia eccessivamente carico e rischi di allontanare i cittadini.
D'ora in poi, il piano per aumentare le capacità di difesa e la produzione in tutto il blocco sarà noto come "Readiness 2030", un riferimento alla data entro la quale la Russia potrebbe avere le capacità necessarie per lanciare un attacco contro uno Stato membro dell'Ue o della Nato.
Nel frattempo, il programma specifico per raccogliere e distribuire 150 miliardi di euro in prestiti a basso interesse per facilitare l'acquisto di armi e munizioni avanzate si chiamerà "SAFE". Parallelamente, la Commissione ha proposto un allentamento mirato delle norme fiscali per mobilitare fino a 650 miliardi di euro, per un totale di 800 miliardi di euro.
"Siamo sensibili al fatto che il nome in quanto tale possa suscitare una certa sensibilità in alcuni Stati membri, quindi questo è un aspetto che, ovviamente, prendiamo in considerazione", ha dichiarato venerdì pomeriggio Paula Pinho, portavoce capo della Commissione.
"Se questo rende più difficile trasmettere a tutti i cittadini dell'Ue il messaggio della necessità di adottare queste misure, allora siamo tutti pronti non solo ad ascoltare, ma anche a rifletterlo nel modo in cui lo comunichiamo".
Il nuovo nome, "Readiness 2030", è "di una portata più ampia", ha spiegato Pinho. Il rebranding è avvenuto in un tempo straordinariamente breve.
Quando Ursula von der Leyen ha presentato il progetto da 800 miliardi di euro il 4 marzo, ha usato solo il termine "Rearm Europe" per descriverlo. "Siamo in un'epoca di riarmo. E l'Europa è pronta a incrementare in modo massiccio la spesa per la difesa", ha dichiarato la presidente della Commissione.
Ma all'inizio di questa settimana, quando la Commissione ha presentato i testi giuridici alla base del piano, il termine è cambiato in "Rearm Europe Plan/Readiness 2030".
Meloni contro il brand "Rearm Europe"
Prima della presentazione, il primo ministro Giorgia Meloni aveva apertamente espresso il suo disagio per il termine.
"Credo che 'Rearm Europe' sia un nome fuorviante per i cittadini, perché siamo chiamati a rafforzare le nostre capacità di difesa, ma oggi questo non significa banalmente acquistare armamenti", ha dichiarato martedì Meloni al Senato.
Per Meloni, l'attenzione dovrebbe essere più ampia e riguardare "l'operatività, i servizi essenziali, le infrastrutture energetiche, le filiere: tutte cose che non si fanno semplicemente con le armi".
"Non c'è difesa senza questo approccio", ha detto Meloni.
Il suo omologo spagnolo, Pedro Sánchez, non ha lasciato dubbi sulla sua avversione per il termine durante un vertice dei leader dell'Ue a Bruxelles, dove la difesa era in cima all'agenda. Come Meloni, lo spagnolo ha spinto per una definizione più ampia che includa settori come la sicurezza informatica, l'antiterrorismo, l'informatica quantistica, l'intelligenza artificiale e le connessioni satellitari.
"Non mi piace il termine 'riarmo'. Penso che sia un approccio incompleto. La difesa può essere spiegata sotto un ombrello molto più ampio, che è la sicurezza", ha detto giovedì Sánchez, aggiungendo che le minacce affrontate dall'Europa meridionale sono "un po' diverse" da quelle dell'Est.
Tecnologie "dal duplice uso"
"Penso che dobbiamo educare le persone al fatto che quando parliamo di sicurezza e difesa, stiamo fondamentalmente parlando di tecnologia, spesso di beni a duplice uso, perché i droni che possono essere utilizzati in caso di conflitto, come sta accadendo nell'Ucraina orientale, possono anche essere utilizzati per combattere gli incendi".
Al termine del vertice, von der Leyen è apparsa ricettiva alle critiche e ha accennato a un imminente rebranding che potrebbe far cadere del tutto il marchio "Rearm Europe".
"L'approccio che stiamo adottando è molto più ampio", ha detto von der Leyen, parlando di guerra elettronica, sicurezza informatica e telecomunicazioni.
"Per questo motivo, il nome "Readiness 2030"".
Le lamentele espresse dall'Italia e dalla Spagna hanno suscitato qualche perplessità, dato che i due Paesi sono tra i ritardatari della Nato, non riuscendo a raggiungere l'obiettivo del 2 per cento di spesa per la difesa.