Il presidente della Repubblica Serba, una delle due entità che formano la Bosnia-Erzegovina, era a processo per provvedimenti contrari alle autorità centrali e a quelle internazionali. Dodik ha incassato la solidarietà di Serbia e Russia
Un tribunale di Sarajevo ha condannato mercoledì il leader separatista serbo-bosniaco, Milorad Dodik, a un anno di carcere e gli ha ordinato di dimettersi dalla carica di presidente della regione a maggioranza serba della Bosnia-Erzegovina.
Dodik, a capo della Repubblica autonoma serba, è stato incriminato nel 2023 per avere firmato leggi che sospendevano le sentenze della Corte costituzionale e non riconoscevano il ruolo dell'Alto rappresentante per la Bosnia-Erzegovina (istituito per monitorare gli accordi di pace di Dayton del 1995), carica ricoperta attualmente dal tedesco Christian Schmidt.
Sotto la presidenza di Dodik, la repubblica serbo-bosniaca ha varato anche altre misure volte a ridurre la presenza delle autorità centrali ed escludere l'attività di quelle giudiziarie e di intelligence.
Né il leder serbo-bosniaco né i suoi avvocati erano in aula lunedì. Hanno due settimane di tempo per appellarsi alla sentenza, ma probabilmente Dodik eviterà il carcere perché, per la legge nazionale, le pene detentive che non superano l'anno possono essere commutate in una multa.
“Da oggi non c'è più la Bosnia-Erzegovina”, ha detto Dodik a una folla di sostenitori a Banja Luka, il capoluogo de facto della repubblica, “ho bisogno del supporto del popolo e andrò fino in fondo”.
Come si è arrivati alle divisioni in Bosnia-Erzegovina
Il verdetto segna un altro punto basso in Bosnia, che ha subito un sanguinoso conflitto etnico negli anni '90 e da allora è stata divisa in due regioni autonome: la Repubblica Serba e la Federazione di bosniaci e croati.
Le due regioni sono sotto un governo centrale che non è stato in grado spesso di colmare le persistenti divisioni.
Il conflitto in corso sottolinea anche il divario di affiliazioni nei Balcani tra chi cerca l'integrazione con l'Occidente e chi si schiera con la Russia. Dodik da tempo chiede che la Repubblica Serba si separi e formi un'unione con la vicina Serbia, che è uno dei Paesi più vicini a Mosca.
Dodik ha detto di avere parlato al telefono mercoledì con il presidente serbo Aleksandar Vucic e con il primo ministro ungherese, Viktor Orban, chiamate durante cui ha sostenuto di "avere preso in giro quelli di Sarajevo”.
Orban ha affermato che il verdetto fa parte di una “caccia alle streghe politica” e di un “esempio di armamento del sistema legale contro un leader democraticamente eletto”. La Russia, ha definito la sentenza del tribunale “un attacco alla stabilità della regione balcanica”.