Il governo ungherese ha chiesto all'Ue di astenersi da qualsiasi nuova iniziativa che possa minare i negoziati guidati da Trump
Sulla partita dei negoziati, avviati da Trump per la pace in Ucraina, l'Ungheria si rivela il principale ostacolo per l'Unione europea. Se gli Stati membri cercano di serrare i ranghi in reazione alla spinta dirompente di Donald Trump, Budapest impedisce di raggiungere una posizione unitaria per i negoziati tra Ucraina e Russia.
L'iniziativa di Trump, lanciata senza coordinamento con gli alleati occidentali, ha messo in fibrillazione le relazioni transatlantiche e ha alimentato il timore che l'Ucraina sia costretta a un accordo altamente svantaggioso, che indebolirebbe gravemente la sicurezza a lungo termine dell'Europa.
Le dichiarazioni del presidente americano, che ha definito Volodomyr Zelensky un "dittatore senza elezioni", ha ulteriormente aggravato il senso di ansia.
Con gli eventi che si susseguono a ritmo vertiginoso, i Paesi dell'Ue stanno cercando di mettersi al passo e di presentare nuove proposte che possano sostenere finanziariamente e militarmente la nazione devastata dalla guerra, mantenendo alta la pressione sul Cremlino.
Ma l'Ungheria potrebbe rivelarsi un ostacolo insormontabile prima del traguardo.
Ungheria contraria alle sanzioni a Mosca
"Pensavamo che l'amministrazione democratica sarebbe caduta negli Stati Uniti e che sarebbe subentrato un governo repubblicano guidato da Donald Trump, che avrebbe mediato la pace e a sua volta rilanciato l'economia", ha dichiarato il primo ministro Viktor Orbán in un'intervista radiofonica di venerdì.
Nel frattempo, il suo ministro degli Esteri, Péter Szijjártó, ha minacciato di bloccare il rinnovo delle sanzioni dell'Ue contro individui russi e bielorussi, che riguardano quasi 3.000 persone ed entità considerate complici della guerra di aggressione.
La scadenza per il rinnovo è il 15 marzo e richiede l'unanimità.
Secondo un portavoce del governo, Szijjártó ha detto che "bisogna dare tempo" ai colloqui tra Stati Uniti e Russia e ha criticato Bruxelles per le "decisioni affrettate che ostacolano gli sforzi di pace".
Budapest si oppone anche ad altri aiuti all'Ucraina
Il ministro si è inoltre opposto a nuovi pacchetti di assistenza per l'Ucraina: "Non sosterremo la spesa dei soldi dei contribuenti europei per prolungare la guerra" ha detto. "Siamo più vicini che mai a una soluzione, poiché i colloqui diretti tra Stati Uniti e Russia hanno ravvivato la speranza di pace", ha aggiunto Szijjártó.
I commenti mettono in dubbio la capacità dell'Ue di parlare con una voce collettiva e di riaffermare la propria posizione nei negoziati guidati da Trump.
"Penso che l'Ungheria stia alzando molto la posta in gioco", ha dichiarato un diplomatico di alto livello, parlando a condizione di anonimato. "Spero che facciano marcia indietro prima o poi, ma è davvero una cosa da togliere il fiato quello che stanno tentando di fare".
Il gioco di dire sì in cambio di provvedimenti a favore
Il mese scorso, l'Ungheria ha giurato di bloccare il rinnovo di tutte le sanzioni settoriali contro la Russia, compresi i divieti su petrolio, carbone, tecnologia, finanza, beni di lusso, trasporti e trasmissioni radiotelevisive, e il congelamento di 210 miliardi di euro di beni sovrani.
Alla fine Budapest ha ceduto. Non prima di aver ottenuto garanzie dalla Commissione europea su una disputa relativa al gas, che Ungheria e Slovacchia hanno con l'Ucraina. Szijjártó sostiene ora che la Commissione non ha rispettato gli impegni.
"Abbiamo già visto questo gioco. Gli ungheresi fanno i soliti giochi e trucchi", ha dichiarato un altro diplomatico di alto livello. "Vorrei poter dire di essere sorpreso da questi trucchi".
Un terzo diplomatico ha espresso preoccupazione per il modo in cui l'Ungheria fa eco alla retorica di Trump e ha previsto "discussioni difficili". Tuttavia, ha ammonito il diplomatico, c'è sempre una differenza tra le parole incendiarie del Paese e le sue azioni reali.
Il potere di veto in Europa
Anche se Budapest accettasse di rinnovare le singole sanzioni prima della scadenza di marzo, il suo potere di veto potrebbe comunque impedire l'approvazione di nuovi aiuti all'Ucraina.
Per quasi due anni, l'Ungheria ha bloccato più di 6 miliardi di euro dal Fondo europeo per la pace (Epf), un meccanismo fuori bilancio che rimborsa parzialmente gli Stati membri per le armi e le munizioni donate.
I ripetuti tentativi di aggirare il veto sull'Epf sono falliti, aggravando la frustrazione dei Paesi che ancora attendono il rimborso delle loro fatture.
Come aggirare l'opposizione di Orbán
L'Alto rappresentante Kaja Kallas ha proposto una nuova iniziativa dell'Ue per fornire aiuti letali e non letali, come artiglieria, sistemi di difesa aerea e attrezzature per l'addestramento, per coprire il fabbisogno militare dell'Ucraina fino al 2025.
Kallas vuole prima trovare un accordo politico tra i ministri degli Affari esteri, che si incontreranno lunedì, prima di chiedere una somma di denaro specifica.
"Sappiamo anche che non sarà economico. Dal punto di vista finanziario e militare, dobbiamo fare di più", ha spiegato un alto funzionario dell'Ue. "Sarà una somma sostanziale".
Alla domanda su come si potrebbe aggirare il veto, il funzionario ha risposto che Kallas utilizzerà "ogni singola procedura possibile", come il ricorso a un'astensione costruttiva o il rendere i contributi al nuovo fondo volontari, anziché obbligatori.
"Questo è necessario per agire in modo rapido, migliore e più deciso", ha detto il funzionario.
L'approvazione del piano è considerata una priorità assoluta per dimostrare la volontà dell'Ue di assumersi una quota maggiore del sostegno all'Ucraina, una delle richieste principali dell'America.