Secondo un rapporto di nove ong, il numero di respingimenti in Europa è aumentato "bruscamente" negli ultimi anni fino a diventare una pratica "sistematica"
Le frontiere esterne dell'Unione europea hanno registrato più di 120mila respingimenti di migranti irregolari nel 2024, secondo un nuovo rapporto lunedì di nove organizzazioni per i diritti umani.
Il rapporto rivela la portata dei respingimenti da parte degli Stati membri dell'Ue e la pratica di espellere i migranti per impedire l'accesso alla procedura di asilo, un diritto sancito sia dall'Ue sia dal diritto internazionale.
La ricerca ha messo insieme dati pubblici e quelli di organizzazioni impegnate nelle migrazioni in Bulgaria, Croazia, Finlandia, Grecia, Lettonia, Lituania e Polonia, concludendo che l'anno scorso sono stati effettuati "almeno" 120.457 respingimenti, vale a dire casi di migranti allontanati dal territorio nazionale senza potere presentare la domanda di protezione internazionale e senza ricevere una valutazione individuale di tale richiesta.
L'allontanamento è avvenuto "spesso" con violenza, si legge nel rapporto, con richiedenti asilo picchiati dalle guardie di frontiera, abbandonati in mare o lasciati morire di freddo nei boschi.
Il numero totale indicato dal rapporto si riferisce ai respingimenti da Paesi dell'Ue verso Paesi Terzi, escludendo i casi controvoresi tra Stati membri.
Il rapporto è frutto della collaborazione tra le ong 11.11.11 (Belgio), Comitato ungherese di Helsinki (Ungheria), Associazione We Are Monitoring (Polonia), Centro per gli studi sulla pace (Croazia), Centro libanese per i diritti umani (Libano), Sienos Grupė (Lituania), Centro per l'assistenza legale - Voce in Bulgaria e Fondazione Mission Wings (Bulgaria) e I Want to Help Refugees (Lettonia).
Quali sono i Paesi Ue che respingono più migranti
La Bulgaria guida la classifica del 2024, con 52.534 respingimenti verso la Turchia, impedendo anche secondo i ricercatori il lavoro dell'agenzia Frontex, l'agenzia di frontiera dell'Ue.
Seguono Grecia (14.482), Polonia (13.600), Ungheria (5.713), Lettonia (5.388), Croazia (1.905) e Lituania (1.002).
Lo studio ha riguardato anche la Libia (21.762) e il Libano (3.768) perché i respingimenti effettuati da queste nazioni sono stati fatti con il supporto "diretto e ampio" di Italia, Cipro e delle istituzioni dell'Ue.
Nel maggio 2024 la Presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, si è recata a Beirut per annunciare un miliardo di euro di aiuti al Libano al fine di gestire i flussi migratori irregolari e sostenere l'economia del Paese in crisi.
I respingimenti sono da tempo un argomento di discussione nell'Ue, in particolare dopo la crisi migratoria del 2015-2016, e hanno alimentato continue critiche nei confronti delle guardie di frontiera, provocando indagini interne, inchieste dei media e cause legali.
"Il numero di respingimenti alle frontiere esterne dell'Europa è aumentato notevolmente negli ultimi anni, tanto da diventare una pratica sistematica della politica migratoria dell'Ue", si legge nella prefazione del rapporto, "le continue segnalazioni di respingimenti indicano un fallimento sistematico da parte dell'Ue nell'imporre il rispetto di uno dei diritti umani più fondamentali".
La Cedu ha condannato la Grecia e sta valutando Lettonia, Lituania e Polonia sui migranti
Un linguaggio simile è stato usato dalla Corte europea dei diritti dell'uomo (Cedu), che il mese scorso ha giudicato la Grecia colpevole di avere condotto respingimenti "sistematici" contro i richiedenti asilo.
La scorsa settimana, la Corte di Strasburgo ha iniziato ad esaminare tre cause contro Polonia, Lettonia e Lituania per presunti respingimenti in Bielorussia, segnando la prima volta che la Corte esamina controversie relative all'uso dei flussi di migranti come strumento di pressione politica tra Stati.
L'Ue ha accusato il presidente bielorusso Aleksander Lukashenko di avere deliberatamente attirato migranti a Minsk e di averli mandati verso l'Europa orientale, nel tentativo di seminare il caos e polarizzare le società.
In risposta ai piani di Lukashenko, la Polonia ha preparato una nuova legislazione per sospendere temporaneamente il diritto di asilo.
Dopo aver inizialmente criticato il piano polacco, la Commissione europea ha infine ceduto e ha pubblicato delle linee guida per consentire la sospensione dei diritti fondamentali in "situazioni eccezionali", come la strumentalizzazione da parte di attori stranieri. L'esenzione si applicherà anche alla Finlandia, che ha approvato una legislazione d'emergenza che legalizza i respingimenti.
Il rapporto appena pubblicato lancia anche l'allarme sulla progressiva "securizzazione" della migrazione, avvertendo che i migranti hanno il diritto di accedere alla procedura di asilo, sia che si rechino in Europa di propria volontà sia che siano pedine di un gioco geopolitico.
In una dichiarazione rilasciata a Euronews, un portavoce del Ministero degli Interni polacco ha affermato che le guardie di frontiera hanno "il diritto di usare mezzi di coercizione fisica e armi da fuoco" di fronte ad attacchi contro la loro integrità fisica e "l'inviolabilità del confine di Stato".
La Polonia afferma in particolare che i migranti strumentalizzati dalla Bielorussia sono diventati sempre più dotati di strumenti pericolosi e "aggressivi". L'anno scorso, un soldato polacco è morto dopo essere stato accoltellato da un migrante al confine con la Bielorussia.
"La migrazione orchestrata è un processo che né il diritto internazionale né la legge polacca avrebbero potuto prevedere", ha dichiarato il portavoce del governo di Varsavia.