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Guerra dei dazi: e se l'Europa prendesse di mira i servizi tecnologici statunitensi?

Le nuove auto tedesche vengono stoccate in un centro logistico di Essen - L'UE potrebbe scegliere di evitare una guerra commerciale tit-for-tar e di colpire invece le aziende digitali statunitensi
Le nuove auto tedesche vengono stoccate in un centro logistico di Essen - L'UE potrebbe scegliere di evitare una guerra commerciale tit-for-tar e di colpire invece le aziende digitali statunitensi Diritti d'autore  Martin Meissner/Copyright 2025 The AP. All rights reserved.
Diritti d'autore Martin Meissner/Copyright 2025 The AP. All rights reserved.
Di Piero Cingari
Pubblicato il
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Secondo un rapporto di Goldman Sachs, i nuovi dazi di Trump potrebbero spingere l'Ue a reagire prendendo di mira i servizi tecnologici statunitensi

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Il piano di Donald Trump di imporre nuovi dazi all'Unione europea potrebbe provocare una ritorsione inaspettata: non tassando i beni americani, ma prendendo di mira il dominio delle aziende tecnologiche statunitensi nell'economia digitale europea.

L'idea, delineata in un rapporto di Goldman Sachs pubblicato lunedì, suggerisce che piuttosto che rispondere con dazi sulle esportazioni statunitensi, Bruxelles potrebbe agire per comprimere il deficit commerciale nei servizi.

Limitando i servizi digitali americani, l'Ue potrebbe colpire un settore che genera miliardi di entrate dai mercati europei.

Si profila una nuova guerra commerciale transatlantica?

Venerdì scorso Trump ha giurato di imporre "tariffe reciproche" già da questa settimana, alimentando i timori di una nuova guerra commerciale transatlantica.

Gli economisti di Goldman Sachs Giovanni Pierdomenico e Filippo Taddei hanno dichiarato di aspettarsi che gli Stati Uniti aumentino i dazi sulle esportazioni di auto europee di 25 punti percentuali e introducano una tariffa del 10% su un'ampia serie di importazioni critiche, che vanno dai metalli e minerali ai prodotti farmaceutici.

Secondo le loro stime, questa mossa potrebbe avere un impatto sulle esportazioni dell'Ue per un valore di 190 miliardi di euro, pari a circa il 40% delle spedizioni totali del blocco verso gli Stati Uniti.

In caso di imposizione di tariffe, Goldman Sachs prevede che la risposta dell'Ue sarà simile alla strategia utilizzata nel 2018, quando Trump ha preso di mira per la prima volta l'acciaio e l'alluminio europei. All'epoca, Bruxelles si è vendicata con dazi su prodotti chiave statunitensi - tra cui il whisky bourbon e le motociclette - che coprivano circa il 40% delle esportazioni Ue colpite.

Una seconda serie di dazi è stata preparata ma mai attuata, in attesa di una decisione dell'Organizzazione mondiale del commercio.

Questa volta, è probabile che l'Unione europea si muova ancora una volta con cautela.

"Ci aspettiamo che l'Ue favorisca il più possibile un'attenuazione delle tensioni commerciali e che ricorra a forti ritorsioni solo come ultima risorsa", hanno affermato gli economisti.

Economia digitale: un nuovo fronte del conflitto?

A differenza del 2018, però, l'Ue ha ora a disposizione un'arma in più: lo Strumento Anti-Coercizione (Aci), un meccanismo pensato per contrastare le pressioni economiche dei Paesi terzi.

L'Aci, che conferisce a Bruxelles l'autorità di imporre tariffe e limitare l'accesso ai mercati europei in risposta a misure commerciali coercitive, potrebbe fornire un quadro d'azione contro Washington.

Un settore che potrebbe essere messo sotto esame è quello dell'economia digitale. Mentre l'Ue gode di un significativo surplus commerciale di beni con gli Stati Uniti, registra un deficit commerciale annuale di quasi 150 miliardi di euro nei servizi - la metà del surplus di beni.

Uno dei principali fattori di questo squilibrio è il dominio delle aziende tecnologiche americane. Queste companies generano ingenti ricavi dai clienti europei e rimpatriano i guadagni sotto forma di royalties attraverso giurisdizioni a bassa tassazione come l'Irlanda.

Gli economisti di Goldman Sachs suggeriscono che puntare su questo settore potrebbe essere un modo per Bruxelles di reagire senza ricorrere a una guerra di dazi sui beni materiali.

"I servizi importati dall'Ue dagli Stati Uniti abbracciano diversi settori, tra cui quello finanziario, ma la maggior parte di essi è costituita da servizi informatici che vengono poi fatturati come royalties incanalate negli Stati Uniti dall'Irlanda", ha affermato Goldman Sachs, aggiungendo che qualsiasi restrizione a queste transazioni potrebbe avere un impatto significativo sulla bilancia commerciale dei servizi.

Una decisione ad alto rischio

A differenza delle tariffe tradizionali, che possono essere imposte rapidamente, qualsiasi misura prevista dall'Aci richiederebbe l'approvazione di almeno 15 dei 27 Stati membri dell'Ue, un processo che potrebbe rallentare la risposta europea.

Per ora, l'Europa osserva con attenzione la prossima mossa di Trump. Se il presidente dovesse mantenere la promessa di nuovi dazi, Bruxelles dovrà decidere tra una ritorsione diretta sulle merci americane o un approccio più strategico, che potrebbe mettere il settore tecnologico statunitense nel mirino di una guerra commerciale che finora ha ampiamente evitato.

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