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Migranti, Barnier: "Il modello Italia - Albania non può essere trasposto in Francia"

Il primo ministro francese Michel Barnier pronuncia un discorso all'Assemblea nazionale di Parigi, il 1° ottobre 2024
Il primo ministro francese Michel Barnier pronuncia un discorso all'Assemblea nazionale di Parigi, il 1° ottobre 2024 Diritti d'autore  Thibault Camus/Copyright 2024 The AP. All rights reserved.
Diritti d'autore Thibault Camus/Copyright 2024 The AP. All rights reserved.
Di Euronews Agenzie: AP, EBU
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Il primo ministro francese esclude che la soluzione adottata da Roma per gestire parte della crisi migratoria possa essere attuata in Francia. Le affermazioni arrivano mentre il tribunale di Roma ha stabilito che i 12 migranti trattenuti in Albania devono tornare in Italia

Nonostante l'apertura da parte degli Paesi membri dell'Ue, il primo ministro francese Michel Barnier ha dichiarato di non ritenere che l'accordo stipulato dall'Italia con l'Albania per l'invio dei richiedenti asilo in quel Paese possa funzionare in Francia.

"Non credo che questo esempio possa essere trasposto in Francia", ha dichiarato Barnier ai giornalisti a Mentone, città francese vicina al confine con l'Italia.

Barnier ha anche detto che l'accordo con l'Albania non funzionerebbe in Francia per motivi legali. La settimana scorsa, l'Italia ha formalmente aperto due centri di rimpatrio in Albania, sotto la giurisdizione di Roma, dove intende trattare migliaia di richiedenti asilo al di fuori dei propri confini.

Migranti tornano in Italia, arrivata la nave in Albania

Venerdì il piano del governo Meloni ha subito un ulteriore colpo dopo che la sezione immigrazione del tribunale di Roma ha stabilito che i 16 migranti inviati in Albania all'inizio della settimana avevano il diritto di essere riportati in Italia. I 12 rimasti nei centri nei giorni scorsi torneranno sabato in Italia a bordo di una nave militare. I migranti sono attesi a Bari e, una volta arrivati, avranno 14 giorni di tempo per fare ricorso alla richiesta di soggiorno respinta dalle autorità italiane.

Anche il governo ha deciso di fare ricorso, ma contro la sentenza del tribunale di Roma che ha stabilito il rimpatrio dei migranti in Italia. La prima ministra italiano Giorgia Meloni ha criticato la sentenza parlando con i giornalisti nella capitale libanese Beirut.

"La questione è molto più ampia perché, in sostanza, quello che dicono i giudici è che non ci sono Paesi sicuri. Quindi annuncio ufficialmente che il problema non esiste in Albania. Il problema è che nessuno può essere rimpatriato. Il problema è che non si possono allontanare le persone. Il problema è che non si può fare alcuna politica per difendere i propri confini e quindi spero che mi diranno anche come risolverlo", ha detto.

Gli italiani mi hanno chiesto di fermare l'immigrazione clandestina. La fermerò. Farò del mio meglio per limitare l'immigrazione illegale di massa.
Giorgia Meloni
Prima ministra Italia

La brigata di frontiera di Francia e Italia

A Mentone Barnier ha incontrato il ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani e il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi, per discutere del controllo delle frontiere e dell'immigrazione irregolare.

"Tutto ciò che l'Italia sta facendo per controllare il flusso dell'immigrazione, tutto ciò che noi stessi stiamo facendo con lo stesso spirito o che faremo, lo stiamo facendo per noi stessi e insieme, in modo più efficace di quanto non faccia ciascuno a casa propria o ciascuno per sé. E lo facciamo anche per l'Unione europea", ha dichiarato Barnier.

Dopo l'incontro, in un post su X Barnier ha dichiarato che i due Paesi hanno concordato di istituire una "brigata" speciale per reprimere il traffico di migranti attraverso il confine franco-italiano.

"Siamo molto soddisfatti delle relazioni franco-italiane in questo momento, con il governo Barnier e stiamo rafforzando questi legami nel campo dell'immigrazione", ha aggiunto Tajani.

Gli hub di rimpatrio come soluzione alla crisi migratoria

L'immigrazione irregolare è attualmente un tema caldo per l'Unione europea e ha dominato l'agenda del vertice di Bruxelles all'inizio di questa settimana.

La conversazione si è notevolmente inasprita da quando, a maggio, il blocco ha completato una revisione completa del suo regolamento in materia di asilo, a conclusione di quasi quattro anni di ardui negoziati che i critici ritenevano non sarebbero mai andati a buon fine.

Nonostante la pietra miliare, che Bruxelles ha salutato come "storica", un numero crescente di governi si è fatto avanti chiedendo maggiori azioni per fermare gli attraversamenti irregolari delle frontiere e frenare le richieste di asilo, che l'anno scorso hanno raggiunto quota 1.129.000.

Il dibattito si è concentrato sulle "soluzioni innovative", con particolare attenzione alle deportazioni. Per anni, l'Ur ha lottato per rimandare indietro i richiedenti asilo le cui domande di protezione internazionale sono state respinte.

La complessità del panorama ha lasciato il blocco con un tasso di espulsioni che si aggira tra il 20 per cento e il 30 per cento, un numero che le capitali vogliono disperatamente aumentare.

Un'idea che è passata dalla nicchia al mainstream è la creazione dei cosiddetti "hub di rimpatrio" al di fuori del territorio dell'Ue. Secondo questo piano, non ancora sperimentato, i Paesi trasferirebbero i migranti la cui domanda di asilo è stata respinta in questi centri esterni e li farebbero attendere fino al completamento del processo di espulsione.

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