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Polonia, il Parlamento dice no alla depenalizzazione dell'aborto

FILE - Il primo ministro polacco Donald Tusk parla con i media al suo arrivo per una riunione del partito PPE in vista di un vertice dell'UE a Bruxelles, lunedì 17 giugno 2024.
FILE - Il primo ministro polacco Donald Tusk parla con i media al suo arrivo per una riunione del partito PPE in vista di un vertice dell'UE a Bruxelles, lunedì 17 giugno 2024. Diritti d'autore  Virginia Mayo/Copyright 2024 The AP. All rights reserved.
Diritti d'autore Virginia Mayo/Copyright 2024 The AP. All rights reserved.
Di Angela Skujins Agenzie: AP
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La legalizzazione dell'aborto entro le prime 12 settimane di gravidanza è tra gli obiettivi del primo ministro Donald Tusk, ma in Parlamento la coalizione di governo non ha raggiunto i voti necessari per depenalizzare l'interruzione di gravidanza

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218 voti contro, 215 a favore e due astensioni. La depenalizzazione dell'aborto nel Parlamento polacco non è passata per un soffio.

Tusk e il suo gruppo parlamentare liberale, Coalizione Civica, hanno sostenuto la proposta di legge che puntava a eliminare le pene per chi aiuta le donne ad abortire. Chi è giudicato colpevole in Polonia rischia fino a tre anni di carcere.

La depenalizzazione era un elemento chiave del programma di Tusk, che prevedeva una retromarcia su diverse politiche del precedente governo di destra.

Ma alcuni parlamentari che sostengono la coalizione di governo - in particolare del Partito Popolare Polacco - hanno votato contro, mettendo in luce le crepe nel blocco.

I legislatori di sinistra, che hanno promosso la bozza, hanno promesso di ripresentarla più volte, finché non sarà adottata.

La Polonia, tradizionalmente cattolica, ha alcune delle leggi più restrittive in materia di accesso all'aborto, che Human Rights Watch ha criticato in quanto mettono a rischio la salute delle donne.

Il primo ministro Donald Tusk è salito al potere a dicembre, promettendo di legalizzare l'aborto fino alla 12esima settimana di gravidanza, ma i conservatori all'interno della coalizione di governo hanno ritardato a lungo il dibattito.

Nel 2022, l'attivista polacca Justyna Wydrzyńska è stata condannata a otto mesi di lavori socialmente utili dopo essere stata riconosciuta colpevole di aver fornito pillole abortive a una donna.

Amnesty International ha lanciato una campagna per il suo rilascio, affermando che "la condanna di Justyna costituisce un pericoloso precedente" per l'accesso all'assistenza sanitaria.

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