Dopo le elezioni europee, i Paesi membri dovranno scegliere i vertici dell'Ue per i prossimi anni. Per la prima discussione informale, Ursula von der Leyen, candidata per rimanere alla presidenza dalla Commissione, uscirà dalla sala
Ursula von der Leyen, presidente in carica della Commissione europea che punta a ottenere un secondo mandato, lascerà la riunione quando i leader dei Paesi membri, nel corso di un vertice previsto lunedì 17 giugno, discuteranno informalmente sul possibile futuro delle principali cariche dell'Unione europea. Si tratta del primo passaggio successivo alle elezioni del Parlamento europeo, nel processo che porterà a scegliere come riempire le caselle dei vertici comunitari per i prossimi cinque anni.
Non si tratta infatti soltanto della poltrona di presidente della Commissione europea, ma anche della presidenza del Consiglio europeo e del ruolo di Alto rappresentante per gli Affari esteri e la Sicurezza comune. Caselle per le quali occorrerà tenere conto non solo dei risultati delle elezioni, ma anche di equilibri politici, geografici e di genere.
Il PPE primo partito alle elezioni europee
Con il Partito Popolare Europeo (PPE) di centro-destra che ha ottenuto una comoda vittoria aggiudicandosi 190 seggi, la sua candidata principale von der Leyen appare in pole position per assicurarsi l'appoggio necessario dei 27 Stati membri e continuare a dirigere l'organismo esecutivo dell'Ue.
Difficile però immaginare che capi di Stato e di governo possano decidere il futuro dell'esponente conservatrice tedesca in sua presenza. Per questo, lunedì von der Leyen parteciperà solo allo scambio di opinioni con la presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola, che tradizionalmente dà il via a ogni vertice, e a una discussione sull'agenda strategica dell'Ue (ovvero una dichiarazione in fieri delle priorità politiche per i prossimi cinque anni). Dopodiché, appunto, uscirà dalla sala. E non parteciperà neppure ad una cena, riservata appunto ai leader, che consentirà di proseguire le discussioni tra i Paesi membri.
Con Michel rapporti tesi dai tempi del Sofagate
La presenza, o l'assenza, della von der Leyen durante il vertice informale è stata oggetto di speculazioni negli ultimi giorni, soprattutto a causa della sua rivalità di lunga data con il presidente del Consiglio europeo Charles Michel, che, in questo caso, stabilisce l'agenda. I rapporti tra i due sono gelidi da tempo, e si sono deteriorati ulteriormente dopo il cosiddetto Sofagate, il giorno in cui la presidente della Commissione rimase in piedi ad un incontro ufficiale con lo stesso Michel e il presidente della Turchia Recep Tayyip Erdogan, nel 2021.
Michel, il cui mandato, a differenza di quello della von der Leyen, è forzatamente limitato, è stato accusato di aver cercato di minare la sua rielezione, fatto però negato dal portavoce dello stesso presidente del Consiglio europeo. Tuttavia, la conservatrice tedesca gode di buoni rapporto nel Consiglio, il che lascia immaginare che possa essere confermata nel suo ruolo: se non giù lunedì, per lo meno il 27 giugno, quando i leader dell'Ue si riuniranno per un vertice ufficiale.
I possibili imbarazzi alla cena tra i leader
Successivamente, la sua nomina sarà sottoposta a un'audizione al Parlamento europeo, nel corso della quale avrà bisogno di 361 voti a favore. Questa seconda fase è più complicata e comporterà intensi colloqui con i principali partiti pro-europei: i socialisti, i liberali e, forse, anche i verdi. Si prevede che la presidenza del Consiglio europeo sarà affidata ai socialisti, mentre i liberali, che hanno subito perdite importanti alle elezioni, dovrebbero accontentarsi del posto dell'Alto rappresentante. Proprio quest'ultima carica potrebbe comportare imbarazzi alla cena di lunedì, poiché ad essa saranno presenti due persone candidate a ricoprire il ruolo: l'estone Kaja Kallas e il belga Alexander De Croo.
Proprio i due esponenti liberali sono stati designati per condurre i negoziati. Il polacco Donald Tusk e il greco Kyriakos Mitsotakis saranno presenti invece per il PPE, mentre il tedesco Olaf Scholz e lo spagnolo Pedro Sánchez parleranno a nome dei socialisti.