Paesi baltici in rivolta contro l'ambasciatore cinese in Francia

Lu Shaye è ambasciatore cinese in Francia dal 2019
Lu Shaye è ambasciatore cinese in Francia dal 2019 Diritti d'autore Sean Kilpatrick/AP
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Di Jorge LiboreiroVincenzo Genovese
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Le dichiarazioni di Lu Shaye in un'intervista hanno causato un caso diplomatico. Intanto Borrell sottolinea la necessità di "ricalibrare" i rapporti con Pechino

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Estonia, Lettonia e Lituania hanno espresso la loro ira per le dichiarazioni "del tutto inaccettabili" di Lu Shaye, ambasciatore cinese in Francia, che in un'intervista televisiva il 21 aprile ha messo in dubbio la sovranità e il riconoscimento internazionale dei tre Stati baltici.

Il passaggio incriminato dell'intervista a Lu Shaye

Le parole incaute dell'ambasciatore

L'intervista è andata in onda sulla televisione francese Lci, canale all news del gruppo Télévision française 1: Quando il presentatore Darius Rochebin gli ha chiesto se la Cina considerasse la Crimea come parte dell'Ucraina, l'ambasciatore ha risposto in maniera sorprendente.

"Dipende da come percepiamo questo problema. La storia dice che la Crimea era originariamente parte della Russia. Fu Nikita Krusciov a offrirla all'Ucraina durante il periodo dell'Unione Sovietica".

Rochebin ha quindi interrotto il suo ospite e sottolineato che, secondo i confini riconosciuti dal diritto internazionale, la Crimea fa effettivamente parte dell'Ucraina. Allora sono arrivate le parole che hanno suscitato l'ira dei governi baltici.

"Secondo il diritto internazionale, anche i Paesi dell'ex Unione Sovietica non hanno uno status effettivo ai sensi del diritto internazionale perché non esiste un accordo internazionale per concretizzare il loro status di Paese sovrano".

Poi, su insistenza del presentatore, l'ambasciatore Lu Shaye ha cercato di svicolare, provando a sostenere che non era necessario "cavalcare questo tipo di problema" e sarebbe piuttosto importante "raggiungere un cessate il fuoco" in Ucraina. Ma il video con le sue parole è diventato rapidamente virale su Twitter e ha attirato l'attenzione dei governi dei tre Stati baltici, che hanno espresso la loro indignazione per la "particolare" interpretazione della storia fornita da Lu.

Indignazione baltica

Il caso diplomatico è proseguito lunedì 24 aprile quando i ministri degli Affari esteri dell'Unione europea si sono incontrati a Lussemburgo per una riunione del Consiglio dell'Ue.

"Prima di tutto, sono parole assolutamente inaccettabili", ha detto il lituano Gabrielius Landsbergis. "Non siamo Paesi post-sovietici, siamo Paesi occupati illegalmente dall'Unione Sovietica".

Landsbergis ha affermato che i tre Stati hanno in programma di convocare i rispettivi ambasciatori cinesi per "chiedere chiarimenti".

"Questo è un fenomeno nuovo, mai visto prima", ha aggiunto Landsbergis, tracciando un parallelismo tra i commenti di Lu e la retorica russa che mette in dubbio la sovranità e l'integrità territoriale dell'Ucraina.

"Questo è il tipo di narrazione che si sente dalla Russia. E ora viene proposta da un altro Paese che è, ai nostri occhi, un alleato di Mosca in molti casi: se non militarmente, almeno politicamente".

Il nuovo ministro degli Esteri estone Margus Tsahkna ha espresso un'opinione simile e esortato Pechino a dare una spiegazione, mentre il lettone Edgars Rinkēvičs ha chiesto una "completa ritrattazione".

In Francia, il ministero degli Esteri ha espresso il suo "sgomento" per le osservazioni di Lu ed ha espresso "piena solidarietà a tutti i nostri alleati e partner preoccupati, che hanno conquistato una tanto attesa indipendenza dopo decenni di oppressione".

In una nota sul proprio sito internet, l'ambasciata cinese in Francia ha definito le parole di Lu Shaye come "un'espressione di punti di vista personali", piuttosto che "una dichiarazione politica".

Mentre a Pechino un portavoce del ministero degli Esteri ha ribadito che la Cina rispetta la sovranità di ogni Stato, compresi quelli nati dopo la dissoluzione dell'Unione Sovietica.

Relazioni complicate

L'ultima polemica diplomatica arriva in un momento molto delicato nelle relazioni fra Unione europea e Cina, con crescenti tensioni per il rifiuto di Pechino di condannare espressamente l'invasione russa dell'Ucraina e la delicata situazione di Taiwan, territorio rivendicato come proprio dal governo cinese.

Dopo la visita a Pechino della presidente della Commissione Urusla von der Leyen e del presidente francese Emmanuel Macron, l'Alto rappresentante per gli Affari esteri dell'Unione Josep Borrellha affermato il bisogno di "rivalutare e ricalibrare" i rapporti con la Cina in vista degli sviluppi negli ultimi anni.

Borrell ha anche promesso una risposta "forte" alle osservazioni di Lu, in precedenza definite "inaccettabili". "L'Ue può solo supporre che queste dichiarazioni non rappresentino la politica ufficiale della Cina", il commento di Borrell sul tema durante il fine settimana.

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