Crisi energetica: l'Europa ha superato l'inverno ma il pericolo non è scampato

Prima dell'invasione dell'Ucraina, l'Ue importava circa il 40% del suo gas dalla Russia
Prima dell'invasione dell'Ucraina, l'Ue importava circa il 40% del suo gas dalla Russia Diritti d'autore Matthias Schrader/Copyright 2019 The AP. All rights reserved
Di Jorge LiboreiroVincenzo Genovese
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I temuti rischi di approvvigionamento non si sono concretizzati, anche se il 2023 resterà un anno difficile per l'Ue

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L'inverno è finito, e con esso il rischio di interruzioni nelle forniture di energia per i cittadini europei.

I mesi invernali sono trascorsi senza la temuta penuria di gas, che avrebbe potuto provocare paralisi industriale, blackout diffusi, razionamento obbligatorio e persino disordini civili nei Paesi dell'Unione europea.

Grazie a una combinazione di decisioni politiche, dinamiche di mercato e fenomeni meteorologici, l'Ue ha evitato il peggio ma ancora non può dirsi totalmente fuori pericolo, come confermano gli esperti a Euronews.

Un anno difficile

"Con l'arrivo della primavera, ossiamo dire di aver gestito bene questa stagione invernale, che è terminata con gli stoccaggi ancora pieni per metà. La prima battaglia di questa guerra energetica con la Russia è stata vinta", afferma Kadri Simson, commissaria europeo all'Energia a Euronews.

"Tuttavia, non dobbiamo illuderci. Quest'anno sarà ancora una sfida e anche il successivo. Permangono molte incertezze. Nonostante la situazione energetica generale, dobbiamo rimanere vigili e lavorare duramente per prepararci al prossimo inverno."

Il successo rivendicato dalla commissaria ha comportato una spesa di quasi 400 miliardi di euro per gli acquisti di gas, circa tre volte la somma del 2021, secondo le stime dell'Agenzia internazionale dell'energia. Per il think tank Bruegel, il sostegno fiscale messo in atto dai paesi dell'Ue per proteggere i propri cittadini e le imprese dalla crisi corrisponde ad almeno 657 miliardi di euro. Solo la Germania, ad esempio, ha stanziato 265 miliardi.

La crisi energetica risale all'inizio della pandemia di Covid-19, quando i Paesi di tutto il mondo hanno registrato una frenata delle proprie economie. La battuta d'arresto ha ridotto la domanda di energia, i prezzi all'ingrosso sono crollati, i progetti di investimento sospesi e le aziende hanno ridotto la loro produzione per paura di andare in perdita.

Appena revocate le restrizioni dovute alla pandemia, i consumi sono risaliti vertiginosamente, dallo shopping ai viaggi, e iproduttori di energia non sono stati in grado di soddisfare questa repentina ripresa. Il profondo disallineamento tra domanda e offerta ha spinto al rialzo i prezzi: quelli del gas, a dicembre 2021, erano quasi tre volte superiori all'anno precedente.

La roulette russa del gas

Intanto la Russia, ai tempi principale fornitore di energia dell'Unione europea, cominciava a ridurre i suoi flussi di gas, mentre spiegava le proprie truppe di truppe lungo il confine ucraino.

Le difficili condizioni di mercato hanno posto le basi per la strategia di Vladimir Putin di sfruttare l'energia come arma, afferma Ben McWilliams, esperto di energia e clima di Bruegel. "La Russia non riempiva i depositi europei e questo ha fatto scattare un campanello d'allarme", ha detto.

Difficile dire se questo comportamento risponda a interessi economici o geopolitici, secondo l'esperto. "La mia opinione sarebbe che fosse una manovra politica, parte di una strategia più ampia per prosciugare le riserve di gas europee prima dell'invasione e poi mettere pressione sul sistema europeo".

L'invasione ha scatenato un caos di mercato senza precedenti, con i governi europei chiamati a sostituire 140 miliardi di metri cubi di gas russo, circa il 40% delle importazioni totali.

In una sfortunata coincidenza, la produzione di energia nucleare in Francia crollava al minimo degli ultimi 30 anni a causa di operazioni di manutenzione, mentre la produzione idroelettrica europea soffriva per una una grave siccità.

Nell'estate 2022 lo spettro dei futuri razionamenti era così palpabile che la Commissione propose un piano a livello europeo per ridurre il consumo di gas del 15% entro la primavera successiva.

Le importazioni di gas dalla Russia verso l'Ue sono sensibilmente diminuite dopo l'invasione dell'Ucraina

Il potere del risparmio

Nel frattempo i governi europei pagavano cifre altissime per riempire i depositi di gas, facendone ulteriormente impennare i prezzi. Il 26 agosto, il Title Transfer Facility di Amsterdam, il principale mercato del gas europeo, ha raggiunto il massimo storico di 320 euro per megawattora, otto volte il prezzo registrato il giorno prima dell'invasione.

In molti Stati d'Europa sono state adottate misure energetiche straordinarie: risparmi obbligatori nelle ore di punta, tasse sugli extra-profitti, meccanismi per prevenire carenze e acquisti congiunti tra Paesi per le forniture di gas.

Dopo lunghe discussioni, i Paesi dell'Unione hanno anche concordato un tetto al prezzo del gas. Proprio quando il price cap è stato fissato a 180 euro per megawattora, i prezzi sono entrati in un graduale declino, tornando all'inizio di gennaio ai livelli precedenti alla guerra, con un clima insolitamente mite a contenere la domanda la domanda di combustibile per il riscaldamento.

Con il progressivo aumento delle temperature, i prezzi hanno continuato a scendere e nel primo giorno di primavera, il Ttf segna una qota inferiore ai 39 euro per megawattora.

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Per molti esperti, la paura di bollette molto alte ha spinto famiglie e imprese a ridurre i propri consumi ben prima che i politici gli dicessero di farlo. Le industrie hannoridotto ore di produzione e aumentato le importazioni di prodotti finiti, mentre negli edifici si abbassava il termostato e si installavano pompe di calore.

La domanda di gas nell'Ue è diminuita lo scorso anno del 13%, pari a 55 miliardi di metri cubi e sufficiente per alimentare 40 milioni di case, secondo l'Agenzia internazionale dell'energia, che lo definisce il "calo più netto della storia" europea.

Solo la produzione di energia elettrica ha registrato un modesto aumento dei consumi di gas, per la necessità di compensare la minore produzione idroelettrica e nucleare.

Elisabetta Cornago, ricercatrice del Center for European Reform, ha descritto i risparmi come una "risposta impressionante", anche se i tagli industriali, sono comportamenti temporanei piuttosto che strutturali.

"I timori di carenze e blackout erano reali, non solo una trovata mediatica. Nel momento in cui ci siamo resi conto che il nucleare e l'idroelettrico francesi erano in difficoltà, il rischio sul fronte della produzione di elettricità è diventato concreto".

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L'altalena dei prezzi del gas in Europa

La crisi non è finita

Il sollievo per la crisi evitata non dovrebbe trasformarsi in rilassatezza, avvertono gli esperti, poiché lo squilibrio globale tra domanda e offerta è destinato a continuare e a comprimere i prezzi.

"L'Europa entra nel 2023 con un mercato più equilibrato", dice a Euronews Nikoline Bromander, analista di Rystad Energy, una società di ricerca indipendente.

Entro la fine di quest'anno, l'Ue sarà in grado di importare altri 78 miliardi di metri cubi di gas naturale liquefatto, con flussi costanti da Stati Uniti, Qatar, Nigeria e altri Paesi. Ma non sarà l'unico cliente per il Gnl, avverte l'esperta.

Anche Ben McWilliams ritiene che la crisi energetica stia "evolvendo e cambiando", ma non è certamente finita. "Stiamo entrando in una nuova fase in cui i prezzi del gas sono ancora strutturalmente più alti rispetto a due anni fa. Ed è molto improbabile che tornino a quei livelli, almeno per i prossimi due anni", "Il sistema rimarrà ancora sotto stress. Quindi siamo ancora in crisi".

La Commissione Europea ha già proposto di prorogare il piano di riduzione del gas del 15% fino a marzo 2024, a testimonianza di quanto siano diventati fondamentali i risparmi di energia. I primi acquisti congiunti di gas sono previsti per l'estate con l'obiettivo di assicurarsi prezzi più bassi per il rifornimento degli stoccaggi sotterranei.

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Ma quindi, quanto ancora durerà la crisi energetica in Europa? Secondo Elisabetta Cornago l'Ue non sarà fuori pericolo finchè continuerà a dipendere in qualche modo dal gas.

"Fino al completamento della transizione energetica, questa vulnerabilità al prezzo del gas o a ciò che i fornitori di gas decidono di fare rimarrà".

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