L'adesione di Finlandia e Svezia alla Nato: il "Sì" turco come merce di scambio

Il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan, ad una cerimonia nel palazzo presidenziale di Ankara (16.5.2022).
Il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan, ad una cerimonia nel palazzo presidenziale di Ankara (16.5.2022). Diritti d'autore AP Photo/Burhan Ozbilici
Di David Mac Dougall & Kamuran Samar
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Gli analisti concordano: il presidente turco Erdoğan cercherà di ottenere vantaggi interni in cambio del via libera all'adesione dei due Paesi scandinavi all'Alleanza Atlantica. In particolare: fine degli aiuti alla diaspora curda, considerata vicina al PKK e fine dell'embargo delle armi

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L'affermazione del governo turco di non voler accettare che Finlandia e Svezia entrino a far parte della Nato ha fatto infastidito - seppur diplomaticamente - i governi di Helsinki e Stoccolma, proprio nella settimana in cui i due Paesi scandinavi hanno presentato le loro storiche lettere di richiesta di adesione all'Alleanza Atlantica.

"Finlandia e Svezia devono fornire garanzie di sicurezza"

Tutti i 30 Stati membri della Nato devono essere d'accordo, unanimamente, sull'ammissione di nuovi membri.

Ma il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan ha descritto Finlandia e Svezia come un "incubatore" per i gruppi terroristici.

Allo stesso tempo, il ministro degli Esteri turco, Mevlüt Çavuşoğlu, ha dichiarato che entrambi i Paesi devono fornire esplicite garanzie di sicurezza e revocare i divieti di esportazione verso la Turchia di alcuni beni del settore della difesa, in particolare armi. 

"La nostra posizione è perfettamente aperta e chiara. Non è una minaccia, non è un negoziato in cui stiamo cercando di far leva sui nostri interessi", ha dichiarato Çavuşoğlu.

"Nella sala d'attesa della Nato"

Anche il leader di un partito nazionalista turco si è espresso contro Stoccolma e Helsinki, affermando che l'espansione della Nato a Svezia e Finlandia provocherebbe ulteriormente la Russia e causerebbe un'espansione della guerra in Ucraina.
Ha esortato, perciò, i parlamentari turchi ad insistere per mantenere entrambi i Paesi nella "sala d'attesa della Nato". 

Eduardo Munoz/AP
Il ministro degli Esteri turco Mevlüt Çavuşoğlu con il Segretario di Stato americano Antony Blinken. (Washington, 18.5.2022)Eduardo Munoz/AP

Il PKK come "preoccupazione fondamentale per la sicurezza nazionale"

Altri membri della Nato hanno cercato di minimizzare le critiche turche e i finlandesi sono stati diplomatici nel cercare di trovare una soluzione amichevole ad ogni possibile veto.

Cosa c'è dunque dietro le minacce turche e qual è il possibile fine ultimo di Erdoğan?

Paul Levin, Direttore e fondatore dell'Istituto di studi turchi dell'Università di Stoccolma, ha dichiarato a Euronews di ritenere che la preoccupazione principale della Turchia sia la presenza di militanti del PKK (Partito dei Lavoratori del Kurdistan) in Svezia.

"La minaccia del PKK che la Turchia percepisce è la principale preoccupazione per la sicurezza nazionale in Turchia. La Svezia non condivide la stessa prospettiva su questa minaccia", ha detto Levin.

"Quindi, quando la Svezia vuole entrare a far parte della Nato, è naturale che la Turchia dichiari la propria posizione e chieda alla Svezia di tenerne conto".

Tuttavia, Levin pensa che ci siano anche considerazioni interne per Erdoğan, con un occhio alle elezioni dell'estate 2023 e alla "battaglia politica" che potrebbe essere, almeno in parte, anticipata a questo autunno.

"Erdoğan non sta andando bene nei sondaggi. Sembra che stia perdendo. Questo suo veto alla Nato potrebbe anche essere un argomento che si adatta bene a un pubblico turco più ampio, facendogli riguadagnare consensi", ha aggiunto Levin.

Sebbene in Svezia e in altri Paesi nordici vi sia una numerosa diaspora curda, il PKK è stato classificato come organizzazione terroristica e non gli è permesso di operare liberamente. Non è, quindi, chiaro come l'insistenza di Erdoğan su un giro di vite sui "militanti curdi" in Svezia possa effettivamente realizzarsi.

Martin Sylvest/AP
Donne leader in Scandinavia: Mette Frederiksen (Danimarca), Magdalena Andersson (Svezia) e Sanna Marin (Finlandia). (Copenaghen, 4.5.2022)Martin Sylvest/AP

YPG: l'ostacolo

Sinan Ülgen, ex diplomatico turco e Direttore del think tank "Centre for Economics and Foreign Policy Studies", con sede a Istanbul, è convinto che alla fine non crede che la Turchia bloccherà realmente le richieste di adesione di Svezia e Finlandia, ma che potrebbe voler ottenere - in cambio - un prezzo adeguato per accettare di farle entrare nella Nato.

"A mio parere, la Turchia ha richieste legittime. Per esempio, la Svezia dovrebbe togliere l'embargo sulle armi contro la Turchia. Non è ragionevole essere un Paese della Nato e imporre un embargo sulle armi ad un altro alleato della stessa alleanza", ha dichiarato Sinan Ülgen a Euronews.

Questo è un punto che anche Levin ha sollevato: la Turchia vuole gli F-16 e, inoltre, che le sia permesso di accedere nuovamente al progetto americano F-35, dopo essere stata esclusa per aver acquistato un sistema missilistico russo.

Ülgen ritiene, inoltre, che i turchi chiederanno alla Svezia di essere più attivi contro il PKK e di "smettere di fornire armi e finanziamenti all'YPG", un gruppo che Ankara considera sotto il diretto controllo del PKK.

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Sia Paul Levin che Sinan Ülgen pensano che ci sarà una qualche forma di negoziazione tra i tre Paesi e, forse, anche tra altri membri della Nato, anche se Erdoğan ha detto che non ha senso che squadre di diplomatici finlandesi e svedesi si rechino in Turchia per discutere. "Non vorrei che si stancassero di aspettare", ha detto il presidente turco, in una conferenza stampa

Il "Sì" turco come merce di scambio

L'ex funzionario della Casa Bianca e diplomatico statunitense Matthew Bryza afferma che la Turchia comprende l'importanza strategica di voler far entrare Finlandia e Svezia nella Nato, ma sostiene che Ankara è giustificata a sfruttare un'occasione d'oro per portare all'attenzione mondiale una questione nazionale che le sta particolarmente a cuore.

"Sarebbe imprudente sottovalutare la rabbia dei vertici del governo turco e anche del popolo turco per il fatto che un'organizzazione riconosciuta come terroristica dalla stessa Unione europea, il PKK, trovi un rifugio sicuro sia in Svezia che in Finlandia", ha dichiarato Bryza.

Ma aggiunge che non pensa che la Turchia bloccherà la loro adesione alla Nato, ma che, piuttosto, sta cercando di ottenere qualcosa in cambio: il "Sì" turco come merce di scambio.

"È assolutamente chiaro anche ad Ankara che l'ingresso di Svezia e Finlandia nella Nato è di importanza storica e strategica per l'intera alleanza e credo che la Turchia, alla fine, troverà un modo per dire Sì".

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Risorse addizionali per questo articolo • Edizione italiana: Cristiano Tassinari

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