Slovenia, giornalisti sotto attacco

Slovenia, giornalisti sotto attacco
Diritti d'autore euronews
Diritti d'autore euronews
Di Valérie Gauriat
Condividi questo articoloCommenti
Condividi questo articoloClose Button
Copia e incolla il codice embed del video qui sotto:Copy to clipboardCopied

Il primo ministro del prossimo paese detentore della presidenza europea è accusato di fare la guerra ai media.

​​​​​​​​​​La libertà d'espressione è in pericolo in Slovenia? Il primo ministro del prossimo paese detentore della presidenza europea è accusato di fare la guerra ai media. Siamo andati a Lubiana per scoprire di più su questa controversa questione.

"Stanno cercando di distruggere i nostri media"

Ogni venerdì a Lubiana, la capitale slovena, da un anno a questa parte centinaia di manifestanti, molti dei quali in bicicletta, si riuniscono di fronte al parlamento per manifestare contro il governo di Janez Janša e in difesa della libertà di stampa. Una studentessa di giornalismo esprime così i suoi sentimenti: "Questo governo in Slovenia non sta facendo nulla di buono per noi. Stanno cercando di distruggere tutto. Stanno cercando di distruggere i nostri media. Io, in quanto futura giornalista, sono triste. Sono arrabbiata e triste".

Incontriamo Blaž Zgaga, un famoso giornalista investigativo vittima di una violenta campagna diffamatoria sui social dopo aver messo in discussione la legittimità e la gestione dell'unità di crisi istituita dal governo all'inizio della pandemia. Un'offensiva lanciata dopo che un tweet anonimo che insultava il giornalista è stato retwittato dalla stessa unità di crisi. Racconta: "Dopo quel tweet, i trombettisti della propaganda governativa slovena hanno cominciato a scrivere articoli che mi accusavano di essere un giornalista dello stato profondo e un bugiardo. E poi ho ricevuto decine di minacce di morte".

Uno dei Tweet di Zgaga critici verso il governo

Su richiesta di diverse organizzazioni internazionali per la libertà di stampa, la Commissione europea ha chiesto al governo sloveno di garantire la sicurezza del giornalista. Da quel momento, afferma lui, "Quasi tutte le minacce si sono fermate subito, come se qualcuno avesse premuto il pulsante off. Il che indica chiaramente che prima qualcuno aveva premuto su on".

"Maresciallo Twitto"

L'allusione è al controverso primo ministro sloveno ultraconservatore Janez Jansa. Da quando è salito al potere, un anno fa, non ha perso occasione di attaccare i media dal sito del governo, accusandoli di detenere il monopolio delle falsità.

Il premier si è guadagnato il soprannome di "Maresciallo Twitto" con i suoi continui attacchi dai social ai giornalisti che non gli piacciono.

Janez Janša non nasconde la sua amicizia con il controverso Viktor Orbán

Un taglio ai contributi statali per i media nell'anno della presidenza Ue

Una delle recenti polemiche riguarda la sospensione dei contributi statali destinati all'agenzia di stampa nazionale, l'Sta, che ha suscitato le proteste della Commissione europea.

Il governo afferma di non aver ricevuto i documenti necessari dall'agenzia, che a sua volta smentisce. Queste sovvenzioni rappresentano la metà delle entrate dell'Sta. Il futuro dell'agenzia è in pericolo, sostiene la caporedattrice, Barbara Štrukelj: "Questo è l'anno della presidenza slovena del Consiglio europeo, ed è anche il trentesimo anniversario dell'indipendenza del paese. E l'instabilità finanziaria minaccia la realizzazione di alcuni progetti editoriali e gli investimenti nello sviluppo dell'agenzia stessa".

Immagini delle proteste antigovernative girate dall'agenzia Sta

Diversi altri media hanno perso i contributi statali quest'anno, fra cui alcuni noti per la loro posizione critica nei confronti del governo. Una mossa che denunciano come un tentativo di mettere a tacere le voci non asservite al potere.

Il ministero della cultura respinge le accuse, affermando che l'assegnazione dei finanziamenti si basa sulla qualità dei progetti presentati, non sull'orientamento politico. Mitja-Iršič, addetto alle pubbliche relazioni presso il ministero, insiste: "È un bando pubblico. I media devono guadagnarsi i finanziamenti del bando. Durante i governi precedenti, tutti i media ottenevano qualcosa. Ora una commissione di esperti al ministero ha deciso di volerlo fare in modo più meritocratico". L'obiettivo, dicono al ministero, è "facilitare la creazione di contenuti allo scopo di assicurare pluralità e punti di vista diversi su argomenti diversi".

Il pericolo dell'autocensura

Un obiettivo che, agli occhi di molti giornalisti sloveni, deriva più dalla volontà di controllare i media. Una convinzione diffusa alla Rtv, la televisione nazionale, che il primo ministro accusa costantemente di diffondere falsità contro il governo.

Uno dei suoi bersagli preferiti sono le donne. Una delle presentatrici di punta del canale, Jelena Aščić, ha subito violenti attacchi sui social network e sui media vicini al partito di Janša. Per lei "Questa pressione è molto pericolosa, perché ora quando pensi agli argomenti di cui vuoi parlare nella tua trasmissione rifletti sulle conseguenze, sugli attacchi che provocherebbero quegli argomenti, e decidi quindi di trattare argomenti meno pericolosi. Quindi questi attacchi stanno anche generando autocensura, che è già un grosso problema in Slovenia".

Un problema che uno dei suoi colleghi, Igor Pirkovič, che conduce il programma parlamentare, tenta di minimizzare. Per lui gli attacchi sui social media fanno parte del lavoro, non c'è pressione da parte del governo: "I giornalisti possono criticare, e possono criticare anche il governo in carica. Non ci sono ostacoli a questo e non ci sono conseguenze. Ci sono state pressioni sui giornalisti, ma dal governo precedente. Ma soprattutto c'era e c'è ancora un grosso problema di pressioni sui giornalisti da parte dei proprietari dei media".

La concentrazione dei media: scontro fra titani

Il riferimento è alla concentrazione dei media mainstream in Slovenia, etichettati da Janša come di sinistra e antigovernativi. I suoi alleati hanno a loro volta creato reti proprie, talvolta con l'aiuto di investitori ungheresi considerati vicini a Viktor Orb´an. Fra queste, Nova 24, accusata di flirtare con l'estrema destra. Il caporedattore, Boris Tomašič, conduce un programma lanciato dall'inizio della pandemia intitolato "Chi vi sta mentendo?"

Uno dei bersagli del programma è Primož Cirman, autore di un'inchiesta su uno scandalo legato al finanziamento del partito di Janša , in cui sarebbe coinvolto uno dei suoi consiglieri. Il giornalista e due suoi colleghi hanno ricevuto 39 denunce per diffamazione dall'uomo che è a sua volta indagato per riciclaggio. Per lui, "Il loro obiettivo è chiaro: vogliono distruggerci professionalmente e individualmente. In pratica vorrebbero che chiudessimo l'ufficio e smettessimo di lavorare. Non abbiamo paura, continueremo a fare il nostro lavoro. Ed è per questo che hanno un problema con noi, perché non vogliamo fare propaganda politica per nessuno. Vogliamo solo fare il nostro lavoro liberamente perché viviamo in un paese libero e democratico".

Condividi questo articoloCommenti

Notizie correlate

Slovenia, libertà di stampa ancora sotto minaccia

Cinque notti in strada per la libertà di espressione: Spagna in rivolta dopo l'arresto del rapper

A Budapest silenziate le frequenze della libertaria Klubradio