Riuniti in videoconferenza i 27 dovranno affrontare le questioni più delicate della vaccinazione di massa contro il coronavirus intrapresa dagli Stati membri
Resta alta la preoccupazione in Europa sulla gestione coordinata della panemia. A un mese dall'avvio della campagna di vaccinazione, gli Stati membri si riuniscono per fare il punto, a fronte anche del diffondersi di nuove varianti del Covid-19 che potrebbero inficiare l'efficacia del vaccino.
In un vertice virtuale i 27 capi di stato e di governo dovranno esaminare diverse questioni cruciali per la riuscita della battaglia contro il coronavirus, non senza qualche polemica.
La Commissione UE si difende dalle critiche
Al centro delle critiche in queste settimane è stata la lentezza con cui l'UE ha autorizzato l'uso del vaccino Pfizer, già adoperato invece da Regno Unito. La Commissione europea ha più volte spiegato che la strategia perseguita dall'inizio punta ad avere un portfolio diversificato di vaccini, in un momento in cui non si sapeva ancora quale sarebbe stato più efficace.
Al momento l'Unione europea può contare su un arsenale di vaccini per un totale di 2 miliardi di dosi, tra vaccini approvati dall'EMA (l'agenzia europea del farmaco) e quelli in fase di approvazione.
Una strategia che, secondo l'esecutivo europeo, dovrebbe rivelarsi efficace proprio in virtù della sua diversificazione.
Un obiettivo di vaccinazione comune
Restano però evidenti le differenze nella velocità di vaccinazione: al momento la Danimarca è in testa ai 27, avendo vaccinato 2.94% della popolazione, seguita da Malta (2.65). Restano indietro la Francia (0.74%) e i Paesi Bassi (0.44%).
Per questo motivo la Commissione europea propone agli Stati membri di rispettare un calendario di vaccinazione che permetta di arrivare a vaccinare il 70% della popolazione adulta entro l'estate. Un obiettivo ambizioso, ma fattibile secondo molti paesi.
La delicata questione delle frontiere
La questione delle frontiere è forse una delle più sensibili al momento. Nessuno vuole tornare a uno spazio Schengen frammentato come in primavera, ma la presenza di nuove varianti potrebbe anche comportare una stretta sulla libera circolazione. Alcuni paesi come il Belgio hanno già fatto sapere che chiederanno di emettere un divieto europeo per i viaggi non essenziali durante le vacanze scolastiche di febbraio.
Al vaglio anche le richieste di alcuni paesi del Sud Europa (Malta, Cipro e Grecia) di istituire un certificato di vaccinazione, per permettere ai cittadini di viaggiare senza restrizioni.
Al di là delle critiche circa la violazione dei diritti umani, del rischio di discriminazione e della protezione dei dati sensibili, una soluzione del genere desta perplessità anche per la sua efficacia.
Gli stessi virologi affermano infatti che non si possa escludere la capacità di contagio da parte di un soggetto vaccinato e invitano alla cautela.