Merkel già a lavoro per negoziare con Ungheria e Polonia,che si oppongono al meccanismo di condizionalità. Ma il veto non conviene a nessuno
All'indomani del summit europeo del 19 novembre, la cancelliera tedesca Angela Merkel si è già messa a lavoro per convincere Ungheria e Polonia a sollevare il loro veto sul Budget pluriennale europeo e il Recovery fund. La questione al palo è sempre quella della condizionalità che lega l'erogazione dei fondi europei al rispetto dello Stato di diritto.
I negoziati sembrano avere i giorni contati, anche perché come ha commentato l'ex primo ministro finlandese, Alexander Stubb, "Polonia e l'Ungheria non hanno molte vie d'uscita e questo lo sanno tutti". La situazione si può sintetizzare bene con il termine italiano 'basta' - prosegue il politico di centrodestra -. Di queste diatribe ne abbiamo avuto abbastanza. È ovvio che questi due Paesi, come tutti gli altri, hanno bisogno di soldi, e se questi sono legati all'applicazione dello Stato di diritto, allora lo applicheranno. Questo teatrino serve solo per dimostrare al loro elettorato che hanno combattuto con tenacia".
Secondo un sondaggio dell'Unione europea oltre i due terzi dei cittadini si sono detti a favore del collegamento dei fondi al rispetto dei diritti fondamentali.
Il sondaggio mostra anche l'esigenza da parte delle istituzioni comunitarie di dotarsi di strumenti più forti per superare momenti di stallo come questo.
Philipp Schulmeister, capo del Public Opinion Monitoring Unit del Parlamento europeo, ha commentato: "Mai come in questo periodo di crisi l'approvazione del bilancio è stata così fondamentale. I cittadini avvertono i rischi che i ritardi potrebbero avere sull'economia. Soprattutto se non si sblocca subito il Recovery fund".
La svolta potrebbe arrivare prima della data del prossimo summit di dicembre, anche se nessuno sembra in vena di compromessi. Ora gli occhi sono tutti puntati su chi farà il primo passo, in dietro.