"Ha paura di ciò che non conosce ed è incapace di amare" Lukashenko raccontato dall'ex spin doctor

Lukashenko con l'ex presidente russo Borís Él’cin brindano con della vodka dopo una firma al Cremlino nel 1996
Lukashenko con l'ex presidente russo Borís Él’cin brindano con della vodka dopo una firma al Cremlino nel 1996 Diritti d'autore STR/Copyright 1996 The Associated Press. All rights reserved
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Di Emil Filtenborg, Stefan Weichert
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L'ex responsabile della sua campagna elettorale ricorda il dittatore delle origini. Un particolare, ad esempio: Lukashenko aveva paura delle cose che non capiva. Non capiva l'Occidente, perché non ci fosse una sola persona al comando, e ne aveva paura.

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Nel 1994, Alexander Lukashenko è in piena campagna elettorale per diventare presidente in Bielorussia. Durante un comizio a Gomel, la seconda città più grande del paese, ecco che succede "qualcosa di magico" davanti ad una folla di 4mila persone.

Dopo aver parlato per tre ore e mezza in uno stadio, si toglie la giacca. É sudato fradicio. Ad un certo punto, come un miracolo, la gente inizia a muoversi verso di lui. Allungano le braccia per toccarlo, alcuni gli consegnano il proprio passaporto e banconote da 100 dollari, da firmare. A quei tempi, lo stipendio medio in Bielorussia era di circa 30 dollari.

"Lukashenko era il populista più talentuoso a quel tempo. Un uomo che ascoltava la gente e chiedeva protezione dopo il crollo dell'Unione Sovietica".

A raccontarci le origini dell'ultimo dittatore d'Europa, come è stato definito, è un uomo chiamato Alexander Feduta. 

Feduta ha lavorato alla campagna elettorale di Lukashenko in quel lontano 1994, quando la Bielorussia era in uno stato di estrema povertà e le privatizzazioni minacciavano i posti di lavoro di chi era impiegato nelle elefantiache imprese statali. 

La promessa di Lukashenko era semplice: "punire chi aveva rubato loro il lavoro".

Foto cortesia dello stesso Feduta
Alexander FedutaFoto cortesia dello stesso Feduta

"Non sono di sinistra né di destra. Ma sto con il popolo contro coloro che derubano e ingannano", le parole di Lukashenko al New York Times quell'anno. 

"Ha smesso di ascoltare"

"Non aveva una politica chiara", ricorda Feduta. "Ascoltava quello che voleva la gente e adattava il suo programma elettorale di conseguenza. Era uno che sapeva ascoltare. Ma dopo essere stato eletto, ha iniziato a ottenere potere e ha smesso di ascoltare. Ora non riesce a capire perché la gente non lo ama più. Pensa che le persone vogliano le stesse cose che volevano nel 1994. Non riesce a capire che le cose cambiano".

Lukashenko temeva sì il crollo dell'Unione Sovietica, ma secondo Feduta non era uomo dalle forti ideologie. Non capiva nemmeno il concetto di libertà, aggiunge Feduta, perché sentiva che la gente godeva già molta libertà sotto l'ex leader sovietico Mikhail Gorbaciov.  

"Secondo Lukashenko, la gente aveva bisogno di lavoro, di uno stipendio e della comprensione che il governo li avrebbe protetti. Ora, se la prospettiva della popolazione col tempo è cambiata, la sua percezione non è andata di pari passo", dice Feduta.

Lukashenko non ha più lasciato il potere dalla sua vittoria nel 1994. 

L'idea del leader che ascolta il suo popolo è ormai cosa passata, come indicano le proteste di massa scoppiate dopo la sua contestata sesta rielezione. 

Paura dell'ignoto (e dell'occidente)

Dopo la vittoria di Lukashenko nel 1994, Feduta viene nominato a capo del dipartimento dell'informazione pubblica e politica dell'amministrazione presidenziale della Bielorussia.

Il rapporto tra i due si incrina quando Lukashenko prende per due volte la decisione unilaterale di sopprimere la stampa senza consultare Feduta. 

Dopo lo scoppio di alcuni scandali, Feduta getta la spugna, passando all'opposizione: Lukashenko sta diventando "sempre più autoritario, consolidando sempre più il potere intorno a sé". 

Guardando indietro, continua Feduta, avrebbe potuto immaginare la piega che avrebbero preso gli eventi, anche se la cosa non era del tutto ovvia allora. 

Una cosa in particolare ricora l'ex responsabile della campagna elettorale: Lukashenko aveva paura delle cose che non capiva.

"Non ha mai capito l'Occidente e ne aveva paura. Pensava che tutti avessero bisogno di un leader forte al comando. Non riusciva a capire chi comandasse in Occidente", dice Feduta, "Per esempio, non capiva perché gli Stati Uniti avessero bisogno di parlare con gli Stati più piccoli della NATO. Ed era così con tutto, se non capiva qualcosa, ne aveva paura".

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Il Lukashenko che vediamo ora era già in lui. Ciò che scambiavamo per forza, era in realtà crudeltà
Alexander Feduta
Ex responsabile della campagna elettorale di Lukashenko nel 1994

Amore, famiglia, pubbliche relazioni

C'è un'altra cosa che non capisce Lukashenko. "Cosa sia l'amore".

"Non capisce che quando una donna non ti ama più, devi interrompere la relazione", continua Feduta. "Non riesce proprio a concepire una cosa del genere, ed è per questo che ho paura di come reagirà agli eventi in corso in Bielorussia. Risponde con crudeltà".

Feduta parla in generale, e non fa nomi e cognomi, ma racconta come Lukashenko arrivò a chiedere l'aiuto del guru delle pubbliche relazioni britannico, Timothy Bell (Lord Bell), per aiutarlo a migliorare la sua immagine pubblica. 

É in questo periodo che il presidente bielorusso inizia ad allevare il suo giovane figlio come delfino, facendogli fare le ossa nell'amministrazione pubblica. 

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Feduta ricorda una conversazione con un ex membro del servizio di sicurezza di Lukashenko: era stata un'idea di Bell, a quanto pare. 

"Ho parlato con una delle sue ex guardie. Mi ha detto che lo ha fatto su 'consiglio del ragazzo delle pubbliche relazioni inglese', in modo che la gente potesse vedere che il presidente era in grado di amare qualcuno. Ma poi ha capito che, per dimostrare il suo amore, non era necessario portarselo dietro anche nei viaggi all'estero", ricorda Feduta.

Un uomo dal cuore di ghiaccio

Subito dopo essere stato eletto, nel 1994, Lukashenko si reca in Uzbekistan. Si tratta di una visita di Stato al presidente Islam Karimov, e viene accolto al suo arrivo con uno spettacolare show di giovani ballerine in abiti tradizionali. 

"Era dicembre, il posto era coperto di neve e le donne erano congelate in quei costumi", racconta Feduta. "A un certo punto il sindaco della città si avvicina e mi chiede se posso domandare a Lukashenko di far fermare lo spettacolo, perché le ragazze si stavano davvero congelando. Ho passato il messaggio al nostro Presidente che è rimasto seduto lì per altri 15 minuti. Non importava che le ballerine stessero morendo di freddo lì, davanti a lui. É rimasto impassibile. Mentre andavamo via, ho visto che la gente accorreva per coprire le ballerine con vestiti caldi".

La nostra ultima domanda è netta: i leader europei stanno sottovalutando Lukashenko? La risposta di Feduta, invece, è criptica. "L'Europa è fortunata che non sia lui a guidare la Russia".

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