The Brief From Brussels: Varsavia e Budapest nel mirino dell'UE

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Di Elena Cavallone
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Bruxelles sembra non riuscire a riportare Varsavia e Budapest in linea con i valori fondamentali dell'Unione europea.

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Bruxelles sembra non riuscire a riportare Varsavia e Budapest in linea con i valori fondamentali dell'Unione europea.

In una manifestazione di solidarietà senza precedenti nel mondo giudiziario, i giudici di tutta Europa hanno marciato insieme sabato in Polonia per protestare contro un pacchetto di leggi che minacciano l'indipendenza dei giudici polacchi.

Le istituzioni europee premono Varsavia per fermare la riforma giudiziaria, ma senza successo.

Una delegazione di giudici polacchi si è recata al Parlamento europeo a Strasburgo per raccontare in che stato versa la giustizia nel paese.

"L'obiettivo della cosiddetta riforma non è quello di far funzionare meglio la giustizia. La verità è che le riforme colpiscono i giudici e vogliono renderli più dipendenti dal potere esecutivo e legislativo. E questo è davvero pericoloso", spiega Hetnarowicz-Sikora, giudice polacco.

La Commissione europea ha deciso di aumentare la pressione e ha chiesto alla Corte di giustizia europea di ordinare la sospensione del sistema disciplinare applicabile ai giudici polacchi.

Ciò non è stato accolto con favore dai deputati del partito politico al governo in Polonia.

Ryszard Legutko, eurodeputato polacco del gruppo conservatori e riformisti afferma che "l'idea stessa che la Commissione europea intervenga nel processo legislativo di uno Stato membro è semplicemente scandalosa".

Bruxelles è anche preoccupata per la situazione dello stato di diritto in Ungheria, dove continuano le proteste contro il governo. La questione dello stato di diritto crea fratture anche all'interno del partito popolare europeo, famiglia politica del permier ungherese Orban, dove una larga maggioranza di eurodeputati ha votato a favore della risoluzione parlamentare.

La presidenza croata dell'UE vorrebbe portare a termine la procedura prevista dall'articolo 7 del trattato dell'Unione europea (che prevede un meccanismo per difendere lo stato di diritto).

Ma il governo ungherese sa bene che il Consiglio europeo non otterrà mai la maggioranza dei voti per comminare sanzioni all'Ungheria perché Varsavia non voterà mai contro Budapest e viceversa.

Anna Donath eurodeputata ungherese liberale avverte: "l'Ungheria e la Polonia sono due buoni esempi di come l'UE può andare in mille pezzi se non prestiamo attenzione".

La presidente della Commissione europea, Ursula Von der Leyen, potrebbe pensare a un nuovo meccanismo per lo stato di diritto.

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