Uber riceve un altro schiaffo dalla corte di giustizia UE

Uber riceve un altro schiaffo dalla corte di giustizia UE
Di Elena Cavallone
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I giudici europei hanno stabilito che gli Stati membri possono punire l'esercizio illegale dell'attività di trasporto nell'ambito del servizio UberPop senza dover avvisare in anticipo la Commissione europea

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Un'altra sentenza, un'altra batosta per Uber, che perde l'ennesima battaglia legale.

Martedi la Corte di Giustizia dell'Unione europea ha stabilito che gli stati membri possono proibire e punire penalmente l'esercizio illegale di attività di trasporto senza avvisare in anticipo la Commissione europea.

La sentenza risponde al rinvio pregiudiziale sollevato dal tribunale della città francese di Lilla. In virtù di una legge del 2014, Uber France era stato trascinato davanti ai giudici per aver organizzato, tramite Uber Pop, un servizio illegale di autisti non professionisti che trasportavano clienti contattati tramite un' app.

Uber aveva sostenuto che la Francia avrebbe dovuto chiedere l'approvazione della Commissione europea per introdurre una legge simile e che di conseguenza le accuse penali presentate contro due dei dirigenti francesi della società erano basate su una procedura contraria alla normativa europea.

Al fine di evitare una distorsione del mercato unico, il diritto europeo prevede infatti che gli Stati membri debbano notificare a Bruxelles ogni intervento che incide sui servizi digitali.

Ma la corte ha confermato una precedente pronuncia intervenuta a dicembre, che classificava Uber come un servizio di trasporto e non come un servizio digitale, escludendolo pertanto dalla protezione prevista dal diritto UE.

Tuttavia, esperti sostengono che la mancanza di un quadro giuridico a livello europeo sulla regolamentazione delle cosiddette "economie della condivisione" attribuisce agli Stati membri un potere proporzionato in questo settore.

"Il rischio è che i regolatori nazionali nel progettare le leggi non prendano in considerazione tutti gli aspetti della concorrenza, ma cedano piuttosto alle pressioni da parte degli operatori tradizionali", spiega Adina Claici, esperta di diritto della concorrenza presso la società di consulenza Copenhagen economics.

Accusato di concorrenza sleale da parte delle compagnie di taxi, UberPop ha sospeso la sua attività in molti paesi europei, operando sotto altre forme più regolamentate, come Uber X.

Questa sentenza della Corte di Giustizia avrà dunque un impatto limitato sul Uber pop, ma allo stesso tempo lancia un allarme a quei giganti del web, che finora hanno sempre fatto affidamento sulla Commissione Europea per proteggersi dagli interventi legislativi degli Stati membri che potrebbero limitare le loro attività.

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