Lotta al terrorismo un anno dopo gli attentati di Bruxelles: vecchi problemi nuove difficoltà

Lotta al terrorismo un anno dopo gli attentati di Bruxelles: vecchi problemi nuove difficoltà
Di Elena Cavallone
Condividi questo articoloCommenti
Condividi questo articoloClose Button

Aumenta il numero di giovani radicalizzati in Europa, mentre diminuiscono le partenze verso Siria e Iraq.

PUBBLICITÀ

Tempi difficili per la lotta al terrorismo. Se da un lato il cosiddetto Stato Islamico sta perdendo terreno, dall’altra è capace di cambiare strategia. Non più Iraq o Siria: la guerra si sta spostando in Europa, dove aumenta il numero di giovani radicalizzati, mentre alcuni foreign fighters stanno già ritornando in patria.
Secondo Olivier, è necessario un programma di reintegrazione per queste persone. Suo figlio Sean aveva solo 23 anni quando è partito per la Siria, dove ha trovato la morte.
“È una questione molto delicata – spiega- perché c‘è molta paura, a causa degli attentati di Bruxelles, di far tornare degli individui che sono potenzialmente pericolosi. Prendo l’esempio di mio figlio. Se fosse ancora vivo che cosa avrei fatto? Lo avrei aiutato in tutti i modi”.
Secondo fonti ufficiali, circa il 30% dei foreign fighters è tornato in Europa. Di questi, 119 sono in Belgio. Gli investigatori delle forze antiterrorismo assicurano di avere la situazione sotto controllo. Una fonte interna, che ha preferito mantenere l’anonimato per ragioni di sicurezza, afferma:“siamo preparati al fatto che stanno tornando. Possiamo reagire e lavorare sulla prevenzione. Se questi individui tornano in aereo ovviamente ne siamo al corrente, mentre se attraversano le frontiere a piedi sono più difficilmente rintracciabili. Ma ci sono delle operazioni in corso, scambi di informazioni, ci stiamo lavorando. La minaccia è relativa, ma mai dire mai”.
Far fronte alle nuove sfide nella lotta al terrorismo non è facile, specialmente qui in Belgio, dove allo già scarso scambio di informazioni con i servizi di intelligence stranieri, si aggiunge la mancanza di coordinamento tra gli stessi servizi di sicurezza interni. La denuncia arriva dai sindacati della polizia federale, che da mesi sciopera per protestare contro l’insufficienza di mezzi e di risorse umane. Allo stato attuale si conta uno scoperto di 5000 agenti.
“Vogliamo denunciare il fatto che il piano di sicurezza nazionale è a corto di personale – esclama Eddy Quaino, sindacalista e ufficiale di polizia – tutto questo ha un impatto anche sulla gestione delle informazioni. Allo stato attuale possiamo affermare che presso i centri di polizia transitano molte informazioni provenienti da tutti i paesi europei che sono pronte ad essere trattate, ma che potrebbero non essere prese in considerazione perché non c‘è abbastanza personale”.
Un anno dopo attacchi che hanno colpito la capitale d’Europa, sembra che il Belgio faccia ancora fatica a tener testa ad un terrorismo che si evolve sempre più in fretta.

Condividi questo articoloCommenti

Notizie correlate

Terrorismo islamico: è possibile la deradicalizzazione?

Due anni dopo gli attentati di Bruxelles le vittime chiedono supporto

Una giornata europea per ricordare le vittime del terrorismo