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Ue e Rifugiati, verso il vertice de La Valletta. Accelerare i ricollocamenti

Ue e Rifugiati, verso il vertice de La Valletta. Accelerare i ricollocamenti
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Di Arianna Sgammotta
Pubblicato il
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A due giorni dal vertice de La Valletta dedicato all’emergenza rifugiati, i ministri dell’Interno europei tornano a riunirsi a Bruxelles con

A due giorni dal vertice de La Valletta dedicato all’emergenza rifugiati, i ministri dell’Interno europei tornano a riunirsi a Bruxelles con l’obiettivo di velocizzare l’implementazione del controverso sistema per la ricollocazione dei rifugiati tra i diversi Paesi. Dopo le prime esigue partenze da Italia e Grecia, si media per aumentare il numero dei ricollocamenti, cercando di superare il rifiuto di alcuni Paesi.

Atteggiamento che per il Ministro dell’Interno lussemburghese, sta mettendo a rischio il futuro dei valori europei. “Se anche i Paesi che in questi mesi hanno accolto il maggior numero di rifugiati, in particolare Germania e Svezia, dovessero decidere sotto il peso degli arrivi, di chiudere le frontiere assisteremmo a un effetto domino in tutto il continente” ha dichiarato Jan Asselborn, che ha aggiunto “Questo con connseguenze che non saprei neanche immaginare per i Paesi Balcani. Dobbiamo tutelare il futuro dell’area Schengen e anche la cultura e l’umanesimo che hanno portato alla costruzione dell’Unione europea”. A Malta, i 28 Paesi europei proveranno a rafforzare la cooperazione con i Paesi di origine dei migranti, soprattutto quelli africani, nel tentativo di avviare rapidamente un alto numero di rimpatri, lasciando alle capitali europee l’impegno di accogliere i rifugiati e i richiedenti asilo.

“Dobbiamo mettere in pratica la solidarietà europea, che comprende tra le varie cose anche la distribuzione di 160 mila rifugiati. Si sta procedendo in modo troppo lento e si deve fare di più. Inoltre, risolto il problema dei 160 mila, dobbiamo arrivare a un meccanismo di distribuzione permantente” ha dichiarato il Ministro dell’Interno tedesco Thomas De Maiziere. Parole, però, che non trovano il sostegno dell’Europa orientale, dove i Paesi del Gruppo Visegrad sembrano sempre meno orientati ad accogliere le proposte di Bruxelles e di Berlino in materia di immigrazione.

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