Il 74 per cento della popolazione mondiale vive in Paesi che dipendono dalle importazioni di combustibili fossili. Ma l’analisi di Ember dimostra come l’energia rinnovabile possa garantire indipendenza e sicurezza a lungo termine
Una nuova analisi del think tank Ember, basata sui dati 2022 dell’Agenzia Internazionale dell’Energia (AIE), mostra che il 74 per cento della popolazione mondiale vive in Paesi importatori netti di combustibili fossili. Si tratta di una riduzione rispetto all’80 per cento del 2018, dovuta principalmente alla transizione degli Stati Uniti verso una posizione di esportatore netto a partire dal 2019.
Il dato conferma un quadro globale polarizzato: solo 12 Paesi sono responsabili dell’80 per cento delle esportazioni nette di combustibili fossili. Tra i maggiori importatori figurano economie avanzate e industrializzate, come Giappone (87 per cento del fabbisogno coperto da importazioni), Corea del Sud (81 per cento), Germania (67 per cento) e Italia.
Le rinnovabili come asset di stabilità strategica
Nel contesto del Vertice sulla Sicurezza Energetica dell’AIE (24-25 aprile, Londra), Ember sottolinea come la transizione energetica non sia solo una questione ambientale, ma una leva fondamentale di resilienza economica e geopolitica.
"Le rinnovabili sono un asset di proprietà. I combustibili fossili, un contratto d’affitto in scadenza e soggetto a volatilità", sintetizza Dave Jones, responsabile del programma globale di Ember.
Il principio è chiaro: l’energia solare ed eolica rappresentano un capitale fisso energetico che, a fronte di un investimento iniziale, genera output stabile, indipendente da mercati esterni e dinamiche speculative.
Solar payback: il ritorno economico dei pannelli in un anno
L’analisi di Ember quantifica il vantaggio comparato: l’importazione di un gigawatt di pannelli solari costa circa 100 milioni di dollari, l’equivalente del gas necessario per generare la stessa energia in un solo anno. Dopo il primo anno, il flusso energetico dei pannelli è a costo marginale nullo.
In termini di LCOE (Levelized Cost of Energy), la generazione solare presenta un vantaggio cumulativo su un orizzonte trentennale, equivalente a tre decadi di importazioni evitate ai prezzi attuali.
La transizione UE: riduzione drastica della dipendenza da gas russo
Dal 2021 al 2024, l’Unione Europea ha ridotto la quota di importazioni di GNL e gasdotti dalla Russia dal 45 per cento al 19 per cento, secondo i dati resi noti dal piano REPowerEU.
Le rinnovabili hanno assorbito il ruolo sostitutivo, contribuendo in modo decisivo a mitigare l’impatto degli shock esogeni sul mercato energetico europeo.
“Il gas non è sinonimo di sicurezza. Lo abbiamo imparato con un costo geopolitico altissimo", osserva Julian Popov, già ministro bulgaro dell’Ambiente.
La Commissione Europea punta alla piena indipendenza energetica dalla Russia entro il 2027, con le rinnovabili come pilastro della strategia.
AIE: un nuovo framework per la sicurezza energetica globale
Durante il vertice, l’AIE presenterà un nuovo framework operativo sulla sicurezza energetica, con un’analisi dettagliata dei rischi sistemici e delle opportunità legate alla decarbonizzazione.
L’energia eolica e solare, secondo l’ultimo studio Ember, generano già abbastanza elettricità da sostituire la domanda globale di benzina dei veicoli, qualora la flotta fosse completamente elettrificata. Un ulteriore indicatore della scalabilità e rilevanza strategica delle fonti a bassa intensità carbonica.