Caccia, esecuzioni mirate o ricollocazioni: cosa fare quando l'orso attacca l'uomo

Un orso in Kososo
Un orso in Kososo Diritti d'autore ARMEND NIMANI/AFP or licensors
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Di Gioia Salvatori
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Dopo l'uccisione del runner Andrea Papi da parte dell'orsa Jj4 si accende il dibattito; il Tar sospendo l'ordinanza d'esecuzione dell'orso ma il tema resta e in Slovenia di orsi se ne abbattono 200...

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"Il rischio zero non c'è ma forse questa tragedia si poteva prevenire..." parole amare quelle del naturalista del WWF Italia Marco Antonelli, all'indomani dei funerali di Andrea Papi, il giovane di 26 anni ucciso dall'orsa Jj4 due mercoledì fa a Caldes, in Val di Sole in Trentino Alto Adige mentre faceva jogging. 

L'orsa Jj4 rischia la vita, d'altronde era stata già oggetto di un'ordinanza per l'abbattimento firmata il 24 giugno 2020, per l'aggressione ai danni di due escursionisti, sempre sul monte Peller. Il presidente leghista della Regione autonoma Trentino Alto Adige Maurizio Fugatti pochi giorni dopo la morte di Papi ha infatti firmato un'ordinanza per l'abbattimento poi il Tar, però, si è espresso per la sospensione di quest'ultima. Il tribunale amministrativo pur considerando sussistenti i presupposti per l'ordinanza, ha accolto il ricorso di Lav e Lac in attesa dell'acquisizione del fascicolo processuale da parte della Provincia di Trento, dei referti sanitari sulle cause del decesso e sulla tipologia delle ferite trovate su Andrea Papi.

Tra ricorsi e dichiarazione la battaglia è aperta. Il presidente aveva duramente replicato agli ambientalisti che si sono offerti di accogliere Ji4  per evitarne l'abbattimento garantendo che Jj4 verrà abbattuto ma "state tranquilli - ha detto - se li volete abbiamo altri 70 esemplari da spostare". 

Life Ursus, il progetto per portare gli orsi nelle Alpi centrali

Ma iniziamo dal principio, da quando gli orsi sono tornati in Trentino. Tutto comincia nel 1999 quando il Parco Adamello Brenta con la Provincia autonoma di Trento e l’Istituto Nazionale della Fauna selvatica, usufruendo di un finanziamento dell’Unione europea, avvia il progetto Life Ursus, finalizzato alla ricostituzione di una colonia di orsi nelle Alpi centrali. 10 orsi in 3 anni vengono trasportati dalla Slovenia al Trentino dove erano pressoché estinti. Il programma ha successo: in 20 anni gli orsi si sono riprodotti e hanno ripopolato la zona. Anche l'orsa Jj4, che adesso ha 17 anni, si è riprodotta a gennaio 2022, forse i cuccioli sono ancora con lei. Gli orsi sono diventati un centinaio e sono restati tutti lì dove sono stati portati mentre avrebbero dovuto ripopolare tutto l'arco alpino. La zona è inoltre altamente frequentata, anche da turisti, quindi gli incontri si moltiplicano. Fino all'episodio fatale costato la vita ad Andrea Papi.

Gli incidenti tuttavia sono rari. L'orso vive in naturale elusività, non considera l'uomo una preda, anzi ne ha paura. Come ha detto Piero Genovesi, responsabile del Servizio per il coordinamento della fauna selvatica dell'Ispra al quotidiano La Repubblica,  in Svezia, dove ci sono 4-5mila orsi a fronte dei circa 100 in Trentino, si registra circa un incidente ogni anno, ma quelli mortali sono stati soltanto 2 negli ultimi quindici. In Romania, dove la popolazione di orsi è di oltre 6mila e molti orsi sono confidenti, gli attacchi letali sono stati 11 in 15 anni.

Cosa è successo in Trentino? Il programma Life Ursus è un programma sbagliato?

Cosa è successo in Trentino? Il programma Life Ursus è un programma sbagliato? Sarebbe stato meglio non lanciarlo? Per Marco Antonelli del WWF se oggi ci sono incidenti la colpa è solo dell'uomo: "Il progetto Life Ursus è importante perché ha ricostituito una parte fondamentale dell'ecosistema alpino: l'orso sulle alpi italiane c'era nel secolo scorso poi è stato eradicato dalla persecuzione umana e dall'antropizzazione diffusa. Riportare una specie che era parte integrante dell'ecosistema era fondamentale".  

Prima di dare il via al progetto sono stati spesi anni in studi di fattibilità socio-economica ed ecologica. Si esamina se la zona è idonea da tutti i punti di vista per accogliere l'animale. Anche la popolazione era favorevole, a fine anni 90, ad accogliere l'orso: più del 70 % della popolazione lo era. "I fatti - spiega Antonelli - hanno dimostrato che gli studi erano veritieri dato che oggi ci sono un centinaio di orsi". 

Lavorare di più sull'informazione e sui corridoi ecologici

Allora, cos'è che è andato storto? Dove si è inceppata la macchina?  "Non si è lavorato abbastanza - spiega Antonelli - sulla comunicazione alla popolazione locale. Questo è stato fatto poco dalla Provincia. Inoltre si è lavorato poco sulla connettività ecologica (i corridoi ecologici) per favorire gli spostamenti degli orsi nell'arco alpino". In pratica gli orsi, che avrebbero dovuto ripopolare tutto l'arco alpino, sono restati incastrati nel Trentino occidentale, la loro via verso possibili altri lidi sbarrata da fiumi, strade e villaggi. L'uomo avrebbe dovuto aprire varchi.

Chi doveva agire? "Il principale responsabile è la Provincia di Trento che ha fatto nei primi anni post progetto un buon lavoro ma poi, forse anche per motivi politici, ha lasciato - commenta Antonelli - Bisognava prendere spunto dal Nord America dove c'è una cartellonistica molto specifica sul fatto che c'è l'orso e come ci si comporta con l'orso (...) Forse il povero Andrea si è trovato di fronte all'orso all'improvviso, l'orso si è spaventato ed ha reagito nel modo in cui reagisce un orso". "E' irresponsabile e grave dire che bisogna uccidere gli orsi, è una proposta di pancia". 

È irresponsabile e grave dire che bisogna uccidere gli orsi, è una proposta di pancia
Marco Antonelli
Naturalista, WWF Italia

Portare uno spray al peperoncino, le campagne informative da sole non bastano

Kai Elmauer, naturalista esperto di convivenza uomo-fauna, concorda sul fatto che l'educazione della popolazione locale è fondamentale ma, in generale, ha altre opinioni sull'abbattimento degli orsi. Ritiene inoltre che un piccolo numero di orsi non sia la soluzione migliore: uomo e orso per imparare a convivere devono incontrarsi. "Un orso che non incontra mai un uomo, quando lo vede ci sono molte più possibilità che lo scambi per una preda", spiega Elmauer. Educare la popolazione non è solo mostrare un video e mettere un cartello ma spiegare cosa fare in concreto. Usare un bastone per difendersi è sbagliato: l'orso ferito o impaurito è ancora più pericoloso. Lo spray al peperocincino invece è molto efficace anche secondo Elmauer. 

"Nel Brenta Life Ursus ha speso molto per educare le persone - dice - Tuttavia in gran parte si è fatto nel modo classico: presentazioni, scaricare informazioni, con cartelle e altro materiale stampato, video, ecc. Questo approccio educativo non è efficace nel guidare o modificare il comportamento. Vedo lo stesso approccio e i suoi limiti in British Columbia, dove le autorità cercano di educare i residenti a gettare i rifiuti in modo appropriato perché sono una forte attrattiva per gli orsi. Ma se andassimo a controllare quante persone sono munite di spray per orsi, probabilmente scopriremo che sono meno del 50%". 

C'è chi è per la caccia, se ci sono molti orsi, come fanno gli indigeni

Ma cosa dovrebbero fare gli amministratori? Elmauer non è contrario alla caccia "Il mio fermo consiglio è assicurarsi di aumentare rapidamente la popolazione di orsi a un livello che consenta la caccia. Questo non per creare opportunità di caccia, ma per consentire agli amministratori di annientare gli orsi che hanno la tendenza a creare situazioni rischiose come frequentare i quartieri o avvicinarsi regolarmente alle persone". Una soluzione che può sembrare drastica e che fa rabbrividire gli animalisti ma che riporta la relazione uomo-orso a uno stato ancestrale. Certo può sembrare paradossale operare per introdurre l'orso e poi ucciderlo. 

Non sono contrario ai regimi di caccia quando abbiamo molti orsi. Guardo alla cultura degli indigeni, alcuni cacciano e altri non cacciano gli orsi da migliaia di anni e continuano a imparare quale posto possono avere nella nostra vita animali iconici come gli orsi
Kai Elmauer
Naturalista

Anche il Slovenia 230 orsi verranno abbattuti

E' il caso della Slovenia dove il ministro delle risorse naturali e degli affari territoriali, Uroš Brežan, ha decretato l'abbattimento di 230 orsi bruni spiegando che è necessario per la sicurezza e la salute dei cittadini. La decisione si basa sulla considerazione che il numero ideale di orsi nella regione sia 800: attualmente se ne contano circa 1.100. Anche in Slovenia gli animalisti si sono opposti fermamente. L'associazione Alpe Adria Green ha fatto ricorso contro l'abbattimento, ricorso che è stato poi respinto accogliendo il parere di due professori universitari di Lubiana che hanno considerato che l'abbattimento non mette a rischio la popolazione di plantigradi.

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