Accordi Brexit: musicisti inglesi esclusi. Tempi duri per l'industria musicale britannica

La petizione per i musicisti inglesi funziona!
La petizione per i musicisti inglesi funziona! Diritti d'autore Grafica Euronews
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Di Cristiano TassinariEuronews English
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Le regole burocratiche più "morbide" dopo l'uscita del Regno Unito dall'Unione europea valgono per turisti e uomini d'affari, ma non per i musicisti e gli artisti. Serve un accordo ad hoc. Altrimenti, sempre meno musica inglese "invaderà" l'Europa (e viceversa).

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Covid e Brexit.

Una doppia mazzata per l'industria musicale dell'Unione europea e del Regno Unito

E tutto diventa più complicato e più costoso. Le parole chiave sono: visti, permessi di soggiorno e Iva.

Una petizione per la libera circolazione

Un gruppo di musicisti britannici - tra cui la cantautrice Laura Marling, il cantante Louis Tomlinson (ex "One Direction") e la rock band scozzese Biffy Clyro - ha lanciato una petizione per aiutare i colleghi a suonare in giro per l'Europa dopo la Brexit: già raccolte oltre 260.000 firme.

L'obiettivo è ottenere la libera circolazione dei musicisti e degli artisti inglesi in Europa (e di quelli europei nel Regno Unito).
Un vero e proprio permesso di lavoro, valido a tutti gli effetti, in ogni angolo del Vecchio Continente.

Perchè i musicisti no?

L'uscita della Gran Bretagna dall'Unione europea significa che i cittadini britannici non possono più vivere e lavorare liberamente nel blocco dei 27 paesi Ue.
I turisti non hanno bisogno di visti per soggiorni fino a 90 giorni, e alcuni brevi viaggi d'affari sono anche permessi nell'ambito di un nuovo accordo tra il Regno Unito e l'Unione europea. Ma artisti e musicisti non sono stati inclusi nell'accordo.

"Una tournée con le regole di 30 paesi diversi"

Spiega Paul Pacifico, CEO di Association of Independent Music:

"Non si tratta di un permesso di lavoro europeo, ma del permesso di lavoro di ogni singolo paese e che copre tutta l'area economica europea, il SEE (Spazio Economico Europeo), non solo l'UE. Quindi, per andare in tournée in Europa, potremmo essere obbligati a seguire le regole di 30 paesi diversi durante la tournée".

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Paul Pacifico durante l'intervista.Euronews

"La musica rende, altro che la pesca!"

Aggiunge Michael Berkeley, compositore e musicista:

"Questo paese guadagna 5,8 miliardi di sterline dall'industria musicale. Questo in confronto alla pesca, che è stata sostenuta come se fosse chissà cosa, ma vale solo 1,4 miliardi di sterline. C'è una bella differenza!".

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"La musica guadagna 5,8 miliardi di sterline nel Regno Unito", manda a dire Michael Berkeley.Euronews

Continua Paul Pacifico: "Se siete una band in tournée e vendete un Cd in Germania, dovrete fare una dichiarazione IVA in Germania. Lo stesso vale per Francia, Italia, Croazia, Belgio, Lussemburgo, eccetera, eccetera, eccetera".

"Suonare a Londra sarà solo un hobby"

Anche per una band europea che va nel Regno Unito diventa tutto più complicato e il cantante della rock band svedese "The Hives" (Gli Alveari) ammette che economicamente non sarà più cosi conveniente andare in tour a Londra e dintorni.

Il cantante del gruppo è Pelle Almqvist:
"Sarà sicuramente più costoso per noi fare spettacoli nel Regno Unito, probabilmente finiremo per fare meno spettacoli in Inghilterra, perché si guadagnerà meno.
Sarà sempre divertente da fare, ma - nel peggiore dei casi s- uonare nei club di Londra sarà solo un hobby...".

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Pelle Almqvist è il frontman de "The Hives".Euronews

"Ci vuole chiarezza, ora"

Paul Pacifico guarda al futuro prossimo venturo:
"In questo periodo i musicisti non possono andare in tournée, ma devono essere in grado di pianificare con chiarezza ora, in modo che non appena potremo di nuovo andare in tournée, non ci saranno altri sei mesi di ritardo, che sarebbe un ritardo di ripresa culturale, ma anche di ripresa economica".

A meno di un accordo specifico per il mondo della musica, il rischio è che il Regno Unito finisca per essere artisticamente isolato.
Molti meno musicisti britannici all'estero e molti meno musicisti stranieri in Inghilterra.
Vogliamo davvero che accada?

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