Covid-19, cala il sipario sul West End? "Senza l'aiuto del governo, il teatro muore"

Teatri chiusi a Londra, marzo 2020
Teatri chiusi a Londra, marzo 2020 Diritti d'autore AP Photo
Di Jez Fielder
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Londra: West End irriconoscibile, teatri chiusi e lavoratori della cultura a spasso

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Il West End di Londra. Iconico, leggendario, ricco di suggestioni: rivaleggia solo con Broadway a New York, e - anche questo confronto - il cuore della vita mondana e sociale londinese se l'è scrollato elegantemente di dosso. Ma le strade un tempo pulsanti di Soho e Covent Garden si sono cullate nel silenzio portato con sé dal confinamento anti Covid-19.
Che ne sarà di tutto questo?

Il West End, il cuore della cultura londinese ha smesso di battere

Sede del musical da record Les Miserables, per tanti anni, il Sondheim Theatre (fino a poco tempo fa chiamato Queen's) è incastonato all'angolo di Shaftesbury Avenue e Wardour Street. Qualche metro più in alto, di solito, una fila di motociclette nasconde per metà la visione di un gruppo di senzatetto che si radunano regolarmente alle porte del cimitero di Sant'Anna. La stessa distanza nella direzione opposta è quella che divide il teatro da Wong Kei, un ristorante cinese famoso per i suoi camerieri giocosamente maleducati. 

Una volta le porte del botteghino del Sondheim erano aperte tutto il giorno, animate da una pittoresca coda inglese. E la sera presto, le porte si aprivano per gli appassionati di teatro desiderosi di ascoltare le melodie senza tempo e i leitmotiv intrecciati di Boublil e Schönberg. Ma forse, non prima di un doppio gin con una fetta di limone, il più classico dei drink del West End.
Sondheim è un tripudio di tappeti rossi, cornici stuccate e degli immancabili poster in bianco e nero dei "tempi andati", con i volti del British Theatre di John Gielgud, Peter O'Toole e Laurence Olivier.

Nel raggio di 50 metri dal Sondheim, ci sono altri tre teatri: il Gielgud, l'Apollo e infine il Lyric, con un pub di fronte alla porta d'ingresso. Qui, le troupe del backstage e i cast si riunivano per una pinta di birra o un bicchiere di vino dopo la performance. Il piccolo 'abbeveratoio' era spesso pieno di gente e la sua clientela teatrale si riversava per strada, irritando i tassisti. Ora anche questo è senza vita. Il cuore del West End ha smesso di battere e saranno molte le persone che ne faranno le spese.

Gli spettacoli del West End rappresentano un business imponente: 15,3 milioni di presenze hanno generato entrate lorde per 798.994.920 sterline nel 2019 (e 133.165.820 sterline di IVA per il Ministero del Tesoro britannico). Un comparto che però, con la crisi sanitaria, ha subito un brutto colpo. Dalla biglietteria agli uscieri, dagli operatori di palcoscenico e delle luci agli eccentrici portieri, dai direttori di scena ai sostituti, la scena del teatro impiega un'enorme varietà di persone, che ora teme per la sopravvivenza del proprio lavoro. E mentre la notizia della chiusura di importanti teatri a Leicester, Southampton e Southport raggiunge la Capitale, i licenziamenti e i lavori a contratto annullati  sono diventati un'amara realtà.

La maggior parte delle imprese teatrali è destinata a fallire se non..

L'amministratore delegato del Teatro britannico, Julian Bird, ha detto martedì 9 giugno al Comitato per il digitale, la cultura, i media e lo sport che, secondo un nuovo sondaggio, "il 70 per cento dei teatri o delle compagnie di produzione, resterà a corto di denaro, fallirà entro la fine di quest'anno, a meno che non ci sia un sostegno importante da parte del governo".

Circa 290.000 figure professionali sono attualmente impiegate nell'industria teatrale del Regno Unito, con oltre il 70 per cento di questi ruoli identificati come a rischio. Anche le piccole imprese dell'indotto sono prossime alla chiusura: costumisti, costruttori di scenografie, personale della ristorazione.

"I teatri sono il cuore delle comunità", ha detto Bird durante la sessione del comitato, "e non credo che dovremmo sottovalutare quello che, se andranno via, tutto questo può significare per il nostro Paese".

Le sovvenzioni: un 'provvedimento a termine'

Il 26 marzo 2020, il cancelliere Rishi Sunak ha annunciato che il governo fornirà sostegno ai lavoratori autonomi, e la maggior parte di coloro che lavorano nel settore sono lavoratori a contratto. Il sostegno arriva sotto la forma di una sovvenzione in contanti, pari all'80%  delle entrate, con un tetto massimo di 2.500 sterline al mese. Il tanto pubblicizzato Self-Employment Income Support Scheme (SEISS) è un sistema di sicurezza per i lavoratori autonomi nel Regno Unito ed è entrato in vigore il 13 maggio 2020.

Ma venerdì 29 maggio è arrivata la notizia che le condizioni non saranno più le stesse.
"A settembre, i contribuenti pagheranno il 70% del sussidio, con i datori di lavoro che contribuiranno peril 10%. In ottobre, la percentuale sarà del 60% (contribuenti) e 20% (datori di lavoro). Dopo otto mesi, l'intervento straordinario avrà termine", ha annunciato il Cancelliere. Giro di vite, insomma, alla Mecca dell'intrattenimento di fama mondiale. Euronews ha parlato con alcuni dei diretti interessati.

Kirsty Wigglesworth/AP
Riders sui gradini di un teatro chiuso a LondraKirsty Wigglesworth/AP

L'artista: "La cultura non è sostenuta"

"Non ho sentito parlare dell'importanza della nostra industria, di quale sia la posizione del governo a riguardo", dice l'attore e cantante David Thaxton, vincitore del premio Olivier Award-winning. "Sembra che le arti siano state dimenticate, come se il peso della nostra attività, non solo artistico ma anche economico, non abbia importanza".

La battaglia del sindacato

Bectu (The Broadcasting, Entertainment, Communications and Theatre Union) ha accolto 2.000 nuovi membri da quando è iniziato il blocco. Essi rappresentano oltre 30.000 lavoratori a tempo pieno e occasionali. La numero 1 del sindacato, Philippa Childs, ha spiegato a Euronews che "il ministero della cultura è sempre stato debole. Non ha fatto abbastanza pressione sul Tesoro".
Il Segretario alla Cultura Oliver Dowden ha nominato Neil Mendoza Commissario per il recupero e il rinnovamento culturale per sostenere la ripresa del settore.
"L'arte, la musica, il teatro, i musei, il patrimonio e la cultura in tutte le sue altre forme sono una parte vitale della vita della gente", dice Mendoza nel suo comunicato stampa, ma i sindacati e le persone bloccate non avvertono alcun sostegno e chiedono risposte.

Childs e il suo team hanno iniziato con un piano nella prima fase per far sì che i teatri accettino di mettere in aspettativa il maggior numero possibile di lavoratori, compresi gli appaltatori a zero ore. È stato un successo. Ora, però, con l'onere parzialmente trasferito ai datori di lavoro, è palese che i teatri non possano permetterselo. E allora che si fa? Si tratta di un salvataggio o di un fallimento?

"Sì", dice Childs, "senza il sostanziale sostegno da parte del governo, che darebbe all'industria un po' di sollievo, siamo costretti a dire che niente può funzionare. Quindi abbiamo cercato di avere una certa influenza su queste decisioni con un approccio equo per garantire che il 'dolore' non venga inflitto solo a un gruppo di persone, ma che possa essere condiviso tra la forza lavoro".

L'attenzione ai lavoratori occasionali è stata la principale lotta di Bectu durante la pandemia. Le trattative con uno dei datori di lavoro, la Royal Opera House, non sono andate così bene come il sindacato aveva sperato.

"Abbiamo cercato di far sì che l'Opera House e gli altri teatri fossero pragmatici e ci parlassero delle loro proposte, piuttosto che limitarsi a decidere quale soluzione e imporla", dice Childs. "Non sembra che vogliano impegnarsi con noi su una strategia migliore e condivisa".

La Royal Opera House rinuncia ai lavoratori occasionali da luglio

Mercoledì 10 giugno la direzione della Royal Opera House di Covent Garden ha redatto una lettera indirizzata ai lavoratori occasionali. In essa si spiega che, senza ulteriori interventi pubblici, i lavoratori occasionali non saranno più in organico a partire dal 31 luglio.

"Data la situazione finanziaria sempre più difficile, non siamo in grado di sostenere questo costo aggiuntivo. Pertanto, a partire da venerdì 31 luglio 2020, cesseremo l'aspettativa per i lavoratori occasionali", si legge nella nota. "Faremo questo in modo da poter pagare tutte le ferie annuali maturate ma non godute. Questo pagamento sarà effettuato, al netto delle detrazioni fiscali il 7 agosto".

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"Serve il supporto del governo"

In una dichiarazione inviata a Euronews, il CEO della Royal Opera House, Alex Beard, ha detto: "Dobbiamo puntare i riflettori sull'attuale crisi che i teatri britannici devono affrontare e attingere a tutta la nostra ingegnosità e determinazione collettiva per sopravvivere. Tuttavia, non possiamo raggiungere questo obiettivo solo con la determinazione". In parole povere: senza un ulteriore sostegno da parte del governo, i nostri teatri chiuderanno, le arti si ridurranno e una generazione di talenti potrebbe andare perduta nella storia".

Kirsty Wigglesworth/AP
Davanti a un teatro londinese, un uomo con la maschera anti Covid-19Kirsty Wigglesworth/AP
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