A Aix un Requiem di Mozart dissacrante e fuori dagli schemi

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A Aix un Requiem di Mozart dissacrante e fuori dagli schemi
Di Andrea Bolitho
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Al festival della città provenzale Romeo Castellucci e Raphaël Pichon mettono in scena una rappresentazione della Messa per i morti che celebra la vita

Audace e a tratti inquietante. È la traduzione scenica del Requiem di Mozart che ha aperto in anteprima mondiale il Festival Lyirique di Aix-en-Provence, in Francia. Un'interpretazione, quella del regista Romeo Castellucci e del maestro Raphaël Pichon, che fa saltare tutti gli schemi.

Un Requiem per la vita

"Questo Requiem è un'opera che viene cantata un numero incalcolabile di volte al giorno in tutto il mondo - ricorda Pichon -, ed è un rituale che eseguiamo per noi, per chi resta, non per chi se n'è andato. Romeo ci vede molto più una celebrazione della vita che una celebrazione dei morti".

In scena, una donna che ringiovanisce, come riassume la soprano Siobhan Stagg: "Percorriamo la vita al contrario, cominciando con una persona sul palco alla fine della vita, e poi si va all'indietro: c'è una donna sui vent'anni, poi una bambina di nove anni e alla fine concludiamo con un bebè. Quindi pensiamo alla morte al contrario, pensiamo alla circolarità della vita".

Perché al centro di questo Requiem, insiste Stagg, non c'è la morte: "Questa produzione esige che le persone sul palco diano tutto, che tirino fuori tutta la vita che hanno dentro di sé. Penso che sia questa l'ironia che Romeo ama davvero: il fatto che ballino, e corrano, e alla fine restino esausti e senza fiato".

Una premonizione

La storia stessa del Requiem è al tempo stesso drammatica e amaramente ironica. Mozart morì ben prima di poter concludere l'opera, che è rimasta quindi incompiuta. Ma secondo Pichon non è un caso: "Mozart parlava della morte come di una delle sue migliori amiche - spiega -. Ma si può forse percepire nelle sue ultime lettere che ha una sorta di premonizione sul fatto che la morte celebrata in questa Messa sarà la sua".

La voce del soprano per l'innocenza di nascita e morte

Mozart inizia e conclude il suo Requiem con un solo di soprano. La ragione, secondo Stagg, potrebbe essere che "La voce del soprano è il suono più leggero e forse in un certo senso più 'innocente', e ci piace pensare che la nascita e, speriamo, anche la morte, se siamo religiosi, siano i momenti in cui siamo innocenti e purificati dai nostri peccati, e che andiamo in un posto migliore, in pace e serenità".

Journalist • Selene Verri

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